Jack Dorsey ha accusato l’India di aver minacciato di chiudere Twitter qualora non avesse rispettato gli standard promossi dal governo. Il cofondatore ed ex amministratore delegato del social, oggi sotto la guida di Elon Musk, è intervenuto al canale Youtube Breaking Points, puntando il dito contro Narendra Modi e i suoi ministri. «Dissero che avrebbero fatto irruzione nelle case dei nostri dipendenti», ha ricordato Dorsey. «Cosa che poi hanno fatto, ma questa è l’India». Immediata la risposta delle autorità, che hanno bollato le accuse come «totali menzogne». Non è però la prima volta che il governo di Nuova Delhi finisce al centro delle polemiche per questioni legate ai social network. Dorsey ha inoltre menzionato pressioni simili da parte dei governi di Turchia e Nigeria, che per ora non hanno replicato.

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Le minacce dell’India a Twitter citate da Dorsey risalgono a una protesta degli agricoltori del 2021
Come scrive il Guardian, Jack Dorsey ha fatto riferimento ad alcuni eventi risalenti al 2021. Il governo di Modi pretese da Twitter il blocco dell’hashtag #ModiPlanningFarmerGenocide promosso dagli agricoltori del Paese. Dozzine di utenti infatti protestarono online contro l’approvazione di nuove leggi nel settore. Twitter aveva inizialmente ottemperato alle richieste delle autorità, salvo poi ripristinare gran parte dei profili parlando di «giustificazioni insufficienti». Dorsey ha ricordato come il governo volesse bloccare in particolare i «giornalisti critici nei suoi confronti». Diversi funzionari minacciarono azioni legali, tanto che nelle settimane successive la polizia entrò persino negli uffici della società. «Minacciando di chiudere Twitter, volevano privarci di un mercato fiorente», ha proseguito l’ex Ceo.
Former Twitter CEO @Jack Dorsey in an interview to @esaagar @krystalball on Breaking Points talks about Worlds Largest Democracy,
“India for example, India is one of the country which had many requests around farmers protests, around particular journalists which were critical of… pic.twitter.com/unF6dVmv0O— Mohammed Zubair (@zoo_bear) June 12, 2023
Immediata la reazione del governo dell’India, che ha rispedito ogni accusa al mittente. «Nessuno è mai stato portato in prigione né Twitter è stato chiuso», ha sottolineato Rajeev Chandrasekhar, viceministro della Tecnologia per l’informazione. «La piattaforma ha avuto problemi nell’accettare la sovranità indiana». Ha poi ricordato come in più occasioni lo stesso network avrebbe violato le leggi del Paese fino al giugno 2022, pochi mesi prima dell’acquisto da parte di Elon Musk, la cui gestione sarebbe stata invece sempre conforme alla legislatura nazionale. Quello in atto non è però il primo capitolo della faida fra Modi e le big tech. In più occasioni, il governo ha criticato Facebook e Google per non aver fatto abbastanza nella lotta alle fake news e ai contenuti anti-India. Anche la cinese Xiaomi lo scorso anno aveva denunciato minacce di violenze fisiche nei confronti dei suoi dirigenti.