Torna a parlare direttamente a Giorgia Meloni l’assessore comunale al Welfare e alle politiche sociali di Napoli, Luca Trapanese. Il primo botta e risposta tra i due, a settembre, si è incentrato sull’adozione da permettere, secondo l’uomo, a tutti i genitori single. Come nel suo caso, visto che lui è riuscito ad adottare Alba, una bambina con sindrome di down ormai cinque anni fa. Trapanese aveva invitato Meloni a cena in pizzeria a Napoli, per mostrarle il rapporto d’amore tra lui e la figlia. Invito accettato, ma mai portato davvero a compimento. E oggi Trapanese torna a parlarne, dopo le parole rilasciate dalla presidente sulle «donne vittime dell’identità gender».

Trapanese su Facebook: «Donne ridotte ai minimi termini»
Il lungo post dell’assessore parte dall’invito a cena: «Cara Giorgia Meloni , torno a scriverti dopo qualche mese dalla tua risposta. Ti eri dichiarata disponibile e felice di un confronto con me, ma poi, sebbene avessi accettato pubblicamente il mio invito cena, a mangiare la pizza con me e Alba non ci sei mai venuta». Poi l’argomento centrale: «Questa settimana hai rilasciato un’intervista a Silvia Grilli, direttrice del settimanale Grazia, che ha messo la tua faccia in copertina con scritto: “Ragazze, liberiamo il nostro potere!” Mi aspettavo di leggere da parte della prima Presidente del Consiglio donna parole di elogio alle donne per i loro talenti, un invito a difendere la propria libertà di realizzarsi, coltivare le proprie passioni, fare delle scelte, lavorare e raggiungere posizioni di prestigio e potere al pari degli uomini. E invece si scopre che il potere che le donne dovrebbero liberare, secondo il tuo punto di vista, sarebbe limitato all’essere madri, mettere al mondo figli, rinunciare ad abortire laddove invece avessero deciso di farlo. Una totale riduzione della donna ai minimi termini».
L’assessore chiede cosa sia «l’ideologia gender»
Trapanese prosegue e cita l’ideologia gender di cui parla Giorgia Meloni, chiedendo spiegazioni: «Mi piacerebbe anche che tu mi spiegassi cosa sarebbe l’ideologia gender che nomini anche nell’intervista, locuzione peraltro coniata da te. Riguarda anche me, padre gay? Io ho adottato Alba, una bimba down abbandonata da una donna alla nascita e non voluta da oltre 30 famiglie tradizionali, quelle a cui, dici nell’intervista, avrebbe diritto ogni bambino. Peccato che tu non sia venuta a trovarci come avevi promesso, avresti conosciuto la nostra famiglia – posso chiamarla così oppure un papà e una bimba non sono una famiglia? A casa nostra avresti capito che l’amore e la gioia che circondano Alba sono così grandi che la rendono totalmente felice. Penso che sia proprio per questo che non hai mantenuto la promessa, per non vedere ciò che è così evidente. Io e Alba ti salutiamo, rammaricati e anche un po’ dispiaciuti per te, che non riesci a cogliere l’enorme bellezza custodita nell’unicità di tutte le famiglie che si amano».
