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Tiziana Cantone, autopsia e novità sulle indagini: stasera a Chi l’ha visto

Stasera 2 giugno Chi l’ha visto tornerà a occuparsi del caso di Tiziana Cantone in vista della nuova autopsia fissata per l’8 giugno.

2 Giugno 2021 20:45 Redazione
stasera a chi l'ha visto il caso di Tiziana Cantone

Nella puntata di Chi l’ha visto in onda stasera 2 giugno su Rai 3 alle 21.20, Federica Sciarelli riprende il caso di Tiziana Cantone, alla luce delle ultime novità in merito e della riesumazione del cadavere disposta dalla Procura della Repubblica di Napoli per accertare una volta per tutte se si sia trattato effettivamente di suicidio o di omicidio.

La storia di Tiziana Cantone: dai video diffusi in Rete al ritrovamento del cadavere

È il 13 settembre 2016 quando la 31enne di Mugnano, Tiziana Cantone, viene trovata impiccata nella cantina della casa della zia. Gli inquirenti pensano subito al suicidio: si sarebbe uccisa legandosi al collo un foulard. Dietro alla decisione di togliersi la vita, l’umiliazione pubblica e il dolore di una donna messa alla berlina sul web con la diffusione di una serie di video intimi, pubblicati senza alcuna autorizzazione e scambiati e commentati su siti pornografici e social network. La tragedia di Cantone inizia un anno prima di quel gesto estremo, il 25 aprile 2015, quando la donna si reca in Procura per denunciare la circolazione non autorizzata di immagini e filmati strettamente personali che la riguardano. Nel verbale, racconta di aver intrattenuto relazioni virtuali con quattro uomini in un periodo di particolare fragilità emotiva e di aver girato loro alcune immagini. I quattro vengono immediatamente indagati per diffamazione: le accuse verranno presto archiviate. Quello che Tiziana pensava fosse un gioco innocente e privato, in realtà, aveva già assunto a sua insaputa le dimensioni di un vero e proprio incubo. Nella denuncia, la ragazza non fa alcun riferimento a Sergio Di Palo, fidanzato all’epoca dei fatti e, per alcuni mesi, suo convivente. Accolta la deposizione, la Procura ordina, dunque, l’oscuramento dai motori di ricerca di foto e filmati legati al suo nome. È una vittoria parziale perché la misura riguarda soltanto Facebook, Instagram, Yahoo, Twitter, Google e YouTube.

Il caso di Tiziana Cantone: le battaglie legali e il ricorso all’anonimato

Le foto ormai sono ovunque e Cantone è disperata. Tenta in ogni modo di farsi giustizia ma invano: le viene negato il diritto all’oblio, nonostante il provvedimento d’urgenza per la rimozione di quei contenuti, e viene condannata a rimborsare le spese legali ai cinque siti citati in giudizio per un totale di oltre 20 mila euro. L’unica soluzione a cui appigliarsi, dunque, le sembra tentare di ritrovare l’anonimato. Prova a denunciare la violazione della sua privacy ma la macchina legale procede faticosamente e quelle immagini continuano a passare di mano in mano, a ritmi spaventosi. Tiziana smette di uscire di casa per paura di essere presa di mira, abbandona il posto di lavoro e avvia l’iter per cambiare cognome in Giglio, quello della madre. Ma non è tutto: decide anche di lasciare Mugnano per trasferirsi in Toscana. Quell’onta, tuttavia, sembra seguirla ovunque. Decide quindi di fare ritorno a casa e di provare ad andare avanti con l’appoggio della famiglia. Fino al 13 settembre 2016, quando arriva il tragico epilogo della vicenda, il suicidio. O almeno così si è creduto fino a oggi.

Le indagini dopo la morte di Tiziana Cantone

Poco dopo la morte di Tiziana Cantone, viene aperta un’indagine per possibile istigazione al suicidio: il primo a essere interrogato è l’ex fidanzato Di Palo, vengono analizzati il cellulare della vittima e la sciarpa con cui si sarebbe uccisa. Nessuno, tuttavia, viene indagato e il fascicolo viene presto archiviato dal Gip. A carico di Di Palo, però, viene aperto un altro fascicolo e, nel 2018, il 40enne viene rinviato a giudizio con l’accusa di calunnia, accesso abusivo a dati informatici e falso: avrebbe convinto l’ex compagna a querelare i quattro ragazzi a cui aveva girato il materiale, scaricando su di loro la responsabilità della diffusione. Per la madre della donna, tuttavia, lui l’avrebbe plagiata, convincendola a prestarsi a un gioco erotico a cui, da sola, non avrebbe mai pensato. Nella prima udienza a porte chiuse, Di Palo viene accusato di aver fatto denunciare i quattro e, successivamente, di aver cancellato i video dal pc e dal telefono di Tiziana. Video che avrebbe girato in prima persona e che contribuito a diffondere. L’imputato respinge questa versione, ribadendo di aver aiutato l’ex fidanzata a uscire da quel tunnel, offrendole assistenza legale e psicologica. Questo processo risulta, a oggi, ancora in corso.

Tra cyberbullismo e revenge porn: dalla morte di Tiziana Cantone al Codice Rosso

La morte di Tiziana Cantone richiama immediatamente l’attenzione dell’opinione pubblica sui fenomeni del revenge porn e del cyberbullismo. Il caso viene anche discusso in Senato, ove inizia un lavoro legislativo che porterà, nel 2017, all’approvazione di una legge per la prevenzione e il contrasto al bullismo online. Nello stesso periodo, si apre il dibattito sul revenge porn e, nel contesto del Codice Rosso, viene votato l’emendamento che lo riconosce come reato, punibile con la reclusione da uno a sei anni e una multa da 5 mila a 15 mila euro. Per Maria Teresa Giglio, madre di Cantone, è una vittoria importante. Sua e di tutte quelle ragazze vittime di quella che, a tutti gli effetti, descrive come una nuova forma di femminicidio: la violenza attraverso il web.

L’impegno di una madre in nome della giustizia e la riesumazione del cadavere di Tiziana Cantone

Accanto a quella per la legge contro il revenge porn, Giglio è impegnata a portare avanti anche la battaglia per la riapertura del caso sulla morte della figlia. Non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio e, a fine 2020, chiede la riesumazione della salma per effettuare quell’autopsia mai eseguita sul cadavere di Cantone. Un elemento su tutti pare validare la sua tesi: sulla sciarpa che stringeva il collo della donna sono state ritrovate tracce biologiche maschili, oltre a quelle della vittima e della zia che, ritrovato il corpo, le aveva sfilato il foulard. Ma non solo: i legali hanno presentato anche un secondo esposto per frode processuale. Ci sarebbero prove tangibili di una presunta manomissione del tablet e del telefono avvenuta già quando gli apparecchi erano sotto sequestro. Dalle indagini, infatti, risulterebbe un accesso con conseguente cancellazione di materiale a tre giorni dalla morte di Tiziana quando, invece, per i periti la strumentazione risultava inaccessibile per la presenza di un pin da decrittare. Il 28 maggio 2021, il pubblico ministero Giovanni Corona ha aperto un fascicolo per omicidio, al momento contro ignoti. Il corpo di Tiziana Cantone verrà riesumato l’8 giugno e sarà sottoposto immediatamente a esame autoptico. Nonostante il tempo trascorso, sarebbe ancora possibile raccogliere elementi utili per capire quale delle due ipotesi, tra omicidio e suicidio, avvalorare.

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