Matteo Renzi scalda i motori per dare una scossa alla legislatura, sfruttando quello che accade in Forza Italia. L’intento è quello di tornare decisivo nella vita politica del Paese, come già avvenuto nella precedente legislatura con la nascita e la caduta del governo Conte II, quindi con la spinta per l’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi. Insomma, Renzi non vuole essere un comprimario, nonostante si stia dedicando “ad altro”, in primis l’attività di conferenziere: punta a condizionare la maggioranza nei prossimi anni.
Dopo il terremoto tra i berlusconiani, «le cose possano cambiare…»
L’esautorazione di Alessandro Cattaneo dal ruolo di capogruppo di Fi alla Camera, rimpiazzato da Paolo Barelli (uomo di fiducia del vicempremier Antonio Tajani), e il dimezzamento dei poteri di Licia Ronzulli non sono eventi che passano inosservati. Così, mentre Carlo Calenda lavora alla creazione del partito unico, che metta insieme Azione e Italia viva fin dall’estate, l’ex presidente del Consiglio studia le strategie per il futuro, seguendo il suo istinto. E giocando su un terreno su cui Calenda non ha la stessa dimestichezza. Certo, il terremoto nel partito di Silvio Berlusconi era imprevisto a pochi mesi dalle elezioni. Ed è «il sintomo come le cose possano cambiare più velocemente di quanto si creda», osserva una fonte di estrazione renziana. Un monito a tenersi pronti. Infatti Renzi sta coltivando il rapporto con la attuale presidente dei senatori azzurri (appunto Licia Ronzulli), sfruttando il fatto che è di stanza a Palazzo Madama. Ha attivato i radar.
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Tanti nomi hanno già fatto la migrazione, come Carfagna e Gelmini
L’obiettivo, nemmeno tanto sottaciuto del Terzo polo, è quello di attrarre gli scontenti dal centrosinistra e dal centrodestra, senza troppe distinzioni. Solo che in questa fase è più facile volgere lo sguardo sull’evoluzione all’interno di Forza Italia. È già successo con tanti nomi, inizialmente con Enrico Costa, Osvaldo Napoli e Daniela Ruffino. Il percorso è continuato poi con profili di caratura nazionale, come Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, uscite da Forza Italia per approdare ad Azione, sposando il progetto di fusione con Italia viva.

Nelle commissioni i numeri della maggioranza sono risicati
La strategia di Renzi, secondo quanto apprende Tag43, è chiara: portare nel gruppo terzopolista, al Senato, un cospicuo drappello di scontenti di Fi, a cominciare da Ronzulli stessa che è da sempre in sintonia con il sottosegretario all’editoria Alberto Barachini, e indebolire la maggioranza. «Il centrodestra ha numeri sulla carta molto saldi, ma conteggiando i senatori con incarichi di governo, le cifre si assottigliano», è il ragionamento che viene proposto. Senza considerare che nelle commissioni di Palazzo Madama già attualmente i numeri sono fragili. Una testimonianza diretta arriva dalla difficoltà a far passare la riconferma di Gian Carlo Blangiardo alla presidenza dell’Istat.

«Forza Italia è ai titoli di coda, affidata a Tajani e Fascina»
Lo smottamento di qualche senatore darebbe, per forza di cose, un peso parlamentare diverso al nuovo soggetto di Calenda e Renzi. Giorgia Meloni sarebbe costretta a rivolgersi a loro per puntellare la maggioranza. La tempistica? Non sarà certo nell’immediato. Ronzulli è di fatto ancora capogruppo, quindi non è intenzionata a lasciare a breve il partito di Berlusconi: al momento non sono previste delle sue contromosse. D’altra parte, nella sua cerchia, prende consistenza una tesi: «Forza Italia è ai titoli di coda, affidata nelle mani di Tajani e Fascina». Del resto l’orizzonte della sua campagna di «rafforzamento» si sposta al 2024, caricando di particolare attenzione le elezioni europee, «quando sarà evidente che Forza Italia è allo sfacelo», attaccato a destra da Fratelli d’Italia e al centro dal Terzo polo. In quel momento «dobbiamo dimostrare di essere una forza in crescita e decisiva», insistono nell’inner circle renziano. Perché la gran parte dei berlusconiani prenderà sempre più la direzione di Meloni, ma un’altra pattuglia «sarà consapevole di non avere spazio politico». Allora più di qualcuno busserà alla porta di Renzi.