Più di 5 mila vittime, che potrebbero diventare quattro volte tanto. Il bilancio del terremoto che ha colpito Turchia e Siria è tragico ed è destinato ad aumentare, mentre la macchina internazionale dei soccorsi si è messa in moto. Cosa sappiamo.
La maggior parte delle vittime in Turchia
Il bilancio provvisorio ha superato 5 mila morti, a cui vanno aggiunti migliaia di feriti e un numero imprecisato di persone intrappolate sotto le macerie. La maggior parte delle vittime, al momento, sono state confermate in Turchia (oltre 3.400), dove si è verificato il peggior terremoto dal 1939, anno in cui un sisma della stessa magnitudo uccise oltre 30 mila persone.

Un italiano tra i dispersi
Tra le persone disperse c’è anche un italiano. «L’Unità di Crisi del ministero degli Esteri ha rintracciato tutti gli italiani che erano nella zona del sisma, tranne uno. Si sta cercando ancora un nostro connazionale, in Turchia per ragioni di lavoro. La Farnesina, fino ad ora, non è riuscita ad entrare in contatto con lui», ha reso noto il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
L’Unità di Crisi del ministero degli Esteri ha rintracciato tutti gli italiani che erano nella zona del sisma. Tranne uno. Si sta cercando ancora un nostro connazionale,in Turchia per ragioni di lavoro .La Farnesina,fino ad ora,non è riuscita ad entrare in contatto con lui.
— Antonio Tajani (@Antonio_Tajani) February 7, 2023
Le stime dell’Oms
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nei prossimi giorni il numero di morti potrebbe aumentare fino a 20 mila. Nel 1999, quando un terremoto di magnitudo simile colpì la regione del Mar di Marmara orientale, vicino a Istanbul, uccise più di 17 mila persone.
In #Sanliurfa the moment a building collapsed recorded by mobile phone hours after 7.8 #earthquake hits Turkey. #deprem pic.twitter.com/YDc8DH9lbn
— JournoTurk (@journoturk) February 6, 2023
Le scosse, la prima nella notte
Anche se si parla di terremoto, al singolare, ci sono state due scosse. La prima, più forte e letale, di magnitudo 7.8, è avvenuta alle 4:17 ora locale (le 2:17 in Italia), tra domenica e lunedì. Il sisma ha avuto ipocentro a circa 25 km di profondità ed epicentro nella provincia di Gaziantep, nel sud della Turchia, non lontano dal confine con la Siria. Oltre a diverse scosse di assestamento, nella stessa zona (a nord-est di Kahramanmaraş) in mattinata si è registrata una nuova potente scossa di magnitudo 7.5. Il terremoto è stato avvertito da milioni di persone, non solo in Turchia e Siria, ma anche in Libano, a Cipro, in Israele ed Egitto. Ma la scossa, seguita da centinaia di repliche, è stata registrata dai sismografi di tutto il mondo, fino alla Groenlandia, come ha rilevato l’Istituto geologico danese. In termini di energia liberata, il terremoto avvenuto in Turchia è stato di quasi mille volte superiore a quello di Amatrice del 2016 (magnitudo 5.9) e 30 volte superiore rispetto al sisma dell’Irpinia del 1980 (magnitudo 6.9).
Powerful 7.8 Earthquake in Turkey & Syria
My condolences for the lives lost and I wish all those injured a full recovery. 💐💐🙏#earthquakes pic.twitter.com/R8MZ0rZsGj
— PawanKTRS🐯 (@PA1KTRS) February 7, 2023
L’Anatolia si è spostata di tre metri
Il terremoto è avvenuto in una zona altamente sismica, punto d’incontro della placca Est anatolica, di quella Arabica e dell’Africana, con la prima che viene schiacciata dalla placca Arabica e spinta a Ovest, verso l’Egeo. Ad attivarsi è stata una delle due grandi faglie che attraversano la Turchia, quella Sud-Est anatolica. Lungo questa faglia i due lembi del suolo si sono spostati di almeno tre metri.
WATCH: Building collapses during earthquake in Diyarbakir, Turkey pic.twitter.com/GfQzglgDGK
— BNO News Live (@BNODesk) February 6, 2023
Il sisma lungo una frontiera caldissima
La zona colpita dalle scosse di terremoto corrisponde alla parte centro-occidentale del confine tra Turchia e Siria, frontiera caldissima dallo scoppio nel 2011 della guerra civile siriana. L’area della Siria devastata dal terremoto, nel nord del Paese, è controllata in parte dai ribelli che resistono al regime del presidente Bashar al Assad: qui vivono circa circa 4 milioni di sfollati. Hatay, Gaziantep, Kilis, Urfa, Adiyaman, Osmaniye, Malatya, Kahramanmaras, Adana e Diyarbakir sono le città turche più colpite, in un’area a maggioranza curda. Numerosi edifici sono crollati in Siria, in centri già flagellati dalla guerra come Aleppo, Kobane, Manbji, Sheeba, Afrin e Hams.

I soccorsi complicati da neve e freddo
Moltissimi edifici sono crollati per intero, rendendo complessi i soccorsi anche con l’aiuto di escavatori. E in tutta l’area colpita dal terremoto la situazione è enormemente complicata dal freddo: nei giorni scorsi ci sono state intense nevicate e le temperature rigide persistono. Si teme che molte persone ancora sotto le macerie possano morire di ipotermia, prima di essere individuate. Inoltre, molte aree sono difficili o impossibili da raggiungere con i mezzi di soccorso.
UPDATE: Destruction caused by 7.8 mg #earthquakes in #Turkey. pic.twitter.com/QZHxC4VdWf
— Syed Zabiullah Langari (@syed2000) February 6, 2023
La macchina internazionale degli aiuti
In Turchia la macchina dei soccorsi, organizzatissima con la protezione civile AFAD – purtroppo non nuova a questo tipo di interventi – è scattata immediatamente. Nel Nord della Siria, invece, i soccorsi sono stati effettuati soprattutto dai Caschi bianchi, organizzazione volontaria formatasi durante la guerra civile siriana, che ha mezzi più limitati. Il potentissimo terremoto che ha sconvolto i due Paesi ha generato un’ondata di solidarietà internazionale. Offerte di aiuto sono arrivate dall’Onu, dalla Nato, dall’Unione europea. Anche da Paesi storicamente non vicini ai governi di Ankara e Damasco, Israele, Grecia e Cipro. La Turchia, avendo rapporti stabili con l’Ue e facendo parte della Nato, ha immediatamente diritto a certi tipi di aiuti pensati per emergenze. Ma ne beneficerà anche la Siria.
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L’Unione europea ha attivato il proprio meccanismo di protezione civile per far fronte alla situazione, annunciando squadre di soccorritori in partenza da praticamente tutti i Paesi membri. I primi aiuti statunitensi alla Turchia sono già in corso, ha fatto sapere Washington. Anche dalla Cina sono partite le prime squadre di soccorso: uomini e cani specializzati nella ricerca di sopravvissuti sotto le macerie. Aiuti sono stati promessi poi da Iran, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Algeria, India e Azerbaigian. Persino Ucraina e Russia hanno annunciato di voler prendere parte alla macchina dei soccorsi.
#Terremoto #Turchia. Atterrato a Incirlik alle 5.55 del #7febbraio il C130 @ItalianAirForce. Il team di #protezionecivile composto da esperti del DPC, squadre USAR di @vigilidelfuoco e sanitari delle maxiemergenze è pronto operare in aiuto della popolazione.#EUCivPro @eu_echo pic.twitter.com/SZnTvMISMg
— Dipartimento Protezione Civile (@DPCgov) February 7, 2023
Il contributo dell’Italia
Il primo volo dall’Italia è partito ieri pomeriggio, con due vigili del fuoco e due operatori di protezione civile per lo scouting e l’accoglienza sul posto. All’alba di oggi è arrivata in Turchia, ad Adana, una squadra composta da 50 operatori – tra pompieri e sanitari – con particolare esperienza nella ricerca sotto le macerie.
Seguo da vicino, aggiornata dal @DPCgov, gli sviluppi del devastante terremoto che ha colpito la Turchia al confine con la Siria. Esprimo vicinanza e solidarietà alle popolazioni colpite. La Protezione Civile italiana ha già fornito disponibilità per contribuire al primo soccorso
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) February 6, 2023