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Taiwan, la Cina e le conseguenze della visita di Nancy Pelosi

La visita della Speaker della Camera Nancy Pelosi, criticata dall’amministrazione Biden e dalla stampa progressista Usa, costerà cara a Taiwan. Per Xi Jinping è una questione di credibilità, in patria e all’estero. E non potendo ‘punire’ Washington si rifarà sull’Isola dimostrando che può bloccarla quando vuole.

4 Agosto 2022 11:324 Agosto 2022 11:33 Redazione
Taiwan, la Cina e le conseguenze della visita di Pelosi

La Speaker della Camera Usa Nancy Pelosi è atterrata a Taiwan e la Cina ha mostrato i muscoli. Del resto Pechino aveva condannato a più riprese la possibile visita della terza carica Usa sull’isola avvertendo Washington circa il «grave impatto» che avrebbe avuto sulle già tese relazioni tra i due Paesi. Minacce che evidentemente non sono servite da deterrente. Il Dragone ha subito reagito bloccando le importazioni e le esportazioni da e per Taiwan e dando il via a massicce esercitazioni militari aeree e marittime anche nelle acque territoriali dell’isola.

Nancy Pelosi a Taiwan, la Cina reagisce bloccando le importazioni. Non solo: Pechino ha sospeso l'export di sabbia naturale verso l’isola.
Nancy Pelosi e la presidente taiwanese Tsai Ing-wen (Getty Images).

Il segnale mandato da Pechino a Taiwan

La visita di Pelosi – la prima di un alto esponente del governo Usa da 25 anni a questa parte – è stata vista da Pechino come una «grave provocazione» e una sfida alla sovranità cinese. La dem accompagnata da una delegazione del Congresso ha incontrato la presidente taiwanese Tsai Ing-wen ribadendo che gli States sono schierati con Taiwan. «Vogliamo che l’isola abbia sempre libertà e sicurezza e non ci stiamo tirando indietro», ha assicurato Pelosi, elogiando il coraggio del popolo taiwanese nel sostenere la democrazia. Eppure, come hanno sottolineato diversi analisti, sarà proprio l’alleata Taiwan a pagare il prezzo più caro dell'”affronto” di Pelosi a Pechino. Le esercitazioni circonderanno l’isola molto più delle precedenti, comprese quelle che accompagnarono la crisi degli Anni 90.  La Cina, come ha sottolineato alla Cnn Carl Schuster, ex capitano della Marina Usa ed ex direttore delle operazioni presso il Joint Intelligence Center del Comando del Pacifico, ha lanciato un segnale chiaro: «Può chiudere l’accesso aereo e marittimo di Taiwan ogni volta che lo desidera». Un messaggio recepito anche da Taipei: il ministero della Difesa ha definito le esercitazioni un «blocco marittimo e aereo» che «minaccerebbe le vie navigabili internazionali, sfiderebbe l’ordine internazionale, minerebbe lo status quo attraverso lo Stretto e metterebbe in pericolo la sicurezza regionale».

la crisi economica cinese: i sintomi
Xi Jinping (Getty Images).

Xi Jinping si gioca la credibilità a pochi mesi dal XX congresso del PCC

Dall’altra parte, in gioco per il Dragone c’è la sua stessa credibilità, in patria e all’estero. In un momento tra l’altro complicato per Xi Xinping che in autunno cercherà di essere riconfermato per un terzo mandato al XX congresso nazionale del Partito. Il prezzo ora lo pagherà Taiwan che vivrà una nuova escalation militare. Non potendo punire gli Usa, è il ragionamento di molti analisti, Pechino si rifarà sull’isola che considera un affare nazionale. Il blocco delle importazioni di agrumi e prodotti ittici e quello dell’export di sabbia naturale, fondamentale per la produzione dei semiconduttori, ne sono una prova. Alla domanda se la sospensione delle esportazioni fosse una misura punitiva per la visita di Pelosi, il viceministro degli Esteri cinese Hua Chunying si è limitato a rispondere: «Le forze separatiste degli Stati Uniti e di Taiwan devono assumersi la responsabilità e pagare il prezzo degli errori che hanno commesso».

LEGGI ANCHE: La difesa di Taiwan e le mosse Usa nel Pacifico

Le critiche dell’Amministrazione Biden 

Anche a Washington le 18 ore taiwanesi di Nancy Pelosi sono state giudicate una sfida pericolosa e inutile oltre a essere una minaccia allo status quo. Senza contare che l’amministrazione Biden si era detta contraria a una missione che avrebbe tra l’altro posto i leader di Taiwan in una posizione imbarazzante. «Non ne verrà fuori nulla di buono», aveva sentenziato martedì Tom Friedman sul New York Times. «Dubito seriamente che l’attuale leadership di Taiwan, nel profondo, ora voglia questa visita». Friedman aveva poi tracciando un parallelismo con la guerra in Ucraina. L’ex repubblica sovietica, come Taiwan, è da decenni sotto i riflettori della politica internazionale. Vivere costantemente nella minaccia di un conflitto alla fine stanca. Così quando Washington ha lanciato l’allarme circa una imminente invasione russa, Kyiv lo ha sottovalutato, quasi infastidita. «Questo è panico: quanto costa al nostro Stato?», disse Volodymyr Zelensky durante una conferenza stampa poco prima dell’invasione. Tsai probabilmente ha imparato la lezione. Meglio accogliere Pelosi che chiudere la porta in faccia agli Usa. Da questo punto di vista, stupisce meno  la calorosa accoglienza riservata alla Speaker della Camera con tanto di foto e giubilo sui social.

Delighted to host @SpeakerPelosi & the #US House delegation to #Taiwan along with leaders from our government & tech sector. Thank you for your principled support for closer bilateral ties founded on our shared values of democracy, freedom & respect for human rights. pic.twitter.com/68aJBJeiOo

— 蔡英文 Tsai Ing-wen (@iingwen) August 3, 2022

 

 

 

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