Nella tarda serata di sabato è stato convocato per oggi alle 15 un cda straordinario di Tim. All’ordine del giorno ci sarebbe l’offerta del fondo statunitense Kkr che che punta a entrare nell’azionariato del colosso italiano delle Tlc.
La manifestazione di interesse di Kkr e i possibili ostacoli all’operazione
Kkr con Kkr Infrastructure è già socio al 37,5 per cento di FiberCop, società controllata da Tim che ha l’obiettivo di installare la fibra ottica in tutto il Paese, a sua volta partecipata anche da Fastweb che detiene il 4,5 per cento. Ora però il fondo Usa vuole allargarsi entrando in Tim. Il governo Draghi potrebbe a questo punto esercitare la golden power per tutelare un asset strategico. «È ipotizzabile», ricorda il Corriere della Sera, «che in caso di un’Opa il governo metta dei paletti a difesa della rete, tanto per la parte contenuta in FiberCop quanto per la cosiddetta ‘rete primaria’ rimasta a Tim». Questa è solo il primo ostacolo che si troverebbe di fronte Kkr. Il secondo è rappresentato da Vivendi che controlla il 23,5 per cento del capitale e che potrebbe porre dei paletti all’operazione. L’aver fatto circolare nelle ultime settimane il nome di Kkr come interessato ad aumentare la sua quota aveva ulteriormente irritato i francesi che avevano subito dichiarato di non sapere assolutamente nulla delle presunte mosse del fondo americano.
La corsa per sostituire l’ad Luigi Gubitosi
La manifestazione di interesse di Kkr arriva in un momento delicato per Tim. Il presidente Salvatore Rossi aveva convocato un Cda per venerdì prossimo dopo la lettera firmata da 11 consiglieri, tra cui rappresentanti di Vivendi, che avevano chiesto una riunione straordinaria per discutere della governance e del preoccupante andamento dei conti, su cui si era espresso anche il collegio sindacale. Nel mirino la gestione di Luigi Gubitosi. Come scritto da Tag43, per sostituire l’ad, che sta trattando una buonuscita da 10 milioni, il nome fatto circolare in queste settimane era quello di Fabrizio Palermo, ex ad di Cdp, che dopo la fine della sua esperienza in via Goito sta cercando di ricollocarsi. I francesi di Vivendi però sanno bene che Palazzo Chigi non gradirebbe. Tra i più accreditati Pietro Labriola, barese, classe 1967, dal 2019 alla testa di Tim in Brasile e Luca Luciani protagonista nel 2008 di una storica gaffe in cui durante una convention incitava i venditori di Tim a comportarsi come Napoleone a Waterloo, a suo dire il capolavoro del Bonaparte. Uscito dal gruppo telefonico, Luciani è diventato managing director della società di consulenza Value Partners. Altri nomi che circolano sono quelli di Salvatore Mastronardi, consulente dei cinesi di Huawei, e di Stefano Azzi, che ha lavorato in Tim per nove anni, e che proprio Gubitosi silurò quando era Chief Consumer Office.