Ucraina: la vicinanza a Putin imbarazza la destra e l’estrema destra europea

Redazione
02/03/2022

Patriota, alleato, vittima. Questo era Putin per molti leader di destra ed estrema destra europei, da Salvini a Le Pen fino a Orban e Zemmour. Almeno fino all'invasione russa dell'Ucraina. Che ha costretto a parziali inversioni di marcia e a prese di distanza.

Ucraina: la vicinanza a Putin imbarazza la destra e l’estrema destra europea

L’attrazione per Vladimir Putin, l’uomo forte al comando, lo zar in grado di tenere testa a Nato, Stati Uniti e Unione europea sta giocando brutti scherzi all’estrema destra europea (e non solo). Dopo l’invasione dell’Ucraina molti leader politici che con il presidente russo e il suo partito avevano addirittura stretto accordi, sono stati costretti a cancellare post, rivedere attestati di stima e raffreddare gli entusiasmi non senza imbarazzo.

Salvini sul tweet pro-Putin: «I pentimenti si fanno in chiesa». «Cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin!», aveva scritto nel 2015.
Matteo Salvini e Vladimir Putin (Facebook).

Salvini minimizza i suoi rapporti con Putin

In Italia le capriole più evidenti sono quelle di Matteo Salvini che aveva siglato con Russia Unita un accordo quinquiennale. Ora afferma di aver incontrato «solo una volta il leader russo sette anni fa», scordando però l’incontro del 2019 ai tempi del Viminale e rilancia: «Tutti hanno abbracciato Putin, lo hanno elogiato, chi bombarda ha torto, sempre. Renzi, Letta, Prodi e Draghi hanno incontrato Putin, hanno fatto bene». Il leader della Lega, durante il suo intervento in Senato di martedì, ha cercato anche di spostare l’attenzione su Ungheria e Polonia, governate dalle destre a lui vicine, che stanno dando una mano ai profughi. Gli stessi Paesi che, per inciso, una manciata di giorni fa si sono visti respingere il ricorso contro il meccanismo di condizionalità che vincola l’erogazione dei fondi europei al rispetto dello stato di diritto dalla Corte di giustizia europea.

la vicinanza a Putin ora con la guerra in Ucraina imbarazza la destra in Europa
Vladimir Putin e Viktor Orban a Mosca, il 1 febbraio 2022 (Getty Images).

Orban dopo il viaggio a Mosca va ad accogliere i profughi ucraini al confine

Eppure anche in Ungheria il suo amico Viktor Orban ha dovuto abbassare i toni. Il premier ungherese un mese fa aveva imbarazzato mezza Europa per essere volato a Mosca. Con le bombe russe però le cose sono cambiate. Budapest ha approvato le sanzioni Ue contro Mosca e ha assicurato il suo appoggio al presidente ucraino Volodymyr Zelensky.  Di più: Orban notoriamente anti-immigrati si è recato alla frontiera con l’Ucraina, nella città di Beregsurany, per accogliere i profughi: «Faremo entrare tutti», ha dichiarato. «Ho visto persone arrivare senza documenti, ma ci stiamo adoperando per fornirglieli».

la vicinanza a Putin ora con la guerra in Ucraina imbarazza la destra in Europa
Geert Wilders leader di estrema destra in Olanda (Getty Images).

Wilders condanna tiepidamente Mosca

Attratti da Putin erano (e in parte ancora sono) Geert Wilders e il suo Partito della Libertà. Nel 2018 il politico di estrema destra olandese in visita alla Duma twittava orgoglioso la spilletta raffigurante le bandiere olandese e russa appuntata sulla sua giacca.

Nel 2017 Wilders, alleato di Le Pen e di Salvini, ripeteva nelle interviste che la Russia «non era un nemico», parlando di «russofobia isterica» a cui voleva fornire una «contro-narrazione». «La Russia non è il nostro nemico e non dovremmo farla diventare tale», sentenziava al settimanale olandese Elsevier. «La Russia è dalla nostra parte». Ora i toni sono cambiati, anche se non troppo. Wilders infatti pur condannando l’attacco all’Ucraina ritiene ancora che l’Occidente abbia commesso un errore enorme a non escludere l’ipotesi di adesione di Kiev alla Nato.

In Francia sia la destra che la sinistra fanno i conti con Mosca

In Francia invece la guerra ucraina e le simpatie putiniane si incrociano politicamente con le Presidenziali del prossimo aprile. Non solo a destra, va detto, visto che a gauche il candidato di France Insoumise Jean-Luc Mélenchon continua a mantenere posizione ambigue definendo Putin un “autocrate” e quello del partito comunista Fabien Roussel se prima dell’aggressione puntava il dito contro le mire espansionistiche della Nato ora condanna l’invasione di Mosca.

Marine le pen e il problema dei patrocini
Marine Le Pen a un comizio a Vienne, nel Sud della Francia (Getty Images).

Marine Le Pen e il prestito dai russi

A droite, invece, gli occhi sono puntati su Marine Le Pen. La candidata all’Eliseo del Rassemblement National nel 2011 aveva dichiarato al quotidiano russo Kommersant che ammirava Putin ma ora condanna l’escalation in Ucraina. «Nessuna ragione può giustificare un’operazione militare che rompe l’equilibrio della pace in Europa», ha fatto sapere in un comunicato il 24 febbraio chiedendo il ritiro delle truppe russe dal Paese. I rapporti con Mosca ora diventano più pesanti da gestire. Nel 2017 in piena campagna presidenziale Putin aveva ricevuto Le Pen ancora leader del Front National che in quell’occasione si espresse contro le sanzioni inflitte alla Russia dopo l’annessione della Crimea nel 2014. Il partito di Marine Le Pen del resto deve molto a Mosca. Sempre nel 2014 il Front National aveva ottenuto in prestito circa 9,4 milioni di euro da una banca russa dopo il rifiuto di quelle francesi. Intervistata venerdì a BMMTV Le Pen ha negato di essere una mediatrice di Putin in patria. «Sono stata una dei pochi politici a cercare di mantenere un’equidistanza tra gli Stati Uniti e la Russia», ha ribadito respingendo le accuse. Fatto sta che Putin ora imbarazza la candidata tanto che, secondo quanto riportato da Libération, il Rn avrebbe distrutto 1 milione e 200 mila volantini elettorali che ritraevano Le Pen insieme con Putin e che avrebbero dovuto mostrare il suo prestigio internazionale.

Un reporter è riuscito a entrare sotto copertura nel comitato elettorale di Éric Zemmour
Éric Zemmour (Getty Images)

Quando Zemmour scriveva che «l’Ucraina moderna è solo cianfrusaglie»

Imbarazzi anche dalle parti di Reconquete!. Éric Zemmour, sfidante a destra di Le Pen, lo scorso dicembre prevedeva che la Russia non avrebbe invaso l’Ucraina denunciando la «propaganda» americana. Aggressione che invece giovedì in conferenza stampa ha dovuto condannare. Ora chiede al presidente Emmanuel Macron di nominare due emissari per la pace: l’ex presidente Nicolas Sarkozy e Hubert Védrine, ex ministro degli Esteri di Jacques Chirac e già a capo della diplomazia francese durante la guerra in Kosovo e lancia appelli per accogliere i profughi ucraini sostenendo – come Salvini – la Polonia (la stessa Polonia che costruisce barriere al confine con la Bielorussia per evitare l’ingresso in Ue di altri profughi che fuggono da altre guerre).

Nel 2018 Zemmour si era spinto oltre. «Sogno un Putin francese», diceva in una intervista a L’Opinion, come ricorda France 24. «Sono per un’alleanza russa. Penso che sarebbe l’alleato più affidabile», aggiunse lo scorso settembre a CNews. E, ancora: «Vladimir Putin è un patriota russo. Per lui è legittimo difendere gli interessi della Russia», assicurava a inizio febbraio su France Inter. E anche oggi (in un intervento a Rtl radio il 28 febbraio) ha definito Putin un «democratico autoritario», eletto e rieletto «dal popolo russo che è l’unico a decidere». Certo, ammette, «utilizza metodi che i francesi non utilizzano» ma tant’è.

Zemmour col precipitare della crisi si è naturalmente affrettato a condannare a destra e a manca, pur di scagionare Putin e con Putin se stesso. Così ha puntato il dito contro l’Europa, la Nato e «ognuno di noi». «Siamo tutti responsabili, dobbiamo comprendere le richieste russe contro l’espansione della Nato», ha sottolineato chiedendo un trattato che «ponga fine all’espansione dell’Alleanza Atlantica». Non una novità. Nel suo libro del 2016 Un quinquennat pour rien Zemmour sosteneva che «l’Ucraina non esiste» perché «l’Ucraina moderna è un Paese de bric et de broc». In una parola ‘cianfrusaglie’.