In tempo di pandemia, il passaggio da Novak Djokovic a Novax Djokovic, è stato breve. Il numero 1 del ranking, che punta a vincere le ATP Finals per la sesta volta, ha, infatti più volte esternato la propria contrarietà al vaccino, così trovargli il soprannome non è apparso troppo complicato. Per accedere al PalaAlpitour e giocare a Torino ha avuto bisogno solo del tampone negativo. Discorso diverso per lo slam più amato (nove trionfi), l’Australian Open, in programma a gennaio, dove potrebbe, invece, dare forfait. Come confermato dal Governo dello Stato di Victoria, a chiunque arriverà a Melbourne per il primo torneo major della stagione, inclusi i giocatori, sarà richiesto l’obbligo di vaccinazione. Un problema non solo per il fuoriclasse serbo, ma in generale per tutto il circuito. Secondo l’Atp, infatti, solo il 65 per cento dei tennisti avrebbe completato il ciclo vaccinale.
Tennisti no vax, Nole ancora numero 1
Proprio Djokovic nell’estate 2020 era risultato positivo al Coronavirus insieme alla moglie Jelena dopo l’Adria Tour, torneo benefico da lui stesso organizzato e sospeso prima della finale per la positività del collega Grigor Dimitrov. Fu in quell’occasione, complice una festa in discoteca con tutti i tennisti, priva di qualsiasi misura di sicurezza anti-contagio che sui social diventò virare l’hashtag #Djokovid. Lui era già Novax da qualche mese, da aprile per la precisione, periodo in cui aveva candidamente ammesso di non aver nessuna intenzione di vaccinarsi, quando il farmaco sarebbe stato pronto. «Ha fatto del suo corpo una religione, si è interessato alla fisica quantistica e al biofeedback. Ha rimosso glutine, latte, zucchero raffinato e carne rossa. Succo di sedano, frullati verdi, frutta, insalate, semi di quinoa, bacche di goji, riso selvatico: oggi tutta la sua dieta ruota intorno alle piante. Inevitabilmente, a chi controlla anche la temperatura dell’acqua che beve non piace l’idea di farsi iniettare un prodotto che non conosce», ha scritto di lui L’Équipe. Campione sul campo, un po’ strambo fuori, Nole assieme alla moglie, tempo fa sui social condivise persino un video che sosteneva i legami tra il 5G e la pandemia. «Non importa se si tratta di vaccinazioni o qualsiasi altra cosa nella vita. Dovresti avere la libertà di scegliere, di decidere cosa vuoi fare. In questo caso particolare, cosa vuoi mettere nel tuo corpo», ha spiegato Djokovic in vista dei prossimi Australian Open. «Come essere umano, non devo dare alcuna informazione se sono stato vaccinato o meno».
What I love and respect about @DaniilMedwed is his commitment to being true to who he is at all times. Being authentic and original. Doesn’t matter what others think, say or expect, he keeps his heart and mind checked and measures his deeds based on his values.
— Novak Djokovic (@DjokerNole) November 7, 2021
Non solo Nole, le perplessità di Medvedev
Dietro a lui nel ranking ATP, al suo fianco nella lotta all’obbligo vaccinale il numero 2 al mondo Daniil Medvedev: «Il tennis è uno sport individuale e non vorrò mai divulgare informazioni mediche perché i miei rivali avrebbero informazioni sulle mie possibili debolezze. La vaccinazione è una decisione personale e non è necessario divulgare informazioni, non lo farò. Chi non vuole farla dichiarerà di avere qualche tipo di infortunio per non gareggiare, senza dover ammettere di non aver ricevuto il vaccino». Sarà perché si tratta di giovani tra i 20 e 35 anni, di sana e robusta costituzione, costantemente seguiti da staff medici e impegnati in uno sport che non è di contatto, che certe perplessità abbiano attecchito così facilmente nel tennis? Eppure la salute comune dovrebbe valer bene un vaccino.
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Paradosso Tsitsipas, il testimonial scettico del vaccino
Non sembra sicuro il numero 4 Stefanos Tsitsipas, che ad agosto aveva ammesso di non averlo ancora ricevuto: «Non è stato testato abbastanza. E ci sono effetti collaterali. Conosco persone che ne hanno avuti. Non sono contrario, semplicemente non vedo un motivo per cui qualcuno della mia fascia di età debba essere vaccinato», aveva detto, specificando comunque di essere in attesa di una versione più affidabile del farmaco. Tsitsipas, più nì vax che no vax, è tuttavia protagonista di un bel paradosso. Nell’ultimo anno e mezzo, il governo di Atene ha speso infatti la sua immagine per sensibilizzare i greci sul Covid: durante la prima ondata, con l’invito del tennista a rimanere a casa, poi per sponsorizzare la campagna vaccinale. Una situazione che ha fatto scattare la dura reprimenda della politica e che, forse ha influito nel recente cambio di direzione. Nemmeno un mese più tardi, il 23 enne aveva già fatto parziale marcia indietro, annunciando che si sarebbe vaccinato entro fine anno. Vedremo.
Andrey Rublev: «Vaccino senza vantaggi»
Presente alle ATP Finals di Torino, è stato battuto da Djokovic e poi a sua volta ha superato Tsitsipas (che si è in seguito ritirato per infortunio). Il numero 5 al mondo Andrey Rublev è un altro no vax di ferro: «Non ti concede alcun vantaggio. Sei comunque costretto a isolarti nella bolla. Se mi chiedi di scegliere e ho l’opzione di non farmi somministrare il vaccino, non lo farò», affermò lo scorso marzo. Rincarando quindi la dose: «non ho mai ricevuto alcun vaccino da quando ero bambino». Una voce, come abbiamo capito, non isolata all’interno del circuito. Ma un coro a cui per un periodo si è aggiunto pure Diego Schwartzman: «Non è una priorità per me. Non credo lo farò. Aiuterò i miei cari a vaccinarsi, ma non amo i vaccini», aveva dichiarato sempre a marzo il numero 13 al mondo, sottolineando come nella sua famiglia la tradizione del vaccino non fosse così radicata. Una posizione netta, successivamente smorzata sui social. Fermo sulle sue posizioni resta Gilles Simon, numero 69 al mondo, ma sesto nel 2009, costretto a dare forfait agli US Open perché non vaccinato, dopo che il suo allenatore risultò positivo. «Non ho paura del Covid-19. La mia filosofia è: se hai paura del virus ti vaccini, altrimenti no».
#15 DIEGO SCHWARTZMAN
Altro caso controverso. In conferenza stampa sembra non essere entusiasta del vaccino, via Twitter poi rettifica e dice che non è stato capito per colpa del suo inglese (a volergli credere, c’è da dire che in effetti la sua risposta sembra un po’ confusa). pic.twitter.com/5rjGILHGY8— Lorenzo Picardi (@lnzpcr) October 3, 2021
Dai dubbi di Svitolina sul vaccino al forfait di Sabalenka
Ma il fenomeno No vax nel tennis non conosce distinzioni di genere. In primavera, ad esempio, così aveva parlato l’ucraina Elina Svitolina, numero sei della classifica WTA: «Alcuni amici mi hanno detto di aspettare ancora un po’ a decidere per via degli effetti collaterali. Ho la possibilità di fare il vaccino, nelle prossime due settimane, ci penserò. Sarei comunque obbligata a fare la quarantena quando viaggio. Ok, può ridurre i sintomi del Covid, ma non escludere del tutto il contagio». Svitolina è sposata da luglio con Gaël Monfils, che ad aprile aveva, invece, regolarmente ricevuto la prima dose. Al coro dei titubanti si era unita la bielorussa Aryna Sabalenka: «Per ora non mi fido. Non voglio farlo e non voglio nemmeno che la mia famiglia lo faccia. Ci penserò più avanti», aveva spiegato l’attuale numero 2 al mondo, che, intanto, a ottobre è stata costretta a saltare il torneo di Indian Wells, perché positiva al Covid-19. Resta il dubbio, se da immunizzata o meno. «Il vaccino non garantisce che una persona non possa prendere il virus e il tennis ha già diversi casi che lo dimostrano», ha twittato Anastasia Pavlyuchenkova, numero 12 del ranking, commentando il ritiro della collega.
True! I just love getting those attacking tweets towards me . Keep going guys 😂 https://t.co/xbaUPNnPgi
— Anastasia Pavlyuchenkova (@NastiaPav) October 2, 2021
Becker sui tennisti No vax: «Non ci piace essere incasellati»
Dalle tenniste in attività a una ex giocatrice, Flavia Pennetta, che ritiratasi nel 2015 ha appena avuto il terzo figlio. Il marito è Fabio Fognini, risultato positivo al Covid un anno fa. «Io non sono vaccinata perché sono incinta e ho sentito troppi pareri diversi. Senza gravidanza sarebbe stato diverso», disse la donna prima del parto. Sulla questione si è espresso anche il grande campione Boris Becker, stupito, ma fino a un certo punto dai numeri comunicati da ATP e WTA. «I tennisti sono imprenditori di sé stessi, non giocano per una squadra e in generale, so di cosa parlo, sono spiriti liberi. Non ci piace essere incasellati», ha detto il più giovane vincitore nella storia di Wimbledon, che poi ha volto lo sguardo verso Melbourne. «Capisco il punto di vista di Djokovic, sulla privacy che deve essere protetta. Ma se vuole lavorare come tennista, purtroppo per lui ci sono delle regole da seguire». E un’unica soluzione, suggerisce Becker: «Credo semplicemente che un atleta debba tapparsi il naso e dirsi: se voglio continuare a giocare, prima o poi dovrò essere vaccinato o non sarò più in grado di fare il mio sport».