Smart wc
Pronti a sbarcare sul mercato i bagni intelligenti. Toilette capaci di analizzare in tempo reale feci e urine, diagnosticando problemi per l'organismo e prevenendo malattie. Collegati all'app forniranno report dettagliati, ma c'è un problema di privacy.
Fonte preziosissima di informazioni, a cui spesso per vergogna non si da il giusto peso. Parlare di escrementi, specie in pubblico rimane difficile, causa, nella migliore delle ipotesi, di grande imbarazzo. Eppure da ciò che finisce dentro al water si possono scoprire un’infinità di notizie, compresa la presenza di malattie anche gravi. Quante volte, d’altronde, un medico per vederci più chiaro ha consigliato l’analisi di feci e urine. Un’attività che fra non molto potremmo fare a casa, comodamente seduti sul wc, magari mentre proviamo a risolvere un cruciverba. La creazione di una toilette intelligente ha infatti generato una vera e propria corsa contro il tempo e al ribasso, accelerata dalla consapevolezza di essere di fronte a un giro d’affari potenzialmente immenso. Lo spiega bene, al Guardian, Sonia Grego, da dieci anni attenta ai bagni e, soprattutto, a cosa ci depositiamo dentro. «Stiamo studiando un laser che consenta un’accurata analisi delle feci».
In otto mesi sul mercato la toilette intelligente
Professoressa alla Duke University, co-fondatrice di Coprata, Grego sta lavorando a una toilette smart, dotata di sensori che sfruttando l’intelligenza artificiale scandaglino le feci. Utopia? Non proprio, il primo modello dovrebbe essere disponibile nel giro di otto mesi. «Il water che abbiamo a casa non è mai mutato dalla metà del diciannovesimo secolo. Se da allora abbiamo installato meccanismi che consentono il lavaggio delle parti intime, tavolette riscaldate, nulla di ciò è lontanamente paragonabile a quello che abbiamo in mente. D’altronde, tutti gli altri oggetti usati abitualmente sono cambiati. Questo, no».

Dietro l’idea, oltre al business, come accennato, il convincimento che un simile sistema possa essere davvero utile in termini di monitoraggio dello stato salute. Ricavando i dati dagli escrementi e inviandoli a un’app si avrebbero notizie circa le eventuali presenze di cancro o altre malattie dell’organismo. «La gente scoprirà molto presto se necessità di ulteriori ed eventuali controlli». C’è poi chi soffre di disturbi cronici, rispetto ai quali avrà una mappatura costante. E in tal senso, non esiste spia migliore dei biomarcatori nascosti nelle feci. Per non parlare della dieta: «Una toilette intelligente potrebbe consigliare cosa mangiare o comprendere da quale cibo abbia scatenato un certo disturbo».
Joshua Coon e la passione per la toilette intelligente
Il laboratorio accademico di Joshua Coon, invece, si è focalizzato sull’urina, in quanto ritenuta più facile da campionare e analizzare. Autodefinitosi appassionato di toilette intelligenti, ha affermato di essere in trattativa con i più grandi leader del settore, per la vendita del suo prodotto. «Le molecole presenti nell’urina sono moltissime, uno scrigno pieno di dati», dice Coon, professore di chimica e biochimica all’università del Wisconsin-Madison. Per avvalorare le sue tesi, per dieci giorni ha analizzato le le urine di due persone, lui compreso, scoprendo, ad esempio, la presenza di tracce medicinali e la loro progressiva espulsione dall’organismo, ma soprattutto indizi sulla qualità del sonno, sulla dieta dei pazienti. Sebbene non sia stato impostato per un monitoraggio a lungo a termine, non sarebbe difficile proiettarsi verso quella dimensione.
C’è poi chi si concentra sugli odori. È il caso del produttore giapponese Toto, che al Consumer Electronics Show di quest’anno ha annunciato il suo wc per il benessere: un bagno in cui tramite i profumi o la puzza si risalirebbe persino al livello di stress. Al tempo di caduta delle feci, alla velocità e al colore dell’urina sono indirizzati gli studi dei ricercatori della Stanford School of Medicine. Un recente articolo apparso sul Wall Street Journal, a tal proposito, ha confermato la collaborazione con Izen, produttore di servizi igienici per la creazione di prototipi entro l’anno. L’azienda coreana avrebbe ultimato, inoltre, uno scanner in grado di decifrare le caratteristiche fisiche di chi è seduto sul water, o per usare termini cari agli scienziati «i tratti distintivi del loro anoderma». L’impronta anale, come la digitale, sarebbe unica.

I motivi della svolta verso la toilette intelligente
Kashyap, della Toi Labs, è nel settore da vent’anni, con un interesse antico per le sorti dell’intestino. La notevole esperienza gli è servita ad assistere a numerosi esperimenti poi falliti. Nonostante ciò non si è mai scoraggiato e ritiene i tempi finalmente maturi. I motivi sono essenzialmente due: la minore ritrosia ad affrontare l’argomento e il supporto di smartphone e app di ultima generazione, in grado di ottimizzare le conoscenze prodotte attraverso le toilette. In un contesto simile, si è inserita a gamba tesa la pandemia, con l’accelerazione della ricerca sulla questione della pulizia dopo aver espletato i bisogni. Fattore da non sottovalutare, infine, la vertiginosa riduzione dei costi dell‘Internet of things. Alexa in testa. Kashyap così ha messo a punto TrueLoo, un gabinetto collegato allo smartphone – che molti portano regolarmente in bagno – in grado di decifrare con metodi ottici colore, consistenza e volume degli escrementi e ricavando un report sullo stato di salute. Per il momento indirizzato agli anziani e a persone affette da disturbi grastrointestinali e genitourinari, potrebbe presto diventare oggetto di uso comune. Una simile tecnologia consente di abbassare notevolmente il prezzo: «Non puoi dire alla gente che cambierai il water da 200 dollari con uno da 12mila, serve un compromesso, altrimenti sei fuori dal mercato».
La toilette intelligente sbatte sulla privacy
Resta il dubbio della violazione della privacy: «Con chi condividere simili dati? con quali altri verranno combinati? Sono domande a cui bisogna trovare una risposta in fretta», dice Eerke Boiten, professore di cybersecurity alla De Montfort University di Leicester. «Il problema non è tanto la toilette intelligente, ma l’eventuale inoltro di dati riservati alle aziende», afferma Phil Booth, il coordinatore di MedConfidential. È un po’ come accaduto per Fitbits: «La gente lo ha comprato pensando di avere notizie sul proprio fisico e poter organizzare degli esercizi, poi Google lo ha acquistato e ci si ritrovati al centro di un sistema multimiliardario, mentre il colosso del tech ha ottenuto i dati di 50 milioni di americani». E i rischi sono molti, considerando che dagli escrementi vengono fuori dati abbastanza intimi, compresa l’eventuale assunzione di droghe o alcool. Per non parlare, allargando l’orizzonte, delle compagnie assicurative, al corrente persino dell’aspettativa di vita di un cliente. Problemi che, purtroppo, non vanno via tirando lo sciacquone.