Da Mosca si continua a ripetere che ormai la guerra è una questione tra Russia e Nato. L’Alleanza Atlantica, non direttamente coinvolta, fornisce infatti un sostegno essenziale all’Ucraina, fatto di informazioni, armi, mezzi e anche uomini. Non è più un segreto, dopo i leak del Pentagono, nemmeno la presenza di militari di vari Paesi sul territorio ucraino. Gli aiuti a Kyiv non sono solo però una questione tra Nato e l’ex repubblica sovietica, o tra singoli Stati e l’Ucraina, ma si concretizzano anche in quella che viene definita assistenza di sicurezza informale (Informal Security Assistance), che comprende vari livelli: dalla società civile alle reti militari informali fino alle organizzazioni di volontari, combattenti e non, stranieri.

Le organizzazioni civili e le Ong in aiuto all’esercito ucraino
Una recente analisi fornita da Minerva, agenzia del dipartimento di Difesa statunitense, ha evidenziato come questo tipo di sostegno stia rafforzando le forze armate ucraine in modo significativo, con gruppi altamente motivati che forniscono attrezzature e assistenza in aree in cui gli aiuti statali ufficiali non possono arrivare. Il vantaggio principale degli aiuti informali è appunto quello della velocità. Le parti terze infatti agiscono con una rapidità che manca alle burocrazie governative. Questi tipi di aiuto privato rientrano nell’ambito della guerra irregolare, menzionata nella Strategia di difesa nazionale statunitense del 2022. Dal rapporto di Minerva si evince innanzitutto come la società civile ucraina abbia svolto un ruolo importante nella guerra. Già quella nel Donbass scoppiata nel 2014 aveva portato notevoli cambiamenti nel modo in cui i cittadini ucraini sostengono i militari, attraverso la costituzione di organizzazioni come Come Back Alive e Aerorozvidka che ha legami diretti con l’esercito ucraino. Operativa dal 2014, ha sviluppato anche droni utilizzati dalle truppe di Kyiv. Pure dall’estero, soprattutto dalla Polonia e dai Paesi baltici, sono arrivate donazioni imponenti dalla popolazione, come i 5 milioni di dollari dalla Lituania per fornire all’Ucraina i droni turchi Bayraktar. Naturalmente le varie società civili contribuiscono in minima parte rispetto alle grandi organizzazioni private e non governative, spesso e volentieri con agganci diretti con le leadership dei Paesi impegnati nel sostenere l’Ucraina, Usa in primis. Tra le maggiori Blue/Yellow Ukraine, Ong lituana e statunitense che ha raccolto oltre 40 milioni di dollari per aiuti militari non letali. Secondo Minerva il gruppo creato nel 2014 è stato fondamentale per fornire aiuti e rifornimenti di nicchia in prima linea. Dal 2022 sono state costituite poi nuove organizzazioni per aiutare, assistere ed equipaggiare Kyiv, tra cui Nafo Fellas, una sorta di risposta ai troll russi, e United 24, creata dall’ambasciata dell’Ucraina negli Stati Uniti. La Fondazione Prytula ha inoltre raccolto 85 milioni di dollari e ha fornito droni e altri mezzi militari.

I numeri e il ruolo della Legione internazionale
I volontari stranieri sul campo, stimati all’inizio della guerra in 20 mila unità provenienti da una cinquantina di Paesi, sono scesi tra 1.000 e 3.000, in servizio nei battaglioni della Legione Internazionale. Secondo gli analisti di Minerva sebbene questi numeri possano sembrare ridotti rispetto alle dimensioni complessive dell’esercito ucraino, la presenza di combattenti stranieri fornisce un’importanza simbolica e facilita appunto gli scambi nelle reti di donatori privati. Fondamentali poi le consulenze informali tra le forze armate occidentali e quelle ucraine. Fulcro, sottotraccia e naturalmente poco divulgato, della galassia dell’assistenza alla sicurezza informale. Per Minerva la Informal security assistance deve essere considerata come parte di una solida strategia per l’esercito degli Stati Uniti. Con i vari gruppi chiamati a garantire l’allineamento agli interessi statunitensi e ai principi della dottrina della guerra irregolare. Senza contare il rischio che la Russia e altri Paesi vedano queste organizzazioni come un sistema di propaganda e di guerra ibrida. Più che un pericolo, però, una certezza.
