Si ammala di tumore per l’uso del cellulare, Inail condannata a riconoscergli una rendita
La causa civile vinta da un tecnico specializzato che per 13 anni è stato al telefono per una media di due ore e mezza al giorno. Si tratta del secondo caso al mondo che si è concludersi con questo esito, a favore di un lavoratore colpito dalla stessa malattia.
La Corte d’Appello di Torino ha dato ragione a un ex tecnico specializzato dell’Acciai Speciali Cogne, che dopo aver scoperto di essere affetto da un tumore benigno all’orecchio ha chiesto all’Inail che gli venisse riconosciuta una rendita da malattia professionale: per motivi di lavoro, per 13 anni ha usato il telefono in media 2 ore e mezza al giorno.
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Stabilito nesso causa-effetto tra il tumore e l’uso del telefonino
L’uomo, un 63enne residente ad Aosta, si è rivolto a uno studio legale torinese dopo che l’Inail aveva rigettato la sua istanza di indennizzo. Tra il tumore al cervello e l’uso prolungato del telefonino c’è, «con elevata probabilità» un nesso di causa-effetto: lo hanno decretato prima i giudici valdostani e adesso la corte d’Appello di Torino. Tra il 1995 e il 2018, l’ex tecnico dell’Acciai Speciali Cogne ha trascorso al cellulare tra le 10 mila e le 13 mila ore, senza alcun tipo di auricolare o protezione. Ora è sordo dall’orecchio sinistro ed ha una paresi del nervo facciale, in più accusa «disturbi di equilibrio e sindrome depressiva».

Nel 2020 analogo verdetto, sempre in Corte d’Appello a Torino
Si tratta del secondo caso al mondo che si è concludersi con questo esito, a favore di un lavoratore colpito dalla stessa malattia. Sempre la corte d’Appello di Torino, nel 2020, aveva dato ragione a Roberto Romeo, ex dipendente di Telecom Italia (assistito dallo stesso studio legale), riconoscendogli un risarcimento per la prolungata esposizione alle frequenze emesse dal telefonino: dopo aver trascorso al cellulare quattro ore al giorno per 15 anni, aveva sviluppato neurinoma del nervo acustico, che gli aveva fatto perdere l’udito da un lato.
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