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A bocce terme

La crisi del settore favorisce ristrutturazioni e cambi di proprietà. E ad Acqui un gruppo di cittadini si coalizza contro l’immobilismo del proprietario del locale stabilimento.

2 Luglio 2021 10:46 Luca Di Carmine
la ristrutturazione del settore termale dopo il Covid

Il turismo del benessere e quello legato a prestazioni mediche forniscono all’industria del turismo europeo un fatturato annuo vicino ai 250 miliardi di euro, e più precisamente: dal turismo del benessere o wellness tourism arrivano 176 miliardi di euro, da quello medico-sanitario o health tourism 69 miliardi. A livello globale, parliamo di 649 miliardi di euro di volume nel 2018 (tasso di crescita +3% annuo), con 830 milioni di viaggi intrapresi dai turisti del benessere (fonte: Global Wellness Institute 2018).

Salsomaggiore salvata con i soldi di Cdp

Probabilmente questi dati possono aiutare a capire almeno quattro recenti notizie. Le terme di Salsomaggiore sono state vendute a Cassa depositi e prestiti per 10,25 milioni di euro e la gestione andrà, per 20 anni, a QC Terme, leader della salute e benessere in Italia e presente anche a Parigi e New York. A Salice Terme, il Nuovo Hotel è stato venduto al proprietario delle terme di Saturnia e Chianciano per circa un milione di euro. Un’imprenditrice russa, Elena Loss, tramite la sua società svizzera Elacua Holding Ltd., ha rilevato, per quasi 6 milioni di euro, la società che possiede le terme di Sant’Elena di Chianciano, nel Senese. Infine, a Fiuggi, con un investimento di 49 milioni di euro, il gruppo inglese Forte ha riaperto il Gran Hotel Palazzo della Fonte. L’elenco delle terme in sofferenza e già da ben prima dell’emergenza dovuta al Covid è lungo e le storie denunciano sbalorditivi livelli di incompetenza e miopie, sia a livello pubblico e sia da parte di imprenditori privati. Non solo nel Mezzogiorno, ma anche in Piemonte dove polemiche, scambi di accuse tra esponenti di partiti che hanno gestito regione e comuni si trascinano da anni.

la ristrutturazione del settore terme dopo il Covid
Il consiglio direttivo dell’Associazione Rilanciamo Acqui.

Ad Acqui una associazione di cittadini per rilanciare le locali terme

Ad Acqui Terme, un gruppo di cittadini, esasperati non solo da un inconcludente dibattito politico, ma soprattutto dall’immobilismo della proprietà delle locali terme, la società genovese Finsystem della famiglia Pater, ha deciso di far vita a una associazione denominata “Rilanciamo Acqui”. Giovandosi di professionalità al suo interno e ricercando competenze, il gruppo di pressione – come si definisce – si propone di dare contributi costruttivi e fattibili guardando avanti. Si vuole cogliere l’opportunità offerta dal prefetto di Alessandria, Francesco Zito, che ha recentemente avviato un tavolo di confronto con la proprietà delle terme, assessori della Regione Piemonte (Sanità, Turismo e Ambiente) e il sindaco di Acqui. Acqui ha una tradizione enogastronomica importante, una orografia territoriale riconosciuta, quattro vini locali sono DOCG (denominazione di origine controllata e garantita), territorio riconosciuto nel 2014 patrimonio mondiale dell’Unesco su cui puntare insieme con le terme. «Inspiegabile l’immobilismo di un imprenditore privato che peraltro opera con successo nel settore biomedicale, e quindi a stretto contatto con la sanità pubblica e privata, e innegabilmente beneficiato dall’emergenza sanitaria», sottolineano nella città della Bollente.

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