Tutti i nodi del cda di Tim nella nuova gestione Labriola

Giovanna Predoni
04/04/2022

Il governo e Cdp danno il via allo scorporo della rete. Ma il nuovo ad Pietro Labriola deve fare i conti con un cda spaccato dove è ancora forte in alcuni consiglieri l'influenza del suo predecessore Luigi Gubitosi.

Tutti i nodi del cda di Tim nella nuova gestione Labriola

C’è voluto un ruvido intervento di Mario Draghi sul suo ministro Daniele Franco per superare le riserve da riflesso condizionato burocratico che erano emerse in sede di ministero dell’Economia. Solo così si è potuto firmare l’Nda (Non disclosure agreement) con Cdp, che consentirà di avviare il percorso di costruzione della “rete unica” con lo scorporo della rete Tim e l’aggregazione con Open Fiber, di cui la Cassa ha la maggioranza assoluta mentre nell’ex monopolista è socia di minoranza. Superato l’ostacolo, ora la nuova gestione di Tim, che fa capo a Pietro Labriola, può voltare pagina e guardare con meno apprensione al futuro. Tuttavia, oltre alla pesante eredità lasciata dall’ex ad Luigi Gubitosi, che è già costata un intervento di pulizia del bilancio pari a 8,7 miliardi e numerosi strascichi, a cominciare dal contenzioso con Dazn, c’è un problema irrisolto dalle parti di Corso d’Italia, sede del quartiere generale romano di Tim. E questo problema si chiama consiglio di amministrazione.

i nodi di Tim e i problemi della gestione Labriola
Luigi Gubitosi (Getty Images).

Un cda ancora diviso con molti ancora fedeli all’ex ad Gubitosi

Lo si è visto nella riunione di domenica 13 marzo, quando la discussione non solo è stata accesa, ma il consiglio si è diviso in modo netto: 8 a 7 o 9 a 6 a seconda di dove si colloca il voto del presidente Salvatore Rossi, il quale ha fatto (come suo solito) il pesce in barile, dando un colpo al cerchio e uno alla botte. I capofila della fronda sono naturalmente i consiglieri fedelissimi a Gubitosi, la cui presa su Tim rimane forte nonostante lui faccia filtrare  in giro il suo disinteresse per la sua ex azienda, ed è intento a farsi lunghe vacanze e a dedicarsi all’acquisto di una barca da fare invidia agli oligarchi russi. Tra i più agguerriti ci sono la pasdaran Paola Bonomo, tuttora legatissima al manager napoletano, e il rampante professore della Luiss Paolo Boccardelli. Un filino meno schierati ma pur sempre allineati al duo Bonomo-Boccardelli ci sono l’avvocato Federico Ferro Luzzi, la professoressa Paola Sapienza e la manager Ilaria Romagnoli (prima di Banca Intesa e poi di e con Rothschild, inizialmente come dirigente interna e ora come socia in un’attività di consulenza), anch’ella legata a Gubitosi da comuni amicizie lobbistiche.

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Il presidente Tim Salvatore Rossi.

Il nodo della successione al presidente Salvatore Rossi

E anche se nei cda successivi e nei comitati vari il clima è stato più disteso, resta il nodo del presidente e dello stesso consiglio. Alla prima questione deve pensare Cdp, la seconda si risolverà probabilmente una volta che si procederà come deciso dal governo allo scorporo della rete. Per la presidenza circolano vari nomi: da quello dell’evergreen Massimo Sarmi, che è già a capo di Fibercop, a quello dell’avvocato Luca Arnaboldi, partner della law firm Carnelutti – che però non piacciono dalle parti di via Goito perché troppo sponsorizzati dall’altro socio di Tim, i francesi di Vivendi – fino a quello di Roberto Ulissi, direttore degli Affari Societari e della Governance di Eni. Chi la spunterà? La scelta del successore di Rossi è nelle mani di Cdp e del sua ad Dario Scannapieco, cui spetta la nomina.