Una scatola blu per autodiagnosticare il cancro al seno. Questa l’idea di Judit Giró, ingegnera biomedica tarragonese e ricercatrice dell’Università della California che, lo scorso anno, si è aggiudicata il James Dyson Award. La sua invenzione potrebbe rivoluzionare lo studio del tumore mammario. Servendosi dell’intelligenza artificiale, The Blue Box darebbe alle donne la possibilità di ottenere una diagnosi precoce della malattia a partire dall’analisi di un campione di urina. Nulla di diverso da un normale test di gravidanza, molto più economico di un esame di routine e, sicuramente, meno invasivo.
L’idea da uno studio sui cani
La scienziata 24enne è stata ispirata da una ricerca di Hywel Williams e Andres Pembroke pubblicata nel 1989 sulla rivista scientifica The Lancet. Nello studio, si poneva il focus sulla capacità dei cani di diagnosticare il cancro attraverso l’olfatto. Una scoperta straordinaria che ha deciso di approfondire: «Potrebbe sembrare fantascienza ma non lo è», ha spiegato in un’intervista a El País, «Nel corpo umano esistono composti chimici la cui concentrazione varia con l’insorgere del cancro. Quel che rende le cose complicate è l’incapacità dell’uomo di captare la variazione di questi parametri, dunque di accorgersi della malattia con diagnosi fai da te. Ho scelto di provare a individuare questi biomarcatori nell’urina, avvalendomi dell’intelligenza artificiale».
Nos gustaría agradecer la labor de Judit Giró, una joven española que utiliza la inteligencia artificial para detectar el cáncer de mama. Es un ejemplo a seguir, ya que son los jóvenes como ella los que marcan la diferencia. ¡Enhorabuena Judit! https://t.co/zk447zdaSv
— Amura IT (@amura_it) May 10, 2021
Creazione e perfezionamento dell’algoritmo
Messo a punto un algoritmo in grado di distinguere tra l’urina delle persone sane e quella dei malati, l’ingegnera ha raccolto più di novanta campioni. Di questi, alcuni hanno rivelato l’effettiva presenza di tumore al seno metastatico. Il lavoro di Giró non si è fermato qui: nel corso del suo master all’Università della California, dove continua a collaborare con il professore Fadi Kurdahi, ha affinato il marchingegno fino a portarlo a una precisione diagnostica del 95% e ha fondato la start up The Blue Box Biomedical Solutions, con l’intenzione di arrivare a una diagnosi della malattia nelle sue fasi iniziali e velocizzarne la cura.
Tra il deposito ufficiale del brevetto e i crowdfunding necessari a far avanzare il progetto, il dispositivo potrebbe arrivare sul mercato per il 2024: «Grazie alla mia box, tutte le donne potranno finalmente lottare con consapevolezza contro il cancro».