A Hong Kong il tè più caro al mondo: costa oltre 184 mila dollari al chilo
La varietà più pregiata al mondo si trova solo a Wuyi, nel Fujian, e un tempo era riservata all’imperatore della Cina. Oggi si può gustare in un ristorante di Hong Kong e per una tazza ci vogliono 3.500 dollari. Ben 184 mila ne costa un chilo.
Hong Kong, ristorante Glassbelly Tea Lab. Qui è possibile assaggiare il tè più costoso del mondo, il Niu Lan Keng Rougui. Una delle varietà più rare del pianeta, cresce solo sulle montagne cinesi di Wuyi, nel Fujian, ed è disponibile a 184.615 dollari al chilo. Per ordinare una sola tazza è necessario spendere, al momento, 3577 dollari. Il prezzo però varia spesso, vittima di un mercato non riconosciuto e ancora radicato alle tradizioni di un passato vecchio di secoli, dove dominano sentimentalismi e opinioni personali.
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Tra Cina e Hong Kong, esistono sei varietà di tè
«Prima di cominciare è necessario capire cosa si intende per buon tè». A parlare alla Cnn è Wing Yeung, fondatore e proprietario del Glassbelly Tea Lab. In Cina e a Hong Kong ne esistono sei varietà, definite da caratteri estetici e tecniche di lavorazione: verde, bianco, giallo, nero, scuro e rock oolong. Quest’ultima categoria, la più preziosa di tutte, si suddivide a sua volta in tre sottogruppi principali: Rougui (tra cui il sopracitato Niu Lan Keng), Da Hong Pao e Shui Xian. Anticamente, poteva assaggiarle solo l’imperatore cinese, oggi invece basta possedere un portafoglio pieno. Si pensi che già nel 2002 20 grammi di Da Hong Pao costavano 28 mila dollari.

Eppure, in Cina non è così facile indicare quale sia un buon tè. «Non esiste una risposta oggettiva, ma la vendita parte da opinioni personali e storie sentimentali di oltre 1000 anni fa», ha proseguito Yeung. Per questo non esiste nemmeno un mercato con standard ben riconosciuti. «La tecnica di vendita è ancora radicata al passato, vittima di accordi silenziosi e affari sottobanco». Non è difficile infatti incappare in venditori illegali, travestiti anche da tassisti e operatori del turismo. «Tutti proverebbero a vendere il vero tè pregiato, ma un buon intenditore sa che è impossibile», ha detto Yeung. Per quanto riguarda il Da Hong Pao, ad esempio, esistono solo sei “piante madri” in tutta la Cina e non sono in vendita.
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Come riconoscere un buon tè pregiato da un’imitazione
«Il tè di Wuyi non ha un sapore sempre definito, ma cambia dal bicchiere alla bocca», ha proseguito Yeung. Dunque come riconoscere un falso? «I tè rock oolong contengono una dozzina di profumi aromatici, ma ce ne sono alcuni che non devono mai mancare, ossia agrumi, legno di sandalo e cannella». Inoltre, le varietà invecchiate hanno spesso un odore simile a naftalina o vecchi giornali. Alcuni venditori illegali direbbero che si tratta di una normalità, ma in realtà è indice di scarsa qualità. «Bisogna anche fare attenzione alla salute, in quanto berne troppo potrebbe creare fastidi allo stomaco».
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Oggi però è possibile imbattersi in diverse scuole di pensiero. Raymond Ray, collezionista di tè pregiati, ad esempio boicotta l’idea che tutte le varietà invecchiate abbiano un cattivo sapore. «Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio», ha detto alla Cnn. «Il cattivo sapore deriva soltanto da un invecchiamento non eseguito secondo il metodo naturale». Dopo la seconda guerra mondiale, infatti, si è diffusa la tecnica di aggiungere umidità alle foglie, portando al relativo odore stantio di muffa e canfora. «È difficile tracciare una storia decisa, poiché il marketing ha giocato un ruolo chiave». La scuole di pensiero di Ray e Yeung trovano un punto di incontro in sei categorie: colore, fragranza, gusto, retrogusto, natura e chi. «Il chi rappresenta la vivacità e la complessità di un tè, le sue mutazioni a contatto con il palato», ha concluso Ray. «La natura invece indica la reazione del proprio corpo all’assaggio. Un buon tè dovrebbe essere chiaro, armonioso e “gan”, che in cinese indica dolcezza accompagnata da un pizzico di amarezza».