Ucraina, chi sono i politici russi che volevano evitare la guerra

Stefano Grazioli
25/02/2022

Rispetto al passato, la decisione russa di invadere l'Ucraina non è stata accolta con consenso unanime. Dal capo dei servizi segreti ai membri della Duma che hanno votato contro, ecco chi e perché non voleva la guerra.

Ucraina, chi sono i politici russi che volevano evitare la guerra

L‘inizio della guerra in Ucraina non ha sorpreso solo gli analisti più cauti, ma anche il presidente Volodymyr Zelensky, un cui consigliere la sera prima dell‘attacco aveva risposto all‘ennesimo allarme arrivato dagli Usa, facendo notare che era la terza volta in un mese che un avvertimento simile giungeva a Kiev. Oltre alle altre notizie che erano state diffuse già alla fine dello scorso anno. La prima data per un’invasione era stata il 2 dicembre, dopo un progetto di colpo di stato filorusso organizzato sotto la regia dell’oligarca Rinat Akhmetov. Quasi tre mesi dopo l’allarme del golpe previsto, le previsioni stanno superando la realtà. Zelensky è un uomo solo a Kiev, la Nato non salverà l’Ucraina.

Putin, a scatenare l’invasione dell’Ucraina un uomo solo

Cosa succederà dopo la presa della capitale ucraina è ancora tutto da vedere, molto dipende dai piani dell’altro uomo solo di questo duello, Vladimir Putin. È il presidente russo che ha dato l’ordine per quella che ha definito una operazione militare speciale, non una guerra per occupare un paese, ma per «denazificarlo». Riferimento a quello che è considerato un capo di stato e un governo illegittimo, quello di Zelensky, successore di quello di Petro Poroshenko, insediatosi dopo quello che nel 2014 per Mosca è stato un colpo di stato attuato da paramilitari neonazisti con l’avallo di Unione Europea e Stati Uniti. La guerra del 2022 per riprendersi insomma quello che è stato sottratto otto anni prima. Questa la prospettiva di Putin, disposto a scatenare un conflitto nel cuore dell’Europa, pur di evitare che l’Ucraina rimanga ancorata e si integri ancor più alle strutture occidentali, Ue e Nato. Una visione di un folle sempre più isolato o il calcolo di élite scaltra e brutale che sa esattamente quello che fa?

La trasformazione di Putin, da arbiter a dominus

Difficile dare una risposta univoca, probabilmente questa guerra, che è appena iniziata e non si sa quando e come andrà a finire, è il risultato di diversi fattori interni, oltre alla posizione esterna, degli Stati Uniti. Che in questi anni non hanno mai capito veramente, o non lo hanno voluto fare, come funzionano le cose dentro il Cremlino. Né hanno voluto mai scendere a compromessi sulla neutralità dell’ex repubblica sovietica. Nei corridoi del potere Vladimir Putin è sempre stato negli ultimi due decenni un mediatore tra i gruppi concorrenti, ma da arbiter si è trasformato sempre più in dominus, soprattutto per quel che riguarda la politica estera. In particolare, questa guerra dove Putin ha assunto decisioni probabilmente non condivise in toto dal’inner circle. Se nel caso dell’intervento militare in Georgia nel 2008, quando presidente era comunque Dmitri Medvevdev, e in quello del 2015 in Siria il consenso è comunque stato unanime, come del resto per il piano di annessione della Crimea e il sostegno ai separatisti nel Donbass, questa volta il dissenso è emerso con chiarezza.

Rispetto al passato, la decisione di invadere da parte di Vladimir Putin non è stata accolta con favore all'unanimità ecco perché e da chi
Il capo dei servizi segreti Sergey Naryshkin (Getty)

Il video del confronto tra Putin e il capo dei servizi segreti Sergei Naryshkin

Esempio evidente, provato anche in video, è quello del recente dialogo tra Putin e Sergei Naryshkin, fedelissimo della prima ora di Putin e a capo dei servizi segreti esterni della Federazione russa, in cui il presidente ha dovuto insistere perché si usasse un linguaggio chiaro per definire il riconoscimento delle repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk. Un breve sipario, segnale comunque di qualche divergenza. Anche il fatto stesso che le immagini della sessione del Consiglio di sicurezza siano state editate, con il taglio dell’intervento del generale Igor Kransov, hanno fatto ipotizzare che dietro l’unità di facciata qualche perplessità, anche nel circolo stretto putiniano, ci sia stata riguardo all’intera operazione. Che poi non tutti deputati della Duma abbiano votato per la risoluzione è un altro piccolo elemento di frizione, anche se probabilmente collegato a ragioni più materiali, cioè al fatto di non voler finire nella lista nera del sanzionati da Unione Europea e Stati Uniti.

Rispetto al passato, la decisione di invadere da parte di Vladimir Putin non è stata accolta con favore all'unanimità ecco perché e da chi
Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov (Getty)

Una guerra decisiva per il futuro politico di Vladimir Putin

Naryshkin è stato sempre considerato uno dei falchi, al pari del suo collega al vertice dei servizi interni Alexander Bortnikov e del predecessore Nikolai Patrushev, finiti già nel mirino delle sanzioni statunitensi. Gli altri hardliner di primo piano, dal ministro della Difesa Shoigu al generale Valery Gerassimov, per ora si sono schierati dietro e con Putin, ma è anche il loro mestiere. Per Sergei Lavrov, ministro degli Esteri e volto della politica russa da diciotto anni sul palcoscenico internazionale, il discorso non è diverso, visto che è e deve essere lo specchio ufficiale del Cremlino. La guerra in Ucraina, e soprattutto il suo esito, sarà decisiva per il destino di Putin, che in caso di raggiungimento veloci dei propri obbiettivi potrà contare sul rafforzamento interno della propria posizione, in vista anche delle elezioni del 2024; in caso contrario, con una guerra che si trascini a lungo, i riflessi disastrosi non ci saranno solo su tutto il paese, ma anche sulla sua leadership.