A vele spiegate
Caterina Banti e Ruggero Tita hanno conquistato l'oro nella categoria Nacra 17. Sul podio anche Gran Bretagna e Germania. Chi sono i due atleti azzurri capaci di riportare il titolo più ambito in Italia a 21 anni dall'ultima volta.
L’ultimo oro nella vela risaliva all’Olimpiade di Sidney 2000. In Australia era stata Alessandra Sensini a traghettare l’Italia sul tetto del mondo. Oggi, a Tokyo, è il turno di Caterina Banti e Ruggero Tita, romana lei, trentino lui, capaci di mettere tutti in riga nella gara mista categoria Nacra 17. Alla coppia azzurra bastava arrivare sesta nell’ultima gara e tanto è stato fatto. L’argento è andato alla Gran Bretagna, bronzo per la Germania. L’ultima medaglia in assoluto, invece, era stata conquistata sempre da Alessandra Sensini nel 2008 a Pechino. In Cina, nel windsurf, la toscana vinse l’argento. È la prima medaglia d’oro mista della storia per l’Italia ai Giochi olimpici.
RUGGI E CATE SONO D’OROOOOOO! 🥇
A #Tokyo2020 la vela azzurra torna sul gradino più alto del podio! Ruggero #Tita e Caterina #Banti sono CAMPIONI OLIMPICI nel Nacra 17! ⛵🇮🇹#ItaliaTeam #Sailing @federvela pic.twitter.com/sKIvKeg6pG
— CONI (@Coninews) August 3, 2021
Ruggero Tita, l’informatico al timone
Nato a Rovereto il 20 marzo 1992, il timoniere Ruggero Tita abita a Civezzano, a 15 chilometri da Trento, città dove si è laureato in Ingegneria Informatica. Enfant prodige della vela, ha iniziato a otto anni, con le prime regate sul Lago di Caldonazzo, e quando ne aveva 13 ha conquistato il titolo di campione italiano nella classe Optimist (monoscafo dotato di singola vela). Dopo un anno di regate in 29er è passato al 49er, mietendo successi in serie nei campionati italiani, fino alla sfortunata spedizione di Rio 2016, dove in coppia con il prodiere (componente dell’equipaggio che sta a prua) Pietro Zucchetti non è andato oltre il 14esimo posto. Nei piani iniziali, avrebbe dovuto partecipare a Tokyo 2020 e poi essere parte dell’equipaggio di Luna Rossa impegnato nell’America’s Cup, ma il Covid ha stravolto ogni programma: impossibile prepararsi per i Giochi stando a Auckland, e così ha dovuto rinunciare alle regate nei mari della Nuova Zelanda (che ha comunque commentato per la Rai). Tutte le fiches sui cinque cerchi, insomma, e si può dire che sia andata benissimo. Atleta delle Fiamme Gialle, Tita è un grande appassionato di sport estremi, dal kitesurf allo snowkite, fino a freeride, speedfly, paraglide, senza dimenticare snowboard e ski freestyle.
Caterina Banti, poliglotta in cima al mondo
Dal Trentino alla Capitale, Caterina Marianna Banti è nata a Roma il 13 giugno 1987. Sulle orme del fratello, all’età di 13 anni si è avvicinata alla vela, tra deriva e Laser, che però a lungo è stata solo un passatempo: «Ho iniziato a fare regate quando avevo 23 anni. Prima avevo altre priorità, volevo continuare gli studi e fare il dottorato, essendo laureata in studi orientali con una magistrale in studi islamici (a Napoli, ndr)». Una propensione confermata dal 110 e lode ottenuto alla magistrale e dalle sei lingue che Caterina parla in maniera scorrevole, in particolare l’arabo a cui si è dedicata per dieci anni. «La mia tesi era intitolata Mar’i Ibn Yusuf al-Karmi e la Questione del tabacco nell’Impero Ottomano del XVII secolo. Si trattava della traduzione dall’arabo, del commento e dell’analisi di un testo giuridico del XVII secolo, inedito in lingue occidentali, sulla questione della liceità del tabacco».
Per quanto riguarda lo sport, Banti è iscritta al Circolo canottieri Aniene ed diventata realmente cosciente delle proprie capacità quando si è riscoperta prodiere, in seguito al passaggio alla categoria Nacra 17 avvenuto nel 2013. E proprio su questo catamarano, si è creata l’alchimia perfetta con Tita, subentrato nel 2017 al vecchio timoniere Lorenzo Bressani.