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Ucraina e Unione europea: storia di un tira e molla

La promessa di entrare nell’Ue fatta a Zelensky dai leader europei ha il valore di una pacca sulla spalla. Per anni, prima dell’invasione russa, Kyiv ha congelato le riforme necessarie per l’adesione. Dalla quale fu a un passo solo nel 2013. Ora potrebbe essere troppo tardi.

23 Giugno 2022 08:53 Stefano Grazioli
l'avvicinamento dell'Ucraina all'Unione europea

Paradossalmente l‘Ucraina non è mai stata così vicina all‘Unione Europea come nove anni fa, nell’estate del 2013. Allora, sotto il presidente Viktor Yanukovich, era stato parafato l’Accordo di associazione nella sua parte economica, mentre mancava la firma su quella politica, bloccata da Bruxelles a causa del caso di Yulia Tymoshenko: l’ex premier era finita in galera con l’accusa di abuso di potere e l’Ue aveva vincolato il sigillo sull’Accordo alla sua liberazione. Quando a novembre 2013 Yanukovich, che come era prevedibile non aveva permesso la liberazione della sua rivale, comunicò ufficialmente che la questione era chiusa, a Kyiv si scatenarono le proteste. Rivolte prima spontanee e pacifiche, poi mirate alla destituzione del presidente, anche con la forza, sostenute da Stati Uniti ed Ue. I disordini portarono al cambio di regime. La parte politica dell’Accordo fu così sottoscritta subito, per quella economica rinnovata si dovette aspettare qualche mese, poiché nel frattempo erano cambiati i confini e le condizioni del Paese. Annessione della Crimea e guerra nel Donbass portarono però in realtà l’Ue più lontana.

l'avvicinamento dell'Ucraina all'Unione europea
Viktor Yushenko e Yulia Timoshenko nel gennaio 2005 (Getty Images).

Negli otto anni della guerra del Donbass Kyiv non ha fatto passi avanti verso Bruxelles

Negli otto anni che hanno preceduto l’invasione russa cominciata il 24 febbraio, l’Ucraina non ha fatto grandi passi di avvicinamento verso Bruxelles: da una parte il conflitto nel Sud Est ha inciso sugli equilibri interni, dall’altra i due presidenti che si sono succeduti, Petro Poroshenko (2014-2019) e Volodymyr Zelensky, sono rimasti imbrigliati nei problemi di sempre (e non causati dalla pressione esterna russa): la corruzione, il sistema oligarchico e la lentezza o assenza di riforme, in particolare nel sensibile settore della giustizia. L’ex repubblica sovietica è così rimasta distante dall’Unione. Tanto che se da un lato pochi pensavano di attribuirle lo status ufficiale di Paese candidato, a Kyiv nessuno ha mai avuto l’intenzione e il coraggio di chiederlo. Fino a che la Russia ha scatenato il conflitto.

Il tira e molla tra Ue e kyiv
Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky (Getty Images).

Dai primi giorni dell’invasione Zelensky ha moltiplicato gli appelli per l’ingresso nella Nato e nell’Ue

Nei primi giorni di guerra Zelensky ha lanciato continui appelli all’Occidente, sia per l’entrata immediata nella Nato che nell’Unione, ben sapendo che erano richieste impossibili; dopo quattro mesi è cambiato poco e l’incontro della scorsa settimana in cui i leader europei hanno promesso l’investitura ufficiale di Paese candidato è stato più che altro una pacca sulla spalla a Zelensky spendibile di fronte all’elettorato ucraino. A Kyiv serviranno anni se non decenni per diventare membro dell’Ue e lo status di aspirante è appunto solo una consolazione di facciata da utilizzare nella guerra di propaganda e per fini interni. Senza contare che è ancora da stabilire quali saranno i confini del Paese, e che la guerra in corso lascerà una nazione lacerata più di prima.

l'avvicinamento dell'Ucraina all'Unione europea
Vladimir Putin con Viktor Yanukovych nel 2014 (Getty Images).

Il primo accordo di partnership e collaborazione con l’Unione venne firmato nel 1994

E pensare che era il 1994 quando Kyiv, tre anni dopo l’indipendenza e la caduta dell’Unione sovietica, aveva firmato il suo primo accordo di partnership e collaborazione con Bruxelles, al pari di altre repubbliche ex Urss. Durante la presidenza di Leonid Kuchma (1996-2004) si erano mantenute le distanze, accorciatesi dopo la rivoluzione arancione del 2004 e l’arrivo di Viktor Yushhenko. Nel 2009 l’Ucraina era poi entrata a far parte del nuovo programma di Parternariato orientale, anche se concretamente i passi in avanti non furono molti. In seguito l’accelerazione sotto Yanukovich, voluta in parte dagli oligarchi per equilibrare l’attrazione verso la Russia, e l’esito ormai conosciuto. Quasi 30 anni dopo il primo approccio la strada rimane quindi in salita, sia per l’intervento russo, sia perché in questi decenni, soprattutto dopo l’allargamento tra il 2004 e il 2007 con i Paesi dell’Europa orientale, da un lato l’Unione europea ha tentennato, divisa al suo interno, non offrendo prospettive concrete, dall’altro l’Ucraina, o per meglio dire la sua classe dirigente politica e industriale, ha fatto poco per soddisfare i requisiti richiesti. Ed ora può essere troppo tardi.

Tag:Crisi ucraina
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