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Good Morning, Afghanistan

Barbe e barbarie

I talebani hanno restaurato il vecchio “sistema giudiziario” in vigore dal 1996 al 2001: pena di morte per gli assassini, amputazione degli arti per i ladri. Ma continuano a definirsi “diversi” dal passato.

24 Settembre 2021 16:3024 Settembre 2021 16:35 Redazione
I talebani restaureranno le vecchie leggi in vigore dal 1996 al 2001: pena di morte per gli assassini e taglio delle mani per i ladri.

I talebani riprenderanno le esecuzioni e l’amputazione delle mani per i criminali giudicati colpevoli, restaurando la dura applicazione della legge islamica come già avevano fatto nel loro primo governo (1996-2001). A confermarlo è stato il mullah Nooruddin Turabi, ex ministro della Giustizia e “della propagazione delle virtù e della prevenzione del vizio”, ora responsabile delle carceri afghane. Tuttavia, rispetto al passato l’esecuzione di queste pene potrebbe non necessariamente tenersi in pubblico.

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I talebani ripristinano le esecuzioni e l’amputazione delle mani

Il primo governo talebano era stato caratterizzato dai macabri eccessi del suo sistema giudiziario sommario, che comprendeva le esecuzioni pubbliche nello stadio di calcio di Kabul. «Ci hanno criticato tutti, ma noi non abbiamo mai detto agli altri che tipo di pene applicare nei propri Paesi», ha dichiarato Turabi all’Associated Press. «Nessuno ci dirà quali devono essere le nostre leggi, noi continueremo a seguire l’Islam e a legiferare sulla base del Corano». Il mullah ha quindi difeso la pena di morte e le amputazioni: «Il taglio delle mani è necessario per la sicurezza, ha un effetto deterrente».

La denuncia di Human Rights Watch del 2020

Non una sorpresa, visto che la possibilità che i talebani instaurassero a livello nazionale il sistema applicato nelle aree già sotto il loro controllo era concreta. Un sistema che, tra l’altro, offriva una soluzione rapida delle controversie rispetto alle lungaggini burocratiche dei tribunali tradizionali. Già un rapporto di Human Rights Watch nel 2020 condannava gli abusi del sistema giudiziario talebano, tra cui «detenzioni arbitrarie prolungate e punizioni sommarie, comprese le esecuzioni». «Mentre le punizioni pubbliche per le infrazioni sono poco frequenti rispetto agli Anni 90 per reati ritenuti più gravi», continua il rapporto, «i funzionari talebani hanno imprigionato residenti e inflitto punizioni corporali, come le percosse». A testimoniarlo anche le immagini di frustate, inflitte ai giornalisti afghani e agli altri oppositori del regime nel primo mese del governo talebano.

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Le condanne sulla base del Corano

Prima dell’arrivo degli americani nel 2001, le esecuzioni degli assassini si svolgevano con un colpo di pistola alla testa, eseguito dalla famiglia della vittima. Per i ladri, invece, si procedeva con l’amputazione della mano. In caso di rapina in autostrada, la pena comprendeva oltre l’amputazione di una mano anche quella di un piede. Come ha detto Turabi, le leggi e le rispettive punizioni saranno ripristinate, ma questa volta a pronunciarsi saranno i magistrati – anche donne – che avranno tuttavia il Corano come testo fondamentale. I combattenti talebani hanno già riproposto una punizione che usavano comunemente in passato: la messa alla gogna per chi è accusato di furti di lieve entità. In almeno due occasioni a Kabul, la scorsa settimana, uomini accusati di piccoli furti sono stati stipati nel retro di un camioncino con le mani legate e fatti sfilare in giro per la città. A volte, le facce vengono dipinte di nero per identificare i ladri come tali. Altre volte, del pane raffermo viene appeso al collo o infilato in bocca. Durante il primo governo talebano, Turabi era uno degli esecutori più feroci e intransigenti del gruppo. Quando i talebani presero il potere nel 1996, uno dei suoi primi atti fu quello di ordinare a una giornalista donna di lasciare una stanza di soli uomini, per poi dare un forte schiaffo in faccia a un uomo che si opponeva. Turabi ha però cercato di insistere sul fatto che il corso attuale dei talebani sia diverso, affermando che il gruppo permetterà l’uso di televisione, telefoni cellulari, foto e video, «perché la gente ne ha bisogno, e noi a questo ci teniamo».

Le torture inflitte al presidente Najibullah nel 1996

Nel settembre 1996 i talebani presero Kabul, vincendo la guerra civile contro le altre milizie di mujaheddin. Il modo in cui gli Studenti coranici dichiararono vittoria è abbastanza esplicativo del tipo di regime che avrebbero instaurato, e della loro idea di giustizia. Il presidente Mohammad Najibullah fu stanato dal suo rifugio nel palazzo dell’Onu della capitale, e punito su ordine del fondatore dei talebani, il mullah Omar. Evirato, con i genitali infilati in bocca, fu legato a una Jeep e trascinato per varie volte attorno al palazzo, per poi essere ucciso con un colpo di pistola. Il suo corpo, e quello del fratello, furono poi appesi davanti all’edificio dell’Onu in cui era stato catturato.

Tag:afghanistan
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