«Darjeeling ko san o rail, hirna lai abo tyari cha / Guard le shuna bhai siti bajayo». Il treno delicato di Darjeeling è pronto per sbuffare / Oh, ascolta la guardia che suona il fischietto. Questi brevi versi di una filastrocca nepalese raccolgono molto più di quanto possa sembrare a un primo ascolto. In India, generazioni di bambini di Darjeeling, nel Bengala occidentale, sono cresciuti vedendo il celebre treno che collega i 55 chilometri fra la loro città e New Jalpaiguri. Oggi però tutto potrebbe cambiare.
L’allarme delle popolazioni locali
Il governo locale ha deciso di cedere la gestione della ferrovia (patrimonio mondiale dell’umanità per l’Unesco) e la supervisione delle aree ad essa adiacenti a un ente privato. I residenti tuttavia temono che questo possa tradursi in un taglio netto all’occupazione, con hotel e centri commerciali a sostituire le piccole imprese della popolazione locale. L’amministrazione statale della Darjeeling Himalayan Railway (DHR) da mesi aveva iniziato a ridimensionare l’organico, non sostituendo i dipendenti progressivamente andati in pensione. «Cosa ci accadrà?», ha detto al Guardian Lopsang Sherpa, 80enne proprietario di un negozio alimentare sul treno. La sua attività, come molte altre, a termini di legge è illegale, ma è sempre stata tollerata dalle amministrazioni. «Ho sostenuto la mia famiglia da questo piccolo negozio per 30 anni», ha continuato Uday Barua, 48enne gestore di un caffè. «Cosa farò se mi verrà portato via?».

La DHR ha fatto il suo primo viaggio nel 1881 e da allora, anche in modo indiretto, ha dato sostentamento a un’intera popolazione. Conosciuta simpaticamente come Trenino giocattolo, ha generato enormi guadagni grazie al suo trasporto di persone e merci, tra cui tè, arance, zenzero e cardamomo. Le sue fortune iniziarono a vacillare però già negli Anni ’60 a causa di danni dovuti a frane e terremoti e della concorrenza di reti stradali più veloci, tanto che il numero dei dipendenti è sceso a 400 rispetto ai 2000 iniziali. Nonostante oggi attiri l’attenzione di un milione di turisti all’anno, la ferrovia sovvenzionata dallo Stato ha i conti in rosso. Per arginarli, il ministro delle finanze indiano, Nirmala Sitharaman, ha annunciato ad agosto un passaggio in mani private. Una notizia che ha subito alzato un polverone.
Treno di Darjeeling, i timori dell’Unesco
«Esortiamo il governo a ritirare questa decisione», ha affermato Ajoy Edwards, politico locale. «Altrimenti, anche a fronte di un minimo ridimensionamento, procederemo con proteste diffuse». Intanto si è mossa anche l’Unesco per chiedere chiarimenti al governo indiano in merito alla conservazione del suo status di patrimonio mondiale.
Preoccupata anche la Darjeeling Himalayan Railway Society, gruppo con sede nel Regno Unito che raccoglie circa 600 appassionati di 24 paesi differenti. «È il volto globale delle ferrovie indiane», ha affermato Raj Basu, segretario generale del gruppo di supporto DHR India. «La gente del posto vuole che continui a funzionare come ha sempre fatto». «Occorre un cambio di prospettiva» ha concluso Neelkamal Chettri, consulente per lo sviluppo sostenibile. «Non bisogna monetizzare la DHR, quanto piuttosto renderla autosostenibile con il supporto delle comunità locali».