Fino al XVII secolo, gli enormi uccelli elefante, scientificamente noti come Aepyornis, popolavano le vaste regioni del Madagascar. Con l’arrivo dei primi uomini, però, come molte altre specie del passato, si sono estinti. A distanza di secoli, la loro storia e la conformazione genetica risultano oscure e piene di punti interrogativi per gli scienziati. Un nuovo studio internazionale, cui ha partecipato anche l’Università di Torino, potrebbe però gettare luce sull’evoluzione degli animali che impressionarono, fra gli altri, Marco Polo. Grazie all’analisi di gusci d’uovo fossili infatti si è scoperto un lignaggio finora ignoto. La ricerca è disponibile sulla rivista scientifica Nature Communications.

Dimensioni, peso e caratteristiche degli uccelli elefante in Madagascar
Lo studio, pur coinvolgendo diversi atenei, è opera principalmente della Colorado University e della Curtin University di Bentley, in Australia. Il team internazionale ha lavorato sotto la guida degli esperti Gifford Miller, docente di scienze geologiche negli States, e Alicia Grealy, dottoranda in Australia. Per l’Italia ha partecipato Beatrice Demarchi del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi di Torino. Nell’arco di 20 anni, i paleontologi hanno studiato 960 frammenti dei gusci d’uovo degli uccelli elefante provenienti da 291 località nell’area settentrionale del Madagascar. Secondo le analisi al radiocarbonio, risalirebbero a un periodo compreso fra 6190 e 1290 anni fa, quando questi particolari animali popolavano l’isola.
The evolution and systematics of Madagascar’s extinct elephant birds remains unclear. Grealy et al. recover genetic, stable isotope, morphological, and geographic data from fossil eggshell to describe variation and cryptic diversity 🥚https://t.co/gwJPbfjDfy
— Nature Communications (@NatureComms) March 1, 2023
Alti fino a tre metri con un peso che poteva raggiungere una tonnellata, avevano un becco appuntito e un enorme artiglio sulle zampe. Non potevano volare, ma per i primi abitanti umani rappresentavano uno dei pericoli maggiori. Le sole uova potevano pesare fino a 10 chilogrammi, 160 volte più di quelle delle galline moderne. La carenza di scheletri e resti fossili per via del clima caldo e umido della zona aveva impedito di conoscere finora il loro albero genealogico. L’analisi del Dna e lo spessore delle uova hanno oggi consentito di comprendere che nell’area sud dell’isola gli uccelli elefante si presentavano con una bassa diversità genetica. A nord, invece, si muoveva una specie finora sconosciuta. «Usando regressioni filogenetiche abbiamo stimato che le uova più sottili erano state deposte da esemplari più piccoli», ha detto Grealy. «È incredibile perché per la prima volta si effettua un’identificazione tassonomica dai gusci d’uovo».
Perché si estinsero e il grado di parentela con i kiwi neozelandesi
Ulteriori studi sul campo permetteranno forse di approfondire ancor di più la conoscenza sulla misteriosa specie. Liberi di crescere lontano dal continente, gli uccelli elefante hanno prosperato sfruttando la speciale conformazione geografica del Madagascar. Per 60 milioni di anni, l’isola ha ospitato numerosi animali, tra cui i lemuri, del tutto unici sul pianeta. Tutto cambiò con l’arrivo dei primi uomini, che gli scienziati stimano attorno a un millennio fa. Le vere cause dell’estinzione degli uccelli elefante sono ancora ignote, anche se molti ritengono sia frutto dell’influenza umana. Molti animali, soprattutto di grossa taglia, si estinsero non appena entrarono a contatto con i nostri antenati. Oggi è possibile trovare alcune specie appartenenti alla stessa famiglia degli Aepyornis in Nuova Zelanda grazie al kiwi o atterigio. Di piccole dimensioni e inabile al volo, è endemico ed è talmente famoso da essere ormai simbolo della nazione.