Nella lista degli oligarchi russi finiti sotto le sanzioni dell’Ue dopo l’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca c’è anche Alexei Mordashov, secondo Forbes attualmente il secondo uomo più ricco del Paese e numero 56 nella classifica mondiale. Autore del salvataggio del tour operator Tui – aveva iniettato liquidità durante lo stop del turismo dovuto alla pandemia – di cui è maggiore azionista (34 per cento), a fine 2021 aveva un patrimonio personale stimato intorno ai 23 miliardi di dollari (29 miliardi quello della famiglia).
Gli interessi di Mordashov in Banca Rossyia già sanzionata dagli Usa nel 2014
Nel 2003 Mordashov è diventato comproprietario di Banca Rossiya, considerata dagli Usa la cassaforte personale di Putin e già sanzionata sempre da Washington nel 2014 dopo l’annessione della Crimea dopo la quale l’istituto ha aperto filiali in tutta la regione e a Sebastopoli. Oltre a Mordashov che nel 2017 ne deteneva circa il 5,4 per cento delle quote, tra gli azionisti della banca figuravano Yuri Kovalchuk, Nikolai Shamalov, Gennady Timchenko, Mikhail Shelomov. Gli attuali azionisti di Rossiya sono sconosciuti, poiché il governo ha permesso alle banche soggette a sanzioni di non divulgare informazioni.
Severstal, il colosso siderurgico russo che ha bloccato le consegne in Europa
Mordashov inoltre è azionista di maggioranza della Severstal colosso siderurgico ed estrattivo russo di cui è stato amministratore delegato fino al 2015 e ora è presidente di Severgroup, azionista a sua volta di Banca Rossiya. Severstal, che risulta fornitrice anche della Difesa russa, ha appena annunciato il blocco delle consegne in Europa: «Abbiamo interrotto le consegne all’Ue come parte delle sanzioni contro gli azionisti. Stiamo reindirizzando i flussi di materie prime verso mercati globali alternativi», ha comunicato la società in una dichiarazione citata dalle agenzie russe. Secondo Severstal, le consegne in Europa sono in media di circa 2,5 milioni di tonnellate di acciaio all’anno e rappresentano circa un terzo del fatturato totale dell’azienda.

I motivi delle sanzioni Ue a Mordashov
Severgroup possiede quote della National MEDIA Group che secondo l’Ue ha contribuito a destabilizzare l’Ucraina attraverso le stazioni televisive filo-russe. Non solo. Mordashov nel 2011 ha acquistato da Siemens il 25 per cento della JSC Power machines che ha venduto turbine eoliche in Crimea e pertanto è accusata di aver sostenuto azioni contro l’integrità territoriale e l’indipendenza dell’Ucraina traendone vantaggio economico. Nel 2013, con Kovalchuk, Mordashov ha acquistato anche il 50 per cento di Tele2 Russia, il quarto più grande operatore di telefonia mobile del Paese. Dal canto suo Mordashov – che tra le altre cose è sponsor del teatro Bolshoi, del Film Festival di Mosca e della squadra maschile russa di scacchi – ha dichiarato di non aver assolutamente nulla a che fare con l’attuale tensione geopolitica. Dicendosi estraneo alla politica, l’oligarca – come ha riportato il Guardian, ha definito la guerra in Ucraina una «tragedia di due popoli fraterni», aggiungendo: «È terribile che ucraini e russi muoiano, la gente sta soffrendo, l’economia sta crollando. Dobbiamo fare tutto il necessario affinché si trovi una via d’uscita da questo conflitto a breve e lo spargimento di sangue si fermi».
La carriera di Mordashov: da una famiglia operaia a barone dell’acciaio
Mordasov, 56 anni, è cresciuto in una famiglia operaia nella città di Cherepovets, quasi 500 km a nord di Mosca. Si è laureato in Ingegneria nell’allora Leningrado e ha conseguito successivamente un MBA presso la Northumbria University nel Regno Unito. Ha cominciato la carriera nella stessa acciaieria dove lavoravano i suoi genitori diventandone direttore finanziario nel 1992, poco prima delle privatizzazioni. Nel 1996 è diventato Ceo di quella che sarebbe diventata la Severstal. Nel 2004 ha cominciato a investire in società siderurgiche Usa ricevendo dal governo americano un prestito di 370 milioni di dollari per rinnovare alcuni impianti, prestito revocato nel 2012 a causa delle tensioni crescenti tra Usa e Russia. Nello stesso anno viene eletto presidente della World Steel Association e l’anno prima era stato l’unico partecipante russo a una riunione del gruppo Bilderberg a Sankt Moritz, in Svizzera.
I rapporti tra Mordashov e l’Italia: la parabola delle acciaierie di Piombino
Tra il 2005 e il 2012 Mordashov è stato proprietario delle acciaierie di Piombino dopo l’esperienza Lucchini lasciandole in un mare di debiti (730 milioni). La grande crisi della siderurgia del 2008 infatti cambiò i suoi piani nel nostro Paese. Nel 2010 Mordashov ha ceduto il 51 per cento del gruppo a se stesso attraverso una società creata ad hoc cominciando così la sua exit strategy. Nel 2012 le acciaierie sono state commissariate passando di proprietà, prima algerina poi indiana. Ora pare che il governo italiano sia pronto a rilanciarle. L’ultima volta che Mordashov è passato dalla città toscana è stato lo scorso 17 agosto quando il Nord, il suo mega yacht da circa 500 milioni di euro (quasi quanto il debito lasciato a Piombino) ha attraversato le acque del Canale di Piombino, proprio davanti alle Acciaierie Lucchini che il magnate «ha abbandonato dopo aver riversato 700 milioni di debiti del Gruppo Severstal senza che nessuno gliene abbia mai chiesto conto», è stato lo sfogo di un operaio sui social. A terra «1200 dei suoi ex dipendenti sono da sette anni in cassa integrazione, gli altri 500 lavorano parecchio a singhiozzo e 3000 persone dell’indotto hanno perso il lavoro».
Ora il Nord sta ‘svernando’ nei mari delle Seychelles mentre l’altro yacht del miliardario, sempre registrato alle Cayman, il Lady M, si trova ormeggiato a Imperia dove causa sanzioni potrebbe restare ormeggiato per un bel po’ di tempo.