The Dark Side Of The Moon e non solo: i capolavori del 1973

Marco Fraquelli
01/03/2023

Esattamente mezzo secolo fa usciva l'iconico album dei Pink Floyd. Ma il 1973 ha visto nascere altri capolavori. Da Selling England By The Pound dei Genesis a Over-Nite Sensation di Frank Zappa. Esplode poi il fenomeno Reggae con Bob Marley, mentre fanno il loro esordio gruppi come gli Aerosmith e, in Italia, gli Area.

The Dark Side Of The Moon e non solo: i capolavori del 1973

Nell’anno della guerra del Kippur, del golpe cileno di Pinochet, mentre in Italia vengono istituite le domeniche a piedi per la crisi energetica, e l’atmosfera generale è sempre più plumbea per via della strategia della tensione che appare inarrestabile, paradossalmente la musica rock (nelle sue diverse varianti) conosce, come per la verità era stato nei due anni precedenti, una delle sue stagioni più fertili per creatività e qualità. Nel 1973 escono album iconici, che hanno fatto la storia di questo genere musicale, e si affacciano sulla scena internazionale (e anche italiana) artisti destinati a entrare di diritto nel pantheon rock. È sicuramente l’anno in cui Bob Marley, con i suoi Wailers, sdogana, con album come Catch A Fire e il successivo Burnin, il reggae come musica non più solo confinata alla Giamaica, ma degna di essere ascoltata e apprezzata a livello globale. E anche il punk si rivitalizza con Raw Power, una sorta di testamento musicale, degli Stooges e con New York Dolls, dell’omonimo gruppo.

Deep Purple, Led Zeppelin e Black Sabbath: le uscite hard rock e metal

Nella categoria del rock più tosto, il 1973 si segnala per l’uscita di Who Do We Think We Are! dei Deep Purple, Heartbreaker dei Free e soprattutto Houses Of The Holy, quinto album dei Led Zeppelin, album che, pure, risulta meno «pesante» dei precedenti, e ci consegna un gruppo impegnato a sperimentare un volto più solare e in qualche modo più rilassato, con le tastiere più morbide di No Quarter, gli spunti southern di The Song Remains The Same e persino il reggae di D’yer Mak’er. Anche il metal, quell’anno, non scherza: i Black Sabbath, che con i loro precedenti quattro album avevano dato un contributo fondamentale alla nascita dell’heavy metal, pubblicano un album piuttosto ambizioso, Sabbath Bloody Sabbath, una ulteriore prova delle loro qualità metalliche (riff chitarristici della consistenza del granito, come ha scritto qualche critico, una sezione ritmica dalle cadenze quasi asfissianti e vocalizzi allucinati). Esce anche Tyranny, dei Blue Oyster Cult, gruppo secondo solo ai Black Sabbath nell’immaginario metal.

Esordi, rock star e doppiette: dagli Aerosmith a Zappa e Springsteen

Fanno poi il loro esordio, con il loro album omonimo (peraltro allora piuttosto snobbato da critica e pubblico, come si dice), gli Aerosmith, destinati, di lì a qualche anno, a essere definiti come l’America’s Greatest Rock and roll Band. E un altro esordio è quello dei Lynyrd Skynyrd, band di sette elementi provenienti dalla Florida, che, con il loro Pronounced ‘Lĕh-‘Nérd ‘Skin-‘Nérd, si candidano subito come leader del cosiddetto southern rock, del quale saranno per sempre ricordati come il gruppo più famoso e, soprattutto, caratteristico. Escono con album iconici anche le grandi star del rock e del pop: David Bowie lancia Alladin Sane, Lou Reed pubblica Berlin e Bruce Springsteen Greetings From Asbury Park,N.J./The Wild e The Innocent & The E Street Shuffle, doppietta che, per la verità non venne accolta con la dovuta attenzione, e rivalutata solo molti anni dopo. Ebbe invece straordinario successo la doppietta di Elton John composta da Don’t Shoot Me I’m Only The Piano Player e Goodbye Yellow Brick Road. Non bastasse, Frank Zappa, alias il genio di Baltimora, esce con uno degli album più significativi della sua sterminata produzione (oltre 100 titoli, considerando anche gli album pubblicati dopo la sua morte avvenuta giusto 30 anni fa, il 4 dicembre 1993): Over-Nite Sensation.

Il rilancio del jazz fusion

Mentre il jazz tradizionale prosegue nella sua costante e tradizionale produzione di qualità, si segnala un forte rilancio della variante rock e fusion (che con l’elettrificazione di stampo rock che Miles Davis aveva realizzato negli ultimi dischi, aveva fatto storcere il naso a milioni di puristi). Con la sua Mahavisnu Orchestra (definita band di metal-jazz), il grande chitarrista inglese John McLaughlin, all’epoca seguace, come Carlos Santana, del guru indiano Sri Chinmoy, lancia il suo secondo almum, Birds Of Fire, che la critica giudica unanimemente come il vertice toccato dal quintetto in cui suonano mostri sacri come Jan Hammer, Jerry Goodman Billy Cobham e Rick Laird. È poi la volta di Herbie Hancock, altro storico esponente del jazz più tradizionale, che esce con Head Hunters, capolavoro fusion-rock, che non si fa remore ad abbandonare ogni riserva nell’accostarsi al funk e alla black music “commerciale” del periodo, e che non per caso varrà al suo autore un disco di platino. Il genere conosce anche in Italia una notevole stagione, per esempio con i Perigeo che, proprio nel 1973, pubblicano il loro secondo album, Abbiamo tutti un blues da piangere, considerata la loro opera migliore.

I Genesis e gli Who: il boom del Regno Unito

Anno eccezionale anche per il rock e il pop inglese, o progressive rock: Robert Fripp, dopo la pubblicazione di Islands (1971) decide di rinfrescare la formazione dei suoi King Crimson, e dà vita a una nuova edizione, con l’inserimento di Bill Bruford (batteria, ex Yes), John Wetton (basso e voce, ex Family), Jamie Muir (percussioni) e David Cross (violino, viola, flauto e tastiere). Il risultato è lo straordinario Larks’ Tongues In Aspic. Anche i Genesis di Peter Gabriel producono, verso fine anno, forse il loro capolavoro: Selling England By The Pound, di un anno precedente l’ultimo lavoro della band prima dell’uscita di Gabriel, The Lamb Lies Down On Broadway. Mentre gli Who pubblicano Quadrophenia, la loro seconda opera rock dopo Tommy, concludendo, probabilmente, la loro stagione d’oro. Almeno dal punto di vista discografico. Sempre in Inghilterra, fa il suo esordio Mike Oldfield, ventenne pluristrumentista, che pubblica, per la neonata etichetta Virgin Records di Richard Branson Tubular Bells, album che conoscerà un incredibile successo (oltre 15 milioni di copie vendute) grazie anche al suo utilizzo come main theme della colonna sonora del film L’Esorcista.

The Dark Side Of The Moon, l’album ideale per fare sesso

Il 1973, tuttavia, sarà ricordato soprattutto per The Dark Side Of The Moon, dei Pink Floyd, uscito il primo marzo di quell’anno. Che cosa si può dire di non già detto di questo album? Forse basta ricordare che, a oggi, la stima delle vendite ha superato i 50 milioni di copie (cifra riscontrabile solo per Back In Black degli Ac/Dc e inferiore solo a Thriller di Michael Jackson). Certo, in quell’anno, i Pink Floyd erano ormai un gruppo stra-affermato, vere rock star, ma da qui a immaginare un tale successo planetario era davvero difficile. In molti hanno provato a cogliere la chiave della popolarità del disco, ma l’impresa è ardua: il mix di perfezione del lavoro in studio, la rinuncia alle lunghe suite in favore della più tradizionale formula dei brani/canzoni, e dunque la più abbordabile comunicabilità, che può a volte essere anche considerata come orecchiabilità, sono tutti elementi importanti. Ma non spiegano comunque un tale successo. Forse, come ha scritto qualcuno, il segreto è la capacità che Gilmour & C.. hanno dimostrato nell’affrontare temi di grande attualità (e quindi riflessioni, angosce e paure) con una musica del tutto accattivante. O forse, come ha scritto Chris Charleswort, più semplicemente The Dark Side Of The Moon è il «disco perfetto per fare sesso».

Da De Andrè a Battiato fino alla PFM e gli Area: il 73 italiano

Anno di grazia anche per il nostro Paese, il 1973 ha visto l’uscita di opere di grande qualità. Si potrebbero citare i nostri cantautori (De Andrè, con Storia di un impiegato, o Guccini, con Opera Buffa), o ancora Franco Battiato, che con Le corde di Aries raggiunge probabilmente la vetta della sua produzione progressive e sperimentale degli Anni 70. Ma è soprattutto la scena rock la più rilevante. Basti ricordare Felona e Sorona delle Orme, uno dei migliori dischi del genere in Italia, nel quale la band veneziana raggiunge l’apice artistico. O ancora gli Osanna, con Palepoli, e gli Aktuala, che fanno il loro esordio con Bla Bla. Va senz’altro ricordato Photos Of Ghosts, terzo album della Premiata Forneria Marconi, pubblicato in lingua inglese (con la riproposizione anche di brani dai precedenti album, Storia di un minuto e Per un amico) e primo album di una band italiana a entrare nella classifica statunitense Billboard 200. E ancora, Io sono nato libero, terzo album del Banco del Muturo Soccorso dei fratelli Nocenzi, disco che ha davvero fatto la storia del pop rock italiano. Nel 1973, infine, ma non certo per importanza, fanno il loro esordio, con Arbeit Macht Frei, gli Area di Demetrio Stratos, Paolo Tofani, Patrizio Fariselli, Patrick Djivas, Victor Busnello e Giulio Capiozzo. L’album stupisce non solo la critica italiana, ma anche quella internazionale, con la sua miscela esplosiva di generi e stili, dalle melodie balcaniche al rock, dal free jazz all’hard rock all’hard bop, dalla fusion all’elettronica. E, su tutti, la straordinaria sperimentazione vocale di Stratos. Ancora oggi, l’International Popular Group (questo il secondo nome che si era dato il gruppo) viene considerata come una delle più grandi rock band, se non la più grande, che l’Italia abbia mai avuto.