I demoni delle Filippine

Camilla Curcio
11/06/2021

Trese, la prima serie animata filippina targata Netflix, attraverso i suoi personaggi fantasy e i suoi mostri in realtà sembra parlare delle ombre e dei problemi del Paese.

I demoni delle Filippine

Lo spirito di una donna uccisa dal suo compagno. Un vampiro con le sembianze di un neonato. Un enorme cavallo mutante. Sono solo tre dei personaggi di Trese, la prima serie animata filippina firmata Netflix e basata sull’omonimo fumetto. L’anime racconta la storia di una detective affascinata dall’occulto, Alexandra Trese, impegnata a risolvere crimini, uccidere mostri e salvare il mondo. Le creature con cui combatte, tuttavia, di fantastico hanno ben poco. Se lette in controluce, infatti, le storie riflettono i problemi e le ombre della società filippina. Un caso? «Non ho mai avuto intenzione di creare un manifesto o rivendicare qualcosa», ha spiegato l’autore Budjette Tan alla Bbc. «Ma è davvero molto interessante come una storia scritta più di 15 anni fa abbia così tanti riscontri nella realtà contemporanea».

 

Gli zombie come arma contro la violenza della polizia filippina

«Nessun poliziotto è un santo. Non siamo persone per voi, siamo semplicemente numeri». La battuta di un personaggio che, attraverso gli zombie, vuole vendicarsi della morte del fratello ucciso da un agente, per esempio, pare un riferimento all’attualità. Nelle Filippine infatti la polizia è accusata di un uso eccessivo della violenza, come confermato da un report delle Nazioni Unite che, dall’insediamento del presidente Rodrigo Duterte, ha denunciato solo nel 2020 più di 8 mila mila morti per mano delle forze dell’ordine. Una stretta seguita all’aggressiva campagna anti-droga di Duterte.

Politici corrotti che fanno affari con i vampiri

Ma i poliziotti non sono gli unici villain della storia. Il sindaco Santamaria, una delle figure chiave del racconto, veste i panni di un politico corrotto, implicato nel traffico di  esseri umani. Fa affari con gli aswang, creature mutaforma del folklore filippino che succhiano il sangue delle loro vittime e si cibano di carne umana. Nel fumetto e nella serie vengono proposti come personificazioni dei vari ricettatori e gangster che popolano la scena criminale di Manila e che, spesso, sono balzati agli onori della cronaca per i loro legami figure politiche di peso.

Il demone bambino come spunto per abbattere il tabù dell’aborto

Tra le creature più curiose e inquietanti della storia c’è il tiyanak, un vampiro che assume le sembianze di un neonato per attaccare chiunque lo prenda in braccio. Nello show Netflix, è interpretato da un bambino che, abortito dalla madre, ritorna in vita sotto forma di demone per perseguitarla. Questa creatura in realtà è funzionale ad abbattere il tabù dell’interruzione di gravidanza nell’unico Stato asiatico totalmente cristiano (e con un 80 per cento della popolazione cattolica). Nelle Filippine, l’aborto è illegale ed è per questo che, ogni anno, migliaia di donne ricorrono a pratiche poco sicure mettendo a repentaglio la vita.

Alexandra Trese e il riscatto delle donne

Anche Alexandra Trese, la protagonista, ha a suo modo aiutato a scardinare un tabù. Nata come ibrido di un guerriero (mandirigma) e di una sciamana (babaylan), lotta per il bene e sfata gli stereotipi legati alla tradizione filippina più conservatrice. «Nella prima versione del fumetto, avevamo pensato di assegnare il ruolo di Alexandra a un uomo. Il classico personaggio maschile prestante e amante dell’azione», ha raccontato Tan. «In realtà, ci sembrava troppo convenzionale. Nella cultura filippina non vediamo tante donne al potere, così coraggiose, così sprezzanti del pericolo. Ecco perché disegnarla e darle vita ci è sembrato la scelta migliore».