Il ruolo della Transnistria nella guerra russa in Ucraina

Stefano Grazioli
11/03/2022

La piccola repubblica autoproclamata stretta tra Moldavia e Ucraina è di fatto un protettorato russo. Putin potrebbe ricongiungerla al Donbass e a Odessa. Per ora Tiraspol, a differenza di Donetsk e Lugansk, non ha ancora preso una posizione ufficiale sulla guerra e resta un avamposto strategico di Mosca ai confini con l'Ue.

Il ruolo della Transnistria nella guerra russa in Ucraina

Dopo l‘annessione della Crimea nel 2014 e l‘inizio della guerra nel Donbass la domanda principale era quanto potesse spingersi la Russia in territorio ucraino. La questione si pose realisticamente nell’estate del 2014, quando quella che il governo di Kiev aveva definito una operazione antiterroristica per riportare sotto il proprio controllo le repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk si trasformò in un vero e proprio conflitto con l’intervento non ufficiale di Mosca che respinse l’offensiva ucraina. I primi accordi di Minsk, nel settembre del 2014 dopo la sconfitta ucraina a Ilovaisk, e i secondi, firmati nel febbraio 2015 dopo quella a Debaltsevo, con il presidente Petro Poroshenko costretto a scendere a patti con Vladimir Putin, segnarono la fine delle speculazioni su una possibile ulteriore avanzata filorussa nella striscia di terra dal sudest ucraino al confine con occidentale con Romania, Moldavia e soprattutto Transnistria, repubblica nata negli Anni 90 dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, non riconosciuta dalla comunità internazionale e nemmeno da Mosca (che si limita a sostenerla), ma di fatto protettorato russo.

Guerra in Ucraina: i legami tra Mosca e la Transnistria
La bandiera russa dietro un monumento a Tiraspol (Getty Images).

Il Cremlino punta davvero a Odessa e a ricongiungere il Donbass alla Transnistria?

Per otto anni di conflitto a bassa intensità la possibilità di una ulteriore escalation è rimasta solo teorica, fino a che non si è materializzata con l’inizio dell’invasione russa lo scorso 24 febbraio. Il piano nel cassetto di Vladimir Putin, nemmeno troppo segreto visto che vecchio quasi due lustri e svelato poi nei dettagli dall’intelligence statunitense che ha fatto fatica a convincere l’Ucraina, o almeno così è parso, è ritornato di estrema attualità. Il Cremlino punta davvero a Odessa e a ricongiungere, per mantenere, il Donbass alla fedele Transnistria dove da sempre stazionano le truppe russe eredi della 14esima armata sovietica? Che il Cremlino abbia escluso una guerra di occupazione e abbia parlato di un‘operazione militare temporanea significa poco, ma gli osservatori militari di ogni colore, prima come ora, hanno sempre sostenuto che con le forze messe in campo da Mosca, meno di 200 mila uomini, non si occupa né soprattutto si mantiene l’ex repubblica sovietica. Passate poco più di due settimane dall’inizio del conflitto su larga scala, Odessa non sembra rientrare negli obiettivi militari prioritari, almeno in questa fase. Poi si vedrà. Le guerre iniziano in un modo e possono continuare in un altro. L’opzione Donbass-Transnistria rimane però adesso più teorica che reale, tanto più che a Tiraspol, distante un centinaio di km dal porto sul Mar Nero, non si è mosso nulla.

Guerra in Ucraina: la posizione della filorussa Transnistria
Un supermercato Sheriff a Tiraspol (Getty Images).

Il piccolo alleato strategico avamposto di Mosca ai confini con l’Unione europea

La Repubblica moldava di Pridniestrov, questo il nome ufficiale della Transnistria, rimane in ogni caso un piccolo alleato geograficamente importante per le strategie del Cremlino che ha fatto di questo lembo di terra, staccatosi dalla Moldavia nel 1990 e al centro di un mini conflitto che nel 1992 causò qualche centinaio di morti, un avamposto ai confini dell’Unione europea e una specie di buco nero come crocevia di traffici illeciti, tra il Mar Nero e il sudest europeo. Per 20 anni, dal 1991 al 2011, l’uomo forte a Tiraspol è stato Igor Smirnov, detto lo sceriffo di Tiraspol, che alla fine degli Anni 80 verso il tramonto dell’Urss dirigeva il soviet cittadino. Non è un caso che la holding che controlla praticamente tutte le attività del Paese sia la Sheriff, fondata nel 1993 da due ex agenti dei servizi segreti, Victor Gushan e Ilya Kazmaly. Società tra l’altro sponsor dello Sheriff Tiraspol, club che ha battuto il Real Madrid in Champions League, il cui allenatore Yuriy Vernydub si è dimesso per arruolarsi nei corpi di “difesa territoriale” ucraini.

la Transnistria e la guerra russa in Ucraina
Vadim Krasnoselsky (Getty Images).

Vadim Krasnoselsky e la posizione della Transnistria sulla guerra in Ucraina

Dopo l’intermezzo tra il 2011 e il 2016 di Evgeni Shevchuk, con un passato tanto per cambiare alla Sheriff, è arrivato alla presidenza Vadim Krasnoselsky, di origine russo-ucraina, rieletto la seconda volta nel 2021. Carriera sempre a cavallo tra politica e business, a Interdnestrcom, la filiale delle comunicazioni parte di Sherif, Krasnoselsky prosegue la tradizione dei leader che amministrano la piccola repubblica di mezzo milione di abitanti pensando ai propri affari e lasciando le questioni di politica internazionale al Cremlino. Non sarà lui insomma a decidere se le poche truppe russe, meno di 2 mila uomini, saranno in qualche modo mobilitate nel conflitto in corso oltre confine. Vero è che sebbene sia filo-russa, a differenza della Bielorussia o dell’Abkazia e dell’Ossezia del Sud in Georgia, la Transnistria non ha ufficialmente né approvato né condannato la guerra in Ucraina né riconosciuto ufficialmente le due repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk. Recentemente Krasnoselsky ha anzi definito il conflitto una tragedia, aprendo centri per accogliere gli sfollati ucraini. Per Vladimir Putin si tratta dunque un alleato più simbolico che operativo, ma è la Transnistria stessa a essere un fattore destabilizzante alla frontiera con l’Unione europea.