Bielorussia, i sabotaggi ai treni usati dall’esercito russo

Redazione
24/03/2022

In Bielorussia si moltiplicano i sabotaggi alla rete ferroviaria nazionale su cui viaggiano i treni che trasportano truppe e munizioni russe in Ucraina. Un modo per rallentare l'avanzata di Mosca verso Kyiv. Ma anche per dire no all'ingresso del Paese nel conflitto.

Bielorussia, i sabotaggi ai treni usati dall’esercito russo

La guerra in Ucraina si combatte anche su treni e ferrovie. I convogli portano i profughi ai confini dell’Unione europea, lontano da bombardamenti e distruzione. Sono utilizzati dall’esercito di Kyiv per trasportare truppe e munizioni, ma anche per consegnare tonnellate di aiuti nelle aree maggiormente colpite e trasferire macchinari e produzioni da Est a Ovest. Lo conferma il fatto che Oleksandr Kamyshin, 37enne presidente delle Ferrovie ucraine, sia diventato un bersaglio e per questo costretto a muoversi con la scorta.

I sabotaggi anti Russia sulle ferrovie bielorusse 

Ma i treni sono centrali anche sull’altro fronte. In Bielorussia, Paese usato da Mosca come base logistica, trasportano soldati e munizioni russe in Ucraina. Per tale ragione la rete ferroviaria di Minsk è diventata oggetto di blitz da parte di gruppi vicini all’opposizione. Dal 19 al 22 marzo, i collegamenti ferroviari con l’Ucraina da Brest, Louninec, Kalinkavitchi e Homel sono rimasti bloccati a causa di un sabotaggio attuato da «bielorussi onesti». Così li ha definiti il numero uno delle Ferrovie del Paese. Lavoratori che bloccando il corridoio bielorusso su rotaia hanno reso difficili i rifornimenti all’armata russa. Secondo Bypol, una organizzazione di ex militari ora all’opposizione, i bersagli privilegiati di questi ‘partigiani ferrovieri’ sono le strumentazioni che regolano gli scambi, facili da danneggiare ma costose da sostituire. Come riporta Libération, il primo marzo scorso sono state incendiate due cabine di controllo nei pressi di Homel, snodo centrale per il trasporto truppe, e di Baranavichi, dove si trova un centro di addestramento congiunto russo-bielorusso. Lo stesso era accaduto il 15 marzo vicino a Brest, sul confine polacco, e a Vitebsk, su quello russo. «È nostro dovere fare qualcosa per fermare la guerra e liberarci dall’occupazione dell’esercito russo», ha scritto su Telegram Byopol, invitando i connazionali alla mobilitazione.

i sabotaggi alle ferrovie bielorusse contro la Russia
Operai al lavoro in una cabina di controllo (da Byopol).

Le contromisure di Mosca e l’indagine ordinata da Lukashenko

Questi sabotaggi non sono solo dimostrativi. Sulla tratta Homel-Kyiv per esempio viaggiano sì le truppe russe dirette nella Capitale ucraina, ma anche le munizioni per l’artiglieria. Ogni azione di disturbo quindi rallenta l’avanzata di Mosca. Gli attacchi hanno spinto il Cremlino a prendere precauzioni. I treni russi continuano a circolare, ma non la notte. E le armi ormai vengono caricate su normali vagoni merci per non dare nell’occhio. Il regime di Alexander Lukashenko il 3 marzo ha avviato una inchiesta per atti di terrorismo organizzato e, stando a quanto riferito dai lavoratori, nella compagnia ferroviaria nazionale sarebbe in corso una caccia all’uomo. Finora sono state arrestate otto persone accusate di appartenere alla banda dei sabotatori.

Il pressing di Mosca su Minsk e il debito di Lukashenko nei confronti di Putin

A spingere questi gruppi, compreso quello di hacker che a fine febbraio aveva mandato in tilt il sistema ferroviario riducendo la velocità dei treni e spegnendo i semafori della rete per un’ora e mezzo, è sicuramente l’opposizione alla guerra ma anche evitare che truppe bielorusse partano per l’Ucraina. Dall’inizio dell’invasione, Mosca ha continuato il pressing su Lukashenko. Il timore è che il dittatore bielorusso, visto il debito nei confronti di Putin che lo ha sostenuto durante le proteste di piazza contro i brogli alle elezioni del settembre 2020, alla fine ceda. Nonostante entrare in guerra sia l’ultima cosa che voglia o meglio possa permettersi. L’opinione pubblica si solleverebbe – secondo il think tank Chatham House solo il 3 per cento dei cittadini è favorevole all’invio di soldati – e l’esercito, ormai l’unico pilastro del suo potere, non può essere né messo a rischio né sacrificato. Eppure negli ultimi giorni, si sono moltiplicate le voci su un impegno diretto di Minsk nel conflitto. E l’espulsione di funzionari dell’ambasciata ucraina in Bielorussia non lascia ben sperare.

I sabotaggi della resistenza bielorussa ai treni usati dall'esercito russo
Vladimir Putin e Alexander Lukashenko (Getty Images).

La Bielorussia può contare al massimo su 20 mila uomini

Intanto alle tv bielorusse, la propaganda continua a escludere l’invio di truppe. L’unica missione dell’esercito, viene ribadito, è la protezione delle frontiere. I cinque battaglioni stanziati a Sud, vicino al confine ucraino, non sono stati rinforzati anche perché gli uomini disponibili non sarebbero più di 20 mila. Altre forze si trovano a Ovest, al confine polacco e con i Paesi baltici membri della Nato. Minsk intanto ha chiesto a Mosca missili balistici Iskander e un sistema di difesa aerea S-400. Basterà per evitare l’ingresso nel conflitto? Certo è che se per Putin 20 mila bielorussi mal equipaggiati possono fare la differenza, allora la situazione sul campo è più grave di quello che sembra.