Che succede in Tunisia con il presidente Kaiser Saied

Nicolò Delvecchio
26/07/2021

Ha rimosso il primo ministro e congelato le attività del parlamento. Ora il Paese, già piegato dalla crisi economica e dall'emergenza Covid, è attraversato dalle proteste. Chi è il Presidente della Tunisia accusato di golpe.

Che succede in Tunisia con il presidente Kaiser Saied

Il 25 luglio, al termine di una giornata di proteste intense in molte città tunisine, il Presidente Kais Saied ha rimosso il primo ministro Hichem Mechichi (del partito islamista moderato Ennahda) e sospeso le attività parlamentari per 30 giorni. In tantissimi hanno riempito le strade di Tunisi per festeggiare, ma il presidente del parlamento Rached Ghannouchi ha definito la mossa di Saied «un colpo di stato e un attentato alla democrazia». Lo stesso Ghannouchi ha poi provato a convocare una sessione del parlamento, ma i militari appostati all’esterno dell’edificio non hanno permesso all’anziano leader di Ennahda (ex esule politico di 80 anni) di entrare. Saied ha anche tolto l’immunità a tutti i membri del parlamento. Oggetto delle proteste proprio il governo di Mechichi, in carica dal settembre 2020 e incapace di risolvere i problemi che da tempo affliggono l’economia tunisina (alto tasso di disoccupazione ed economia ferma da anni), oltre a non aver saputo gestire l’emergenza Covid. Nella capitale ci sono stati anche dei momenti di tensione tra i sostenitori di Saied e quelli di Ennahda, con la polizia costretta a intervenire per separare le fazioni. Parecchi manifestanti sono stati arrestati e un giornalista è rimasto ferito dal lancio reciproco di sassi e gas lacrimogeni. Nel Paese non c’erano proteste così imponenti da quelle delle Primavere arabe (2011), che portarono alla deposizione del regime di Ben Ali.

Nell’annunciare la decisione di esautorare il primo ministro, Saied ha dichiarato di aver assunto il potere esecutivo «con l’aiuto» di un governo guidato da un nuovo leader, che sarà nominato proprio dal Presidente della Repubblica. Saied ha anche sostenuto di aver agito in linea con la Costituzione, che non dà al Capo dello Stato il potere di sciogliere il parlamento, ma di sospenderne i lavori in caso di «pericolo immediato», come stabilisce l’articolo 80. «Troppe persone sono state ingannate e tradite dall’ipocrisia e dalla corruzione di questo governo», ha detto.

Chi è Kais Saied, il Presidente della Tunisia che ha rimosso il primo ministro

Prima di dedicarsi alla politica Kaied ha avuto una lunga carriera come professore di diritto nelle Università di Tunisi e Sousse. Giurista stimato, è stato consulente legale della Lega araba e dell’Istituto arabo dei diritti umani, oltre che membro del comitato di esperti che ha collaborato alla stesura della Costituzione tunisina nel 2014. Non ha un partito politico alle spalle, e ha vinto le elezioni presidenziali da indipendente nel 2019, dopo aver basato la campagna elettorale sulla lotta alla corruzione nelle istituzioni. È soprannominato “Robocop” per il suo aspetto fisico e per la parlata non particolarmente coinvolgente.

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Sin da subito è stato impegnato in un duro braccio di ferro con il partito Ennahda e i suoi principali esponenti, Mechichi e Ghannouchi. In quasi due anni, gli scontri tra le due fazioni hanno bloccato nomine ministeriali e distratto risorse che sarebbero servite per affrontare i grandi problemi economici, sociali e politici del Paese. Da anni, la Tunisia è un rebus che né elezioni, né accordi tra partiti riescono a risolvere: Mechichi è il terzo primo ministro dal 2020, e in parlamento nessuna formazione ha più del 25 per cento dei seggi, rendendo quasi impossibile il formarsi di alleanze solide e durature.

Tunisia, i problemi decennali del Paese

L’economia tunisina è impantanata da anni in una stagnazione perenne, e le continue crisi politiche hanno rallentato le riforme necessarie alla ripresa. La pandemia ha infierito sulla già complessa situazione della pandemia: i morti nel Paese sono stati oltre 18 mila (su meno di 12 milioni di abitanti), e in 550 mila sono stati contagiati dal coronavirus. Meno del 10 per cento della popolazione è stato finora immunizzato e la campagna vaccinale è stata gestita in maniera disastrosa. Proprio la settimana scorsa, nell’ennesimo scontro tra Said ed Ennahda, il Presidente della Repubblica aveva ordinato all’esercito di prendere il controllo dei centri vaccinali, mal gestiti dall’esecutivo.

La Tunisia è stato il Paese in cui a fine 2010 sono iniziate le proteste passate alla storia come “Primavere arabe“, poi estese a macchia d’olio in diversi Paesi di Nordafrica e Medio Oriente. A dispetto di quanto successo altrove (Libia, Egitto, Siria), dopo la deposizione del dittatore Zine El-Abidine Ben Ali la Tunisia ha effettivamente iniziato e portato a compimento un processo democratico. Non semplice, perché gli scontri tra partiti sono stati forti, ma a tre anni dalla fine della dittatura il Paese si è dotato di una nuova Costituzione e si è aperto effettivamente al multipartitismo, chiudendo i 23 anni di regime. Proprio in questa fase si è imposto il partito islamista Ennahda, messo fuori legge da Ben Ali e, da quasi 10 anni, prima forza politica. Per anni si è dunque parlato di “eccezione tunisina“, in contrasto con l’esito drammatico che le rivolte hanno avuto nei Paesi vicini.

La fine dell’eccezione tunisina?

La mossa di Saied, seppur accolta favorevolmente da una larga fetta di popolazione, lascia più di un interrogativo sulla sua legittimità e sui suoi possibili sviluppi. Per quanto abbia contribuito a scriverla, Saied aveva spesso criticato la Costituzione del 2014, considerandola carente nei poteri riservati al Presidente della Repubblica. Non sono pochi gli osservatori (come Omair Anas su Middle East Eye) che paventano la possibile fine dell'”eccezione tunisina”. Cosa significa che adesso Saied guiderà anche un nuovo esecutivo? Chi sarà il primo ministro? Come risolverà l’ingovernabilità derivante da un parlamento troppo frammentato? E, soprattutto, che ruolo avrà l’esercito? Ghannouchi, nel suo tentativo di entrare nel parlamento blindato, si era detto contrario alla concentrazione di potere nelle mani di un solo uomo: e se avesse ragione?