Crisi ucraina: Zelensky e la guerra degli oligarchi

Stefano Grazioli
18/02/2022

Da 30 anni i veri padroni dell'Ucraina sono gli oligarchi. Una manciata di miliardari che controllano politica ed economia e nella cui rete è rimasto invischiato anche Zelensky. Da Poroshenko ad Ahmetov fino a Kolomoisky, chi sono i poteri forti del Paese.

Crisi ucraina: Zelensky e la guerra degli oligarchi

Il presidente ucraino Voldymyr Zelensky sta combattendo due guerre: una contro la Russia, l’altra – in casa – contro gli oligarchi. Entrambe da quando è stato eletto, nella primavera del 2019. Allora mandò a casa Petro Poroshenko, capo di Stato uscente, entrato alla Bankova nel 2014, dopo il cambio di regime a Kiev. Poroshenko non era un politico puro, ma anche lui un rappresentante dei poteri forti che da sempre hanno deciso le sorti dell’Ucraina, fin dal crollo dell’Urss nel 1991 e l’indipendenza da Mosca. Zelensky, attore comico trasformatosi in politico di successo in un’operazione durata pochi mesi con l’appoggio mediatico e finanziario diretto di vari oligarchi e quello tacito di altri, si è trovato così in mezzo a una serie di conflitti che non è ancora riuscito a districare, proprio perché geneticamente insiti in un sistema politico-economico che in oltre 30 anni è sempre stato caratterizzato dalla commistione tra big business e gestione dello Stato.

Gli oligarchi ucraini e la battaglia di zelensky
Putin insieme con Viktor Yanukovic nel 2006 (Getty Images).

L’uscita di scena di Yanukovic

Nonostante il trionfo alle Presidenziali tre anni fa e quello alle Legislative dello stesso anno che gli hanno consegnato la maggioranza in parlamento, Zelensky è rimasto imbrigliato nei meccanismi dell’oligarchia che, nonostante le due rivoluzioni, o supposte tali, del 2004 e del 2014, non sono cambiati. I protagonisti delle vicende ucraine sono sempre gli stessi, eccezion fatta per Viktor Yanukovich, il presidente amico di tutti gli oligarchi ucraini e un po’ troppo di Vladimir Putin, che è stato defenestrato con il benestare di Unione europea e Stati Uniti in quello che è stato considerato al Cremlino un colpo di Stato. Sorte analoga, lo scorso maggio, era toccata a Viktor Medvedchuk. Oligarca e leader dell’organizzazione Ukrainian Choice, sponsor dell’opposizione filo-russa e contrario all’avvicinamento del Paese all’Ue, è finito ai domiciliari con accusa di alto tradimento. Un chiaro messaggio per Putin, visto l’ottimo rapporto, anche personale, con Medvedchuk: il presidente russo è il infatti padrino della figlia dell’oligarca Daryna, nata nel 2004.

Gli oligarchi ucraini e la battaglia di zelensky
Rinat Akhmetov (Getty Images).

Zelensky e la guerra interna a Poroshenko

A parte queste eccezioni, le facce sono sempre le stesse. Prima di tutti quella di Rinat Akhmetov, da decenni il numero uno degli oligarchi ucraini, che si è sempre districato tra politica e affari con enorme successo, diventando l’uomo più ricco del Paese e uno dei più potenti burattinai alle spalle di presidenti e governi. Con una certa predilezione politica per lo spettro definibile come filorusso, data la sua provenienza dal Donbass, Ahkmetov ha dovuto soffrire un po’, economicamente e politicamente, con l’arrivo del suo rivale Poroshenko alla presidenza, ma è ormai in ripresa sotto Zelensky che ha avviato sì una campagna politico-giudiziaria contro lo strapotere degli oligarchi – e l’arresto di Medvedchuk lo dimostra – ma concentrandosi su pochi, o meglio su uno solo: Petro Poroshenko appunto. Il penultimo presidente, con un posto fisso ai piani alti del ranking dei businessman del Paese e leader del maggior partito dell’opposizione filoccidentale, è ora accusato di altro tradimento per aver fatto affari con i separatisti filorussi del Sud Est e rischia 15 anni di carcere. È la giustizia selettiva che pende come una spada di Damocle ogni volta che alla Bankova entra un nuovo inquilino.

Gli oligarchi ucraini e la battaglia di zelensky
Petro Poroshenko (Getty Images).

Kolomoisky, il miliardario supporter di Zelensky

Yanukovich si era invece concentrato su Yulia Tymoshenko, che prima di diventare premier ai tempi della rivoluzione arancione del 2004 era nota come unica oligarca donna e principessa del gas, visto che la sua fortuna l’aveva accumulata con gli opachi traffici energetici tra Russia e Ucraina. Poroshenko aveva preso di mira anche Dmitry Firtash, altro boss del gas, che ha dovuto rifugiarsi a Vienna e dal 2014 colpito poi da sanzioni per aver venduto titanio in Russia. Sempre nel 2014 era entrato in scena in grande stile Igor Kolomoisky, forte nel settore bancario e del petrolio e tra gli ucraini più ricchi, diventato addirittura governatore nella regione di Dnipropetrosvk. È stato lui il principale sponsor di Zelensky, insieme agli altri che hanno sempre mantenuto un profilo basso e neutrale, senza decise preferenze politiche, ma strizzando l’occhio e aprendo i portafogli a tutti.

ucraina: lo strapotere degli oligarchi
Igor Kolomoisky (Getty Images).

Lo stratega Pinchuk, prototipo dell’oligarca ucraino

Maestro in questo senso è Victor Pinchuk, il prototipo dell’oligarca ucraino, che ha istituzionalizzato già negli Anni 90 il matrimonio tra affari e politica, sposando la figlia dell’allora presidente Leonid Kuchma. L’impero di Pinchuk, tra industria dell’acciaio e media, si è allargato sotto ogni presidenza e anche sulla scacchiera internazionale ha resistito agli scossoni rivoluzionari grazie all’equilibrio tradizionale familiare. Suo suocero Kuchma, dopo il fallimento del 2004 di condurre alla presidenza il suo delfino Yanukovich, sconfitto da Viktor Yushenko, tre lustri dopo è finito a fare il mediatore per la parte ucraina nel gruppo di contatto trilaterale con Russia e Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) nel processo di pacificazione nel Donbass, sostituito solo ultimamente dal consigliere di Zelensky Andrei Yermak. Lo stesso Pinchuk ha fondato oltre 15 anni fa la Yalta European Strategy, piattaforma che guarda con favore ai rapporti con l’Occidente.