L’equazione vincente

Camilla Curcio
26/07/2021

Ricercatrice e insegnante di fisica matematica all'École Polytechnique Federale di Losanna, Anna Kiesenhofer ha conquistato la medaglia d'oro nella prova su strada di ciclismo femminile. La sua storia tra lezioni, vittorie e cadute: «Così ho applicato i miei studi alla bici».

L’equazione vincente

Una vittoria caratterizzata da dedizione, sacrificio e calcoli matematici. La ciclista austriaca Anna Kiesenhofer, lo scorso 25 luglio, ha scritto una grande pagina di sport nel libro immenso delle olimpiadi. Capace di beffare avversarie ben più titolate – dall’israeliana Omer Shapira alla polacca Anna Plichta, fino alla grande favorita, l’olandese Annemiek Van Vleuten (che ha persino esultato al traguardo pensando di essere arrivata prima) – ha conquistato l’oro nella prova su strada di ciclismo femminile. Classe 1991, Anna si divide tra un lavoro come ricercatrice post-dottorato in fisica matematica all’École Polytechnique Federale di Losanna e gli allenamenti in bici. Questi ultimi, dopo anni di professionismo e tanti incidenti di percorso, erano diventati un’attività collaterale. Almeno fino al trionfo olimpico di domenica.

Anna Kiesenhofer, in bici per un infortunio

La scintilla per i pedali era scattata sette anni fa, a causa di un infortunio. Costretta ad abbandonare triathlon e duathlon, Kiesenhofer decise di ripiegare a tempo pieno sulla bicicletta. Qualche mese più tardi, ingaggiata dalla squadra catalana Frigorificos Costa Brava – Naturalium, vinse la la storica Gran Fondo New York. Ma il ciclismo è sport che alterna salite e discese, così al Tour de l’Ardèche una brutta caduta la costrinse al ritiro. Conquistata la Coupe d’Espagne nel 2016, si ripresentò all’edizione successiva della maratona dell’Ardèche da membro della squadra internazionale, arrivando seconda dietro la brasiliana Flávia Oliveira.

I buoni risultati, la portarono, 26enne, a firmare il primo, vero contratto da professionista con la Lotto Soudal. Sembrava l’inizio di una favola, si sarebbe rivelata una cocente delusione e dopo una serie di gare sottotono e competizioni abbandonate in corso, Anna Kiesenhofer si prese una pausa. Il periodo lontano dalle competizioni si è protratto fino al 2019, anno in cui è tornata alle corse da ciclista amatoriale. Una nuova vita in sella, battezzata immediatamente dal titolo di campionessa nazionale nella prova in linea e in quella a cronometro e, soprattutto, dal 20esimo posto al mondiale. Un rendimento alto, utile a traghettarla fino a Tokyo. Qui si è presentata completamente sola, senza contratti, allenatori, preparatori o nutrizionisti. Ma evidentemente con la convinzione di poter realizzare un’impresa clamorosa. In fuga dal primo chilometro, Anna Kiesenhofer è stata la prima austriaca a vincere una medaglia in una competizione ciclistica internazionale in oltre 125 anni.

Keisenhofer, dalla bici ai libri di matematica e fisica

Un successo ancora più grande, perché ottenuto da autentica outsider. Come accennato, infatti, quando non pedala Keisenhofer si dedica allo studio e all’insegnamento della matematica e della fisica. E il curriculum accademico, d’altronde, almeno prima di domenica, era costellato di vittorie ben più pesanti rispetto a quelle ottenute da ciclista. Una laurea alla Technical University di Vienna, un master a Cambridge, un dottorato in Catalogna (completato parallelamente agli impegni sportivi) e, quindi, il lavoro all’Ateneo di Losanna, dove insegna e collabora con un team di ricercatori su diversi progetti legati all’applicazione delle equazioni differenziali al mondo della fisica.

Un studio constante e rivelatosi fondamentale per vincere anche in bici. In un grafico, condiviso su Twitter, appena qualche mese fa mostrava nel dettaglio i risultati del training intrapreso per abituarsi alle temperature giapponesi. Indicazioni, successivamente confermate alla stampa nelle vesti di campionessa olimpica. «Ho studiato la prova maschile e ponderato con attenzione la mia tattica di gara. Non avevo la radio, quindi non ero sicura del vantaggio che avevo. In più, non ero certa del fatto che gli aggiornamenti che ricevevo fossero affidabili», ha spiegato ai microfoni della Bbc. «Sono andata a tutta velocità, sfruttando le mie doti a cronometro. Ho iniziato a credere nella possibilità di vincere solo negli ultimi metri. Alla fine, sono arrivata completamente senza forze. Mi sono presa, finalmente, la giusta ricompensa per i sacrifici fatti nel tempo».

Keisenhofer, un futuro da scrivere

Adesso il futuro ha assunto sembianze nuove e aperto prospettive impensabili fino a poco tempo fa. Ma di fronte alle incognite, rimane una certezza: «Non mollerò la ricerca e continuerò ad allenarmi, nella speranza di poter ottenere ancora risultati come questo e invitare le ragazze come me, o anche più giovani, a non credere troppo nelle autorità e nei maestri. A chi dice di saperla lunga o negli allenatori che promettono miracoli. Non ci sono scorciatoie. Bisogna solo lavorare, studiare e credere con forza nei propri sogni». Poche frasi per spiegare l’equazione vincente.