Le autorità turche hanno arrestato 113 costruttori edili nelle dieci province colpite dal terremoto di lunedì scorso, che finora ha fatto più di 33 mila vittime tra Turchia e Siria. I procuratori ritengono queste persone «responsabili del crollo degli edifici», l’agenzia di stampa locale Anadolu. In tutta la zona colpita dal terremoto, i residenti hanno espresso indignazione per quelli che hanno definito costruttori corrotti, responsabili agli occhi della popolazione del peggior disastro della Turchia in quasi un secolo.

In Turchia più di 12 mila edifici crollati o gravemente danneggiati
Il ministero della giustizia turca ha ordinato a 150 funzionari delle province distrutte dal sisma di istituire «unità investigative sui crimini legati al terremoto». Gli imprenditori arrestati sono sospettati di avere violato le normative edilizie del Paese introdotte dopo il disastroso sisma avvenuto nel 1999 e che ebbe come epicentro Izmit, città dell’ovest della Turchia: in quell’occasione furono oltre 17 mila i morti. Secondo le informazioni ufficiali da Ankara, 12.141 edifici sono stati distrutti o gravemente danneggiati dal sisma di magnitudo 7,8.

Tra gli arrestati figura Mehmet Yasar Coskun, imprenditore edilizio che fece costruire ad Antiochia l’enorme complesso di lusso Ronesans Rezidans (12 piani con 250 appartamenti), completamente raso al suolo dal terremoto. L’uomo è stato fermato dalla polizia turca venerdì all’aeroporto di Istanbul, mentre tentava di fuggire in Montenegro. Dai costruttori agli sciacalli, almeno 98 persone sono state arrestate dalle forze di sicurezza turche per presunti saccheggi di edifici danneggiati dal violento terremoto che ha scosso il Paese e la Siria.
LEGGI ANCHE: Charlie Ebdo, polemiche per la vignetta sul terremoto in Turchia e Siria
Secondo l’Onu il numero delle vittime potrebbe addirittura raddoppiare
L’Organizzazione Mondiale della Sanita ha stimato che 26 milioni di persone sono state colpite dal terremoto ed ha lanciato un appello urgente per raccogliere 43 milioni di dollari per finanziare i bisogni sanitari immediati. Secondo Martin Griffiths, capo dell’ufficio per gli aiuti umanitari e per le emergenze delle Nazioni Unite, il numero delle vittime potrebbe persino raddoppiare.