Fatto come una trota. No, non è un nuovo modo di dire. I ricercatori dell’Università di Praga hanno studiato gli effetti della metanfetamina su questi pesci, scoprendo che sono molto simili a quelli che la sostanza ha sugli uomini. Insomma anche le trote possono diventare tossicodipendenti. Lo conferma uno studio recentemente pubblicato sul Journal of Experimental Biology che analizza il comportamento dei pesci dopo l’assunzione di questa droga sintetica che si trova, anche in piccole quantità, nei corsi d’acqua.
Lo studio dimostra come anche le trote soffrano di crisi di astinenza
La metanfetamina dall’uomo passa infatti nella rete fognaria e di lì ai fiumi non essendo trattata dagli impianti di depurazione. I ricercatori, guidati dall’esperto di ecologia comportamentale Pavel Horky, hanno così preso in esame 40 esemplari di trota. I pesci sono stati messi in una vasca d’acqua contenente un livello di metanfetamina pari a quello presente nei fiumi per un periodo di otto settimane. Successivamente, gli esemplari sono stati trasferiti in un’altra vasca di acqua pulita. A giorni alterni, i ricercatori hanno dato alle trote la possibilità di scegliere fra acqua con metanfetamina e acqua pulita, scoprendo che preferivano sguazzare nella prima. Il che dimostra come anche le trote soffrano di crisi di astinenza.
I rischi per la specie e per l’ecosistema
Non solo. I pesci “tossicodipendenti” risultavano essere meno reattivi e nel loro cervello sono state trovate tracce di metanfetamina fino a 10 giorni dopo l’assunzione (involontaria). «I pesci sono sensibili agli effetti negativi di molte droghe neurologicamente attive, dall’alcol alla cocaina, e possono sviluppare una tossicodipendenza simile a quella degli umani», ha spiegato Horky intervistato dalla Cnn. La dipendenza da stupefacenti rischia di stravolgere le abitudini dei pesci, sovvertendo l’equilibrio dell’intero ecosistema. Esattamente come gli umani, i pesci “tossicodipendenti” infatti sono più attratti dalla droga che dalla necessità di accoppiarsi o di nutrirsi. E questo rischia di compromettere la loro stessa sopravvivenza.
I precedenti dei gamberi d’acqua dolce e delle cozze
Non è la prima volta che si osservano gli effetti di farmaci o droghe sulle specie acquatiche Nel maggio 2019, alcuni ricercatori del King’s College di Londra e dell’Università di Suffolk avevano trovato tracce di sostanze stupefacenti, medicine e pesticidi in campioni di gamberi d’acqua dolce. E l’anno precedente, nel maggio 2018, a Puget Sound, un’insenatura del Pacifico nord, era stata riscontrata la positività delle cozze della zona all’ossicodone, un antidolorifico oppioide.