Un giudice della California ha respinto il ricorso di Donald Trump contro Twitter, presentato dall’ex presidente degli Stati Uniti contro la decisione della piattaforma di metterlo al bando a seguito dell’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021. Il ricorso, inizialmente presentato da Trump lo scorso anno in Florida insieme alle analoghe denunce relative a Google e Facebook, è parte di una più ampia strategia per mobilitare i conservatori, che accusano i social media di censurare le loro posizioni.

Trump, le speranze riposte in Elon Musk
La decisione del giudice californiano è arrivata dopo l’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk, per la cifra di 44 miliardi di dollari. L’imprenditore sudafricano, fondatore di Tesla e Space X, già prima dell’acquisizione aveva puntato il dito contro le politiche della piattaforma volte a limitare gli estremisti, da lui percepite come una limitazione della libertà di espressione. Che, tra l’altro, è un caposaldo della società statunitense. Dopo aver preso atto della decisione del giudice, Donald Trump ha comunque affermato che, anche in caso di caduta del bando, non tornerà a twittare in quanto continuerà a usare il nuovo social da lui creato, Truth.

Trump, a febbraio il lancio della piattaforma Truth
«Non è possibile che ci siano i profili dei talebani e io sia stato messo a tacere», aveva detto Donald Trump annunciando il lancio di Truth (“Verità”), poi avvenuto lo scorso 21 febbraio. La piattaforma, che nelle intenzioni del tycoon è dovrebbe diventare un punto di riferimento dell’alt-right in vista di una sua eventuale ricandidatura alla Casa Bianca, in realtà si sta rivelando un fallimento: simile a Twitter per opzioni e interfaccia, il network del Trump Media & Technology Group è finito rapidamente fuori dalla Top 100 delle app più scaricate. A due mesi a mezzo dal lancio, Truth ha circa due milioni di utenti attivi e le nuove iscrizioni sono sempre meno: pesano in particolare la scarsa attrattiva al di fuori degli Usa e la limitazione ai soli device Apple.