Tangenti al Miur, Giovanna Boda: «Ero depressa, spendevo sfrenatamente»
La responsabile del Ministero confessa: sarebbe vittima di shopping compulsivo.
«Ho avuto un comportamento compulsivo che mi ha indotto a spendere tutti i soldi che mi dava Federico Bianchi di Castelbianco oltre a quello che guadagnavo con il mio stipendio, tanto è vero che non ho più niente, come risulta anche dal fatto che il sequestro nei miei confronti è stato di circa soli 30.000 euro». Così Giovanna Boda confessa quanto accaduto nel giro di tangenti al Miur. Stando alle indagini, la responsabile avrebbe ricevuto utilità per favorire in diversi modi un imprenditore negli appalti pubblici, ma non da sola. Infatti, oltre a due persone che hanno scelto il patteggiamento e all’imprenditore, ci sarebbero altre 11 persone coinvolte.
Tangenti al Miur, Boda vittima dello shopping compulsivo?
«Sicuramente non ricordo nel dettaglio le singole dazioni o utilità anche perché in quel periodo mi ero sottoposta a una forte cura ormonale che mi ha portato ad avere comportamenti compulsivi, depressione e alterazione della realtà. Purtroppo non ho avuto la prontezza di sottrarmi alla grave situazione creata mettendomi in malattia come avrei dovuto fare» spiega la responsabile del Ministero stando alle carte. L’accusa a cui deve rispondere è di corruzione. Le frasi sono state riportate dalla testata La Verità, che è venuta in possesso dei verbali dei Carabinieri.

La dirigente si difende parlando di una depressione, per la quale in quel periodo seguiva una cura farmacologica. In più, la donna avrebbe sofferto di shopping compulsivo. Secondo gli inquirenti, la donna avrebbe ricevuto come tangenti per la sua attività al Miur 3 milioni di euro. Un milione e 150mila euro sarebbero stati dati sotto forma di assunzioni e collaborazioni. L’imprenditore avrebbe ricevuto in cambio appalti per un valore di 23,5 milioni di euro.
La confessione nei verbali dei Carabinieri
La Boda evidenzierebbe nei verbali anche le utilità ricevute dai suoi collaboratori. «Erano assolutamente consapevoli delle dazioni che Bianchi di Castelbianco mi ha assicurato per anni, consapevoli a tal punto che concordavano direttamente con lui le modalità con le quali farmi pervenire i soldi. Io ho più volte detto alla Franco e a Condoleo che ero disperata e che non sapevo come uscire da questa situazione ma loro piuttosto che farmi desistere ne alimentavano il protrarsi dicendomi di stare tranquilla e con ciò aderendo alle indicazioni di Bianchi di Castelbianco. Nel frattempo io continuavo a effettuare spese compulsive senza senso» spiega.

Non sarebbe il primo caso per la Boda. Infatti, quando era capo dipartimento del ministero delle Pari Opportunità con il ministro Boschi, avrebbe fornito affidamenti diretti allo stesso imprenditore e ottenuto mazzette per un valore di 45mila euro da un altro imprenditore. Le mazzette sarebbero state necessarie per vincere bandi, oppure ottenere assegnazioni dirette.