Tintin finisce in tribunale. Non è la trama di una delle celebri avventure che lo hanno visto protagonista, ma la realtà. Gli eredi del fumettista Hergé hanno fatto causa all’artista francese Xavier Marabout. Questo, appropriandosi del reporter belga, lo ha inserito in alcuni dipinti ispirati alle opere di Edward Hopper. Secondo quanto riportato dal Guardian, l’oggetto della discordia non sarebbe il plagio o la violazione del copyright, ma che Tintin sia stato rappresentato in situazioni poco consone. Il reporter, infatti, è alle prese con giovani ragazze, chiacchiera a torso nudo o tiene in mano un boccale di birra. Nulla di così scandaloso per il giudice, che ha respinto l’accusa, riconoscendo il valore parodico delle opere. Alla controparte ha, invece, imposto il pagamento delle spese legali e un risarcimento per diffamazione ai danni del pittore.
Xavier Marabout wins legal case over imagining “a romantic life for Tintin in the intimate and voyeuristic universe” of Edward Hopper. (Snowy’s still alone, though.) https://t.co/Tv8tVWKQ3A pic.twitter.com/aEadSGu4X7
— Sanjay Sipahimalani (@SanSip) May 12, 2021
Tintin, un reporter amatissimo
Protagonista della serie a fumetti nata nel 1929 e conclusasi nel 1983 con la morte dell’autore, Tintin è stato uno dei personaggi più iconici nella storia dei comic. Eroe acculturato e curioso, generoso e disponibile, amato da un pubblico trasversale, non si è fermato alle strisce disegnate da Hergé ed è arrivato a conquistare anche il mondo della radio, della televisione e del cinema. Ha catturato l’attenzione di registi del calibro di Steven Spielberg e Peter Jackson. Anche in Italia ha riempito per anni le pagine di collane e periodici, affascinando genitori e ragazzi con le sue avventure fatte di peripezie e mistero, sempre accompagnato dal fidato cagnolino Milù, dal burbero Capitan Haddock e dal bizzarro Professor Girasole.
Le grane giudiziarie di Tintin
Ma le recenti querelle legali non sono state il primo scontro con la realtà. Il successo e il gradimento internazionale, infatti, non gli hanno risparmiato polemiche e controversie legate ad accuse di sfruttamento degli animali e, soprattutto, razzismo. La prima volta fu nel 1930. Allora, Hergé venne accusato di aver inserito nella storia Tintin in Congo una caratterizzazione eccessivamente caricaturale e stereotipata delle popolazioni africane. Nel 1941, invece, i guai arrivarono a causa del ruolo del finanziere ebreo Mr. Blumenstein ne La stella misteriosa. Per molti era un chiaro segnale di antisemitismo.
Per evitare fraintendimenti, l’autore decise di ridisegnare le scene tacciate di discriminazione razziale e cambiare nome e nazionalità al personaggio di Blumenstein, giustificando il tutto come un errore di giovinezza, frutto di un’educazione eccessivamente belgiocentrica. Effettivamente spesso gli editori hanno censurato le vignette contenute nei 24 albi. È accaduto in particolare nella trasposizione dalla versione in bianco e nero a quella a colori, diventata in breve tempo un longseller editoriale di successo.