Thasup si fa umano e scende tra noi. Questo il concept dell’ultimo video del producer e cantante più cool della Generazione Z, Davide Mattei aka Tha Supreme aka thasup, perché la Generazione Z va di fretta, tocca essere veloci anche quando ci si chiama, come in quel film di Troisi che distingueva tra Ugo e Massimiliano. “Mas-si-mi-li-a-no”.
Thasup si fa umano e scende tra noi e qualcosa si incrina. No, non nella musica, quella rimane sempre cool, al limite un po’ più pop degli esordi, e fa impressione parlare di esordi al passato quando l’artista in questione ha 22 anni, ma tant’è. Non nelle canzoni del suo ultimo album Carattere speciale, scritto in caratteri speciali che non riportiamo per eccesso di boomerismo, ma più nell’immaginario. Perché un avatar, questo era stato sin qui thasup, che di colpo si fa di carne è un po’ un controsenso, Batman che se ne va in giro senza maschera, Thomas Pynchon che opta per fare un bel giro di presentazioni mettendoci letteralmente la faccia.
La favola dello streaming non basta a sostenere la baracca: per quello servono ancora i live
Di più, perché in un’epoca come questa, fatta prevalentemente di rapporti virtuali, i social, la Rete, gli hikikomori, la globalizzazione, qualcuno che scelga la via dell’incorporeità, dando un senso anche artistico ed estetico a quella che è comunque una tendenza indubbia – la musica da solida si è fatta liquida e quindi aerea, evaporata, e l’algoritmo domina anche il nostro gusto – sembrava coerente, oltre che indubbiamente un eccentrico che aveva fatto anche di questo tratto un tassello della propria originalità. Certo, i Gorillaz di Damon Albarn e Jamie Hewlett già ci sono da una vita, ma quella era una faccenda lievemente diversa, un fumetto vero, non un avatar, e comunque non figlio dell’intuizione di un ragazzino, ai tempi Tha Supreme era un minorenne, quanto di due pezzi grossi dei rispettivi ambienti. Solo che la faccenda dell’algoritmo, proviamo a concentrare lo sguardo sulla giusta prospettiva, o più che altro del tanto sbandierato incremento dei numeri positivi della discografia (9 per cento di crescita nel 2022), con Spotify e compagnia bella che hanno defibrillato un settore considerato pronto per la mazza da baseball con filo spinato di Negan, è una notizia più finta di un avatar con felpa lilla e tutto il resto, perché i quasi tre miliardi di stream che le canzoni di thasup, uno che resta comunque un campione del nostro show business, non sembrano sufficienti per reggere la baracca. Baracca si suppone fatta di mattoni reali, non come quelli che un tempo si trovavano negli appartamenti di Second Life. Così, questi i rumors, a breve dovrebbe arrivare la notizia di un tour, già anticipato da una data milanese, al Fabrique, e fare un tour in assenza di corpo, a meno che non si sia appunto la premiata ditta Gorillaz, sembra faccenda un po’ troppo complessa. E dire che di alternative ne potrebbero pur esistere, al momento ci sono in giro tour di gente che tecnicamente è morta da tempo, da Michael Jackson a Whitney Houston. Quel che nessun dottor Frankstein o don Verzé sono riusciti a fare, un buon ologramma ha potuto rendere possibile, figuriamoci se era proprio necessario transustanziare un avatar in carne e ossa.

Il precedente di Liberato, altro simil-mistero della musica italiana
Ovviamente, si procede per ipotesi, il primo step è stato solo un primo step, quindi il volto del nostro non è ancora apparso a noi umani. Il thasup che compare nel video, caduto dal cielo su una auto parcheggiata come il protagonista del romanzo di Trevis portato sul grande schermo da David Bowie e in questi giorni a teatro da Manuel Agnelli (Lazarus il titolo dell’opera teatrale che proprio dal cantautore inglese è stato scritto, piccolo spazio pubblicità), è sempre di spalle, la caratteristica felpa lilla, appunto, le corna bianche con su una aureola. Lo sguardo che il video mette in scena è quello proprio di thasup stesso, in soggettiva, ma si suppone, cassa canta, che a breve ci sarà uno switch verso qualcosa di, letteralmente, più corposo. Del resto, è successo così anche con Liberato, l’altro simil-mistero della musica italiana. Nel caso di thasup l’identità però è nota. Anche la di lui sorella è nota: quella Mara Sattei aka Sara Mattei passata da Amici, dal terzetto estivo con Fedez e Tananai e infine dal Festival di Sanremo con Duemilaminuti, canzone scritta per lei da Damiano David dei Maneskin e lo stesso thasup, una delle canzoni più spesse tra quelle esibite in gara. Nel caso di Liberato invece il mistero è più fitto. L’ipotesi è che sia stato uno degli ospiti del carcere minorile di Nisida, vedi alla voce Mare Fuori, ora passato a Poggioreale. Tutto per infittire la coltre di nebbia che lo avvolge, seppur i live portati qui e là abbiano decisamente ucciso l’hype che lo circondava: mai accendere le luci laddove si è venduto come cifra il buio (il nome Gennaro Nocerino, indicato da molti come il vero Liberato, non è che abbia in effetti fatto più danni di quelli portati da Liberato stesso sui palchi, perché Gennaro Nocerino era un Carneade qualunque, mentre un Liberato su un palco è qualcosa di visibile, troppo visibile).

Lo streaming pare aver arricchito l’industria discografica più in teoria che in pratica
Senza voler evocare il monologo di Jude Law in The Young Pope riguardo l’essere invisibili, quel lungo filotto che toccava a volo d’angelo Mina, Daft Punk e Salinger, anche perché un avatar è visibile seppur in maniera differente, viene da riflettere su come, alla fin fine, spesso a uccidere la poesia sia il solito e vecchio vil danaro, il voler fare cassa, quadrare i conti, scegliete voi il giro di parole più adatto a rendere l’idea. E come le criptovalute che fagocitano i patrimoni di chi si è pensato ricco, lo streaming sembra aver arricchito l’industria discografica più in teoria che in pratica: la strada dei biglietti dei concerti, pagare moneta vedere, anzi sentire, cammello, è la sola realmente concreta.