Rivelate la cause della morte di Tori Bowie, velocista americana e vicecampionessa olimpica, deceduta a 32 anni lo scorso 2 maggio. L’autopsia ha confermato il decesso per complicazioni dovute alla gravidanza. Secondo quanto riferiscono i media americani, l’atleta era entrata in travaglio all’ottavo mese mentre si trovava da sola a casa e avrebbe avuto convulsioni potenzialmente fatali associate all’ipertensione. Come ha riportato Tmz, infatti, Bowie è stata trovata nel suo letto dagli agenti, sopraggiunti per un controllo dopo essere stati avvisati dai parenti che non la sentivano da giorni.
Tori Bowie, i dettagli dell’autopsia che ha svelato le cause della morte
«L’eclampsia di solito si verifica a partire dalla ventesima settimana di gestazione», hanno dichiarato i medici che hanno eseguito l’autopsia. «Patologia rara, colpisce il 3 per cento delle donne». Gli esperti hanno confermato che eventuali cure mediche di emergenza avrebbero potuto salvarla, ma la ragazza non ha avuto modo di chiamare aiuto. Usa Today ha aggiunto che il feto era già ben sviluppato che le complicazioni erano legate a difficoltà respiratorie. Nel rapporto dell’autopsia si parla anche di convulsioni, mal di testa e visione offuscata. «Abbiamo perso una cliente, una cara amica, una figlia e una sorella», aveva annunciato su Twitter il suo rappresentante Icon Management Inc. «Era un faro di luce che brillava intensamente».

Come confermarono i media americani, Tori Bowie era ferma dal giugno 2022 e soffriva da tempo di depressione. Era infatti sparita completamente dai radar già prima dell’Olimpiade di Tokyo 2021, quando non figurò nel team Usa che avrebbe partecipato ai Giochi. Una notizia che destò più di qualche sospetto, in quanto a Rio 2016 aveva conquistato tre medaglie. In Brasile, Bowie aveva infatti vinto l’oro nella staffetta 4×100 femminile, l’argento nei 100 metri piani e il bronzo nei 200 metri. L’anno successivo invece era diventata la velocista più rapida del mondo imponendosi ai Campionati mondiali IAAF sia nei 100 metri sia nella 4×100. «Sono devastata», aveva scritto a maggio la britannica Jade Johnson. «So che le persone muoiono, ma così non è giusto». La notizia aveva profondamente scosso anche lo statunitense Noah Nyles, campione mondiale dei 200 metri in Oregon. «Mi si spezza il cuore», aveva aggiunto.