Next generation Tour

Stefano Iannaccone
10/07/2021

I giovanissimi Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard si stanno dando battaglia sulle strade della Grande Boucle, ribaltando i canoni tradizionali del ciclismo. Chi sono stati prima di loro i vincitori under 25 della corsa.

Next generation Tour

La freschezza più dell’esperienza. La forza della gioventù che con sfrontatezza doma i tornanti delle montagne, siano Alpi o Pirenei, dimostrandosi più efficace lungo le pendenze verticali e nelle prove a cronometro. Così il bianco e il giallo diventano tutt’uno, si uniscono in un solo dominatore. La maglia bianca del miglior giovane, assegnata all’under 25 meglio piazzato, finisce per corrispondere alla maglia gialla, emblema del primato nella classifica generale al Tour de France. Storie di predestinati nel ciclismo, di fenomeni, che pur ragazzini, sono stati in grado di mettere tutti in riga.

Pogacar e Vingegaard, sospesi tra bianco e giallo

Il Piccolo principe, lo sloveno Tadej Pogacar, nato nel 1998, è l’alfiere del ciclismo contemporaneo, caratterizzato da una nidiata di baby che sta spazzando via la vecchia generazione. Ma non è il solo, basti pensare alla potenza espressa dal danese Jonas Vingegaard, classe 96, sul Mont Ventoux. Poche pedalate, per lasciarsi alle spalle tutti i favoriti. Ennesima testimonianza di una gioventù che diventa valore aggiunto, più dell’esperienza in un capovolgimento dei canoni tradizionali del ciclismo, che inquadrava, salvo rari casi, l’apice della carriera tra i 26 e i 30 anni.

Felice Gimondi, neoprofessionista in giallo

La storia del Dopoguerra (che quindi esclude il più giovane vincitore di sempre Henry Cornet, trionfatore nel 1904 a 19 anni) racconta di un mito italiano, che al primo anno da professionista, è stato in grado di conquistare la vittoria finale. Aveva 22 anni, ne avrebbe compiuti 23 qualche mese dopo la Grande Boucle. Felice Gimondi nel 1965 stupì tutti, salendo sul gradino più alto del podio appena approdato tra i grandi. Ma qualche anno prima di lui, un altro giovane terribile aveva lasciato il segno nella corsa francese: era l’idolo di casa, Jacques Anquetil, che a 23 anni, nel 1957, trionfò a Parigi per la prima volta in carriera. I successi, in totale, sarebbero diventati cinque, ma gli altri arrivarono quando il campione transalpino era ormai maturato, dal 1961 al 1964. Un poker consecutivo e leggendario, siglato da Monsieur Chrono, come lo chiamavano per la sua abilità nelle corse contro il tempo. Nella lista non poteva mancare il Cannibale Eddy Merckx, che a 24 anni, nel 1969, trionfò per la prima volta al Tour de France. Considerando le imprese di cui fu capace, forse anche in leggero ritardo.

La Maglia bianca, l’istituzione e la provvisoria sospensione

Ai tempi di Anquetil, Gimondi e Merckx, comunque, non c’era ancora la maglia bianca a incoronare miglior giovane, che fu istituita ufficialmente nel 1975 e conquistata subito da Francesco Moser, settimo a Parigi. Negli Anni ’90, la divisa sarebbe stata provvisoriamente eliminata, non la graduatoria che avrebbe continuato a premiare l’under più forte della corsa. Ricomparirà a partire dal 2000.

Giovanissimo campione fu anche Bernard Hinault, che a 23 anni ottenne il successo alla Grande Boucle del 1978. Sul podio francese, l’idolo di casa si vestì solo di giallo, in quanto, per il regolamento dell’epoca, la Maglia bianca andò Henk Lubberding, ottavo nella generale. L’accoppiata bianco-giallo l’ha centrata ufficialmente il parigino Laurent Fignon, nel 1983. In quell’edizione, in barba alla sua ipotetica inesperienza, non ebbe problemi a sbaragliare la concorrenza, su tutti quella dello spagnolo Angel Arroyo, secondo a oltre quattro minuti.

Jan Ullrich e il ritorno dei giovani in giallo

Si dovranno attendere il 1997 e l’avvento del possente tedesco Jan Ullrich per ritrovare un vincitore under. Il Kaiser a 23 anni schiantò i rivali: Richard Virenque staccato di 9 minuti e Marco Pantani , terzo a quasi un quarto d’ora. Dieci anni dopo, nel 2007, è stata la volta della consacrazione della stella spagnola di Alberto Contador, giallo e bianco a 24 anni, in un’edizione macchiata dal ritiro forzato di Michael Rasmussen. Il danese, leader alla fine della sedicesima tappa, venne costretto ad abbandonare la corsa dal suo team per aver mentito sul luogo di allenamento. Il Pistolero vinse per una manciata di secondi, 23, sull’australiano Cadel Evans.

Nel 2010 si è celebrata la vittoria a posteriori di Andy Schleck, miglior giovane di quell’anno, inserito nell’albo d’oro della Grande Boucle in seguito alla squalifica per doping proprio di Contador. E siamo ai giorni nostri, a Egan Bernal che nel 2019, appena 22enne trionfò sugli Champs-Élysées. Nell’edizione successiva, il passaggio di testimone a un altro 22enne terribile, Tadej Pogacar, concretizzò un insolita doppietta: due successi consecutivi firmati da under 25 sulle strade della Grande Boucle. In attesa, naturalmente, di capire come finirà quest’anno.