Muri apparentemente insormontabili, sgretolati sotto il sole di luglio. Se i record sono fatti per essere battuti, questo Tour de France ne è l’ennesima riprova. Scalate ripide, discese al limite, cadute e volate da panico. Non è mancato nulla, compresi statistiche da aggiornare e primati nuovi. Uno in particolare era considerato inattaccabile: il numero di vittorie di tappa nella corsa francese. Il Cannibale Eddy Merckx ne aveva collezionate 34 in carriera, distribuite tra il 1969 e il 1975. E nessuno, salvo forse veggenti o temerari, alla vigilia della Grande Boucle 2021 avrebbe immaginato l’aggancio e il possibile sorpasso da parte di Cannonball Mark Cavendish al Cannibale belga.
Il britannico si era presentato ai nastri di partenza con 30 successi parziali, ma anche accompagnato da cinque stagioni di digiuno al Tour e le voci di quanti, fino a un paio di mesi fa lo ritenevano un ex corridore. E invece, prima la resurrezione sportiva al Giro di Turchia, poi il forfait di Sam Bennett, hanno convinto la Deceuninck-Quick Step ha scommettere sul vecchio campione. La scelta non poteva essere più felice e con con quattro vittorie nelle prime due settimane, il velocista dell’Isola di Man ha raggiunto Merckx e potrebbe ancora superarlo. Certo, in termini assoluti, il paragone tra i due rimane iperbolico. Il Cannibale, giusto, per dirne una, vanta il primato di 115 maglie gialle indossate, testimonianza di cinque successi finali. I numeri, però, restano tali e Cavendish adesso rischia realmente di sostituire con il suo nome quello del belga.
Tadej Pogacar, il collezionista di maglie
Un altro primato, invece, già eguagliato da Tadej Pogacar, potrebbe presto essere sgretolato: aggiudicarsi la classifica generale, quella degli scalatori e infine la graduatoria riservata ai giovani nella stessa edizione. Al Piccolo principe il capolavoro era riuscito già 2020, il bis è sul punto di essere servito. In futuro, data la giovane età, il classe 1998, potrebbe rilanciare, aggiudicandosi tutte le maglie a disposizione, inclusa la verde, assegnata a chi conquista la classifica a punti. In realtà, Merckx, sempre lui, ci era riuscito nel 1969, anno in cui, però, la maglia bianca doveva essere messa ancora in palio. Lo sloveno avrà due anni di tempo, poi superati i 25, non potrà più competere per il titolo di re tra i giovani.
Tour, i ciclisti più vincenti di sempre
La clessidra rimane dalla sua parte, comunque, in relazione al primato più importante di tutti: il numero di edizioni vinte. I francesi Jacques Anquetil e Bernard Hinault, Merckx e lo spagnolo Miguel Indurain hanno messo insieme cinque trionfi a Parigi. Il navarro addirittura consecutivi. Lance Armstrong, arrivato a sette, se li è visti togliere per lo scandalo doping. La strada verso l’Olimpo è lunga e lastricata di insidie, ma Pogacar ha dimostrato di avere i numeri per sfidare questi mostri sacri della bicicletta. Altro traguardo alla portata potrebbe essere quello diventare leader dalla prima all’ultima tappa. Impresa riuscita solo a cinque ciclisti, l’ultimo, il belga Romain Maes, nell’ormai lontanissimo 1935. Dal Dopoguerra in poi nessuno ha centrato l’obiettivo, che oggi saprebbe di record assoluto.
Non solo Pogacar, le maglie verdi di Sagan
Ma in odore di record, non c’è solo Pogacar. Un altro primato migliorabile fin dal prossimo Tour è quello del numero di maglie verdi conquistate. Lo slovacco Peter Sagan è a quota sette, dopo aver superato nel 2019 il tedesco Erik Zabel (fermo a 6), nel 2022 può cercare di andare oltre: ambiva a farlo già nell’edizione che volge al termine, ma costretto al ritiro ha dovuto rivedere i piani. Al sicuro per il momento il primato di Richard Virenque, sette volte maglia a pois.
E c’è un altro record che oggi sembra imbattibile, ma che da romantici è bello sognare di veder infranto: quello di vincitore più anziano. Il primato spetta al belga Firmin Lambot che conquistò l’edizione del 1922 a 36 anni, 4 mesi e 9 giorni. Chissà che Chris Froome, non sogni di riuscirci nel 2022, a 37 anni compiuti. Ma questa edizione, come raccontato dal sito di storie di ciclismo Bidon, ha dovuto confrontarsi anche con un record poco invidiabile, sempre riferito al Keniano bianco: nessun plurivincitore era mai andato così male. Potrebbe essere proprio l’orgoglio del campione ferito a dare a Froome la spinta per l’ultimo graffio, con cui aggancerebbe i più grandi a cinque trionfi, e diventerebbe la maglia gialla più anziana di sempre.