Nata negli Stati Uniti come sottogenere dell’hip hop alla fine degli Anni 90 e diventata in poco tempo una delle teste di serie dell’industria musicale internazionale, in Italia la trap ha iniziato a prendere piede (e a macinare numeri da record su Spotify) soltanto a partire dal 2010. I suoi testi, spesso giudicati inappropriati e troppo espliciti e i ritmi conditi da parecchio autotune, sono diventati lo specchio di vite, disagi e di storie di riscatto.
A Napoli le periferie diventano protagoniste
Più che altrove, a Napoli le note della trap hanno svelato le luci e le ombre delle periferie. Come nel caso del 30enne Enzo Dong, uno dei golden boy della scena partenopea. Dong è figlio del rione Don Guanella e di una storia che, da Secondigliano, lo ha portato dritto dritto a cantare sul palco dell’Ariston. Il segreto del successo dei suoi pezzi (da Higuain a Secondigliano regna) pare essere la verità: «Nel rap italiano mancava l’apporto di artisti che arrivassero davvero dalla strada», ha raccontato a El País che ha dedicato un reportage proprio alla trap partenopea. «Noi trapper napoletani abbiamo portato proprio questo, esperienze che gli italiani, in genere, leggevano soltanto nelle strofe degli artisti americani».
Vale Lambo e il valore della verità
Sulla stessa onda anche il produttore e cantante Vale Lambo che si muove in un immaginario musicale dove si mescolano rap e canzone neomelodica, amore e malavita, suoni puliti e sintetizzatori. Con tre dischi all’attivo sotto l’etichetta Universal, Vale Lambo non si è mai lasciato soggiogare dalle logiche di mercato e ha sempre tentato di fare una musica che gli assomigliasse e che parlasse di lui senza finzioni: «Quello che raccontiamo nelle canzoni è reale. La gente non vuole storielle inventate, false. Cerca il vero, sempre».
La ricetta di Enzo Chiummariello
Questo cambio di paradigma che ha permesso al trap partenopeo di valicare i confini della città non è però legato solo al talento dei singoli artisti. Molto ha fatto l’intuito di Enzo Chiummariello che segue 10 dei cantanti più seguiti dai giovani d’età compresa tra i 17 e i 25 anni. «La musica trap, oggi, ha bisogno dei social media. Non è più solo canzoni, ci vogliono le immagini. Tutto quel che si racconta deve essere tradotto nel linguaggio della Rete, è fondamentale per essere capiti», ha ribadito raccontandosi al quotidiano spagnolo.
È stato proprio lui l’artefice dello sbarco a Sanremo del gruppo di giovani che hanno duettato con Gigi D’Alessio in una delle serate della kermesse: «Il 71esimo Festival è stato un traguardo importante. Siamo arrivati anche a gente che non ci conosceva. Ci siamo inseriti nel circuito della musica più commerciale. E abbiamo finalmente iniziato a cambiare l’immagine di quartieri meno fortunati come Secondigliano, accodandoci a un’operazione iniziata dalla televisione con le serie».