Una terza dose del vaccino antiCovid di Pfizer, sei mesi dopo una seconda dose, ripristina la protezione dall’infezione al 95%, come è stato dimostrato da quanto monitorato in un ambiente reale, come in Israele. Sono questi i dati scientifici presentati dall’azienda farmaceutica alla Food and Drug Administration (FDA), l’agenzia del farmaco statunitense per ottenere un via libera definitivo alle dosi di richiamo.
Le altre risultanze dello studio
Gli effetti collaterali dei richiami, inoltre, sono simili a quelli avvertiti dopo la seconda dose e hanno maggiori probabilità di colpire i più giovani, ha dichiarato ancora Pfizer, dicendo che affaticamento, mal di testa e dolori muscolari, sono state le reazioni maggiormente riscontrate. La società ha analizzato i dati di uno studio di Fase 3 su circa 300 persone di età compresa tra 19 e 55 anni. Un terzo dei partecipanti era in sovrappeso e un terzo era obeso. In 44 dei partecipanti si è sviluppato un effetto collaterale non inaspettato, come il rigonfiamento dei linfonodi. La FDA si riunirà venerdì per esaminare la richiesta di Pfizer e BioNTech di approvare le dosi di richiamo del vaccino.
Abrignani (Cts): la terza dose genera una risposta anche nei soggetti più fragili
«La maggior parte dei vaccini ha bisogno di tre dosi, quindi ora stiamo solo ricorrendo alla vecchia regola vaccinale. Le prime due servono ad innescare la risposta, la terza prolunga la memoria immunitaria e genera una risposta anche nei soggetti più fragili». Lo spiega Sergio Abrignani, Professore ordinario di Patologia Generale Università Statale di Milano e membro del Comitato Tecnico Scientifico. E aggiunge: «Tutti i nostri figli sono vaccinati contro numerose patologie come difterite, pneumococco, epatite B, tetano, meningococco B, poliomelite, sempre con tre dosi. La terza dose abitualmente si esegue a distanza di 6-8 mesi dalla seconda: è il classico iter per un soggetto che non è mai venuto a contatto con un determinato microorganismo. Diverso è invece il caso dell’influenza, il cui virus cambia ogni anno radicalmente. Gli unici vaccini che non hanno bisogno di tre dosi sono quelli a base di virus vivi attenuati, come i vecchi vaccini per il vaiolo e per la poliomelite o quelli che usiamo oggi per parotite, morbillo, rosolia, che replicano il virus senza provocare la malattia».
Come avverrà la somministrazione
La somministrazione della terza dose avverrà già nelle prossime settimane per i soggetti fragili, poi da gennaio interesserà il personale sanitario e a seguire le varie fasce d’età a partire dai più anziani, in modo da mantenere 10-12 mesi di distanza dalla seconda dose. «La somministrazione della terza dose parte solo ora perché prima vi era l’urgenza di completare una prima immunizzazione nel minor tempo possibile per arginare la diffusione del virus senza vaccini abbiamo viaggiato alla triste media di 15-18mila decessi al mese. Era urgente sviluppare vaccini che funzionassero subito, nonostante si sapesse che nel corso dei mesi sarebbe diminuita la risposta immunitaria. I vaccini a mRna sono stati una rivoluzione che ci ha consentito di avere in poco tempo uno strumento sicuro ed efficace. A breve sarà possibile estendere la vaccinazione anche agli under 12. Siamo in attesa dei risultati delle prove cliniche per la registrazione che dovrebbero arrivare tra ottobre e dicembre per Pfizer e Moderna, quindi realisticamente il prossimo anno potremo iniziare a vaccinare anche i bambini tra 0 e 11 anni in base alle decisioni politiche che verranno prese» conclude Abrignani.