Non tutti i Sarmi finiscono in gloria

Marco Zini
12/01/2022

Dopo la scelta di Pietro Labriola come nuovo ad, i soci di Tim sono alla ricerca del sostituto del presidente Salvatore Rossi. La Lega spinge per l'ex ad di Poste Italiane, ma Cdp (e Palazzo Chigi) hanno in mente altri nomi.

Non tutti i Sarmi finiscono in gloria

Dopo aver lasciato cadere il neanche troppo velato suggerimento del ministro Vittorio Colao a favore dell’uomo di punta di Vodafone (da cui il ministro proviene) ovvero l’attuale ad Aldo Bisio, la scelta dell’amministratore delegato di Tim è pronta ad essere formalizzata. Il prescelto è Pietro Labriola, il manager che prima di Natale era stato chiamato dal Brasile per sostituire Luigi Gubitosi ma nel frattempo era rimasto fermo alla casella della direzione generale, nel colosso telefonico l’attenzione si sposta sulla poltrona del presidente.

Ora l’attenzione si sposta sulla scelta del nuovo presidente

La quale sarà presto sottratta a Salvatore Rossi, non fosse altro per l’incestuoso rapporto che l’ex direttore generale di Bankitalia ha tenuto fino all’ultimo con Gubitosi. A favore di quale altro nome è destinata quella ambita poltrona? Qualcuno comincia a girare nel gioco del totonomi, ma la scelta non è stata ancora fatta, anche perché i francesi di Vivendi pensano che sia giusto lasciarla al secondo azionista di Tim, la Cdp guidata da Dario Scannapieco. Il quale appare infastidito dal fatto che l’unica candidatura venuta allo scoperto, quella del “rieccolo” Massimo Sarmi, abbia una forte, e soprattutto evidente ai più, marchiatura politica. Per l’ex amministratore delegato di Poste Italiane, infatti, si sta dando un gran da fare il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, cui è legato da vecchie liaison lobbystiche, il quale ha convinto anche Matteo Salvini – ora che sono tornati ad andare d’amore e d’accordo – a fare lo sponsor di Sarmi.

tim: totonomi per il nuovo presidente, si pensa a Sarmi
Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini (Getty Images).

Giorgetti e Salvini ritrovata l’intesa spingono Sarmi

Cosa che irrita non poco Palazzo Chigi, non ultimo lo stesso Mario Draghi che aveva in Giorgetti un punto di riferimento che nel frattempo è andato perduto. Ma Scannapieco non ha certo intenzione di fare come il suo predecessore, Fabrizio Palermo, incline a farsi suggerire da questo o quel politico, da questo o quel ministro, i nomi dei manager da nominare nelle partecipate. Ma se non sarà Sarmi, chi potrebbe prendere il posto di Rossi? Tra via Goito (sede di Cdp) e Corso Italia (quartier generale di Tim) rimbalza più un’idea che non (ancora) un nome: meglio che non sia uno proveniente dal mondo delle telecomunicazioni (come è Sarmi) per evitare che entri in competizione se non in collisione con l’amministratore delegato. Meglio che sia uno che conosce i problemi di governance, perché Tim è una società complessa che ha bisogno di un presidente autorevole, di polso. Ma fare nomi adesso equivale a bruciarli, quindi ci limiteremo a dire che in corsa ci sono un banchiere, un ex grand commis di Stato, e un manager milanese che ha ottimi rapporti con il sistema bancario cosa che, nel caso dell’ancora indebitatissima Tim, proprio non guasta.