In Svizzera è scattato lo sciopero di migliaia di donne, scese in piazza per manifestare tutto il proprio dissenso contro la società elvetica, ancora a prevalentemente considerate maschiliste. Le manifestanti hanno voluto urlare a gran voce il loro malcontento, spaventate dall’aumento delle violenze domestiche e una discriminazione, soprattutto in ambito professionale, che non accenna a placarsi. E la scelta del 14 giugno non è casuale. Nello stesso giorno nel 1991 prima e nel 2019 poi si sono tenute due manifestazioni simili, proclamate da sindacati e organizzazioni femministe. Il tratto distintivo dei cortei è stato il colore viola, simbolo dell’uguaglianza di genere.

Chiara Landi: «In 4 anni nessun progresso»
Repubblica ha raccolto le dichiarazioni di alcune delle protagoniste della manifestazione. La presidente delle donne dell’Unione sindacale svizzera, Chiara Landi, attacca: «Purtroppo, dopo 4 anni, non vediamo alcun progresso. Anzi, in alcuni ambiti, come l’innalzamento dell’età pensionabile, notiamo una regressione». E così anche la deputata socialista Ada Marra, che si concentra sulla differenza salariale tra uomini e donne: «Questo perché le donne che lavorano sovente devono pure occuparsi dei figli e, a causa della mancanza di asili nido, finiscono per sentirsi precarizzate». E Laura Riget, co-presidente del Partito socialista del Canton Ticino, rincara la dose: «Sì, confermo quello che ha dichiarato Ada Marra, siamo una società maschilista».
🟥 SCIOPERO FEMMINISTA, IL CONGRESSO #IUF SI COLORA DI VIOLA
Lo sciopero femminista che interessa tutta la Svizzera attraversa anche Ginevra, lo IUF dedica all’evento una cartolina che è una scelta di campo a fianco di chi chiede uguaglianza salariale, rispetto, pari opportunità. pic.twitter.com/aUd85ycJwR— FLAI-CGIL (@flaicgil) June 14, 2023
Anche Amnesty Svizzera al fianco delle donne in protesta
Al fianco delle femministe in sciopero, c’è anche Amnesty Svizzera, che già nella giornata di ieri aveva dimostrato vicinanza con un comunicato. Nella nota si legge: «Questo genere di mobilitazione porta risultati: dopo il primo sciopero nazionale delle donne, nel 1991, è stata adottata la legge federale sulla parità, l’aborto è stato legalizzato ed è stata creata l’assicurazione maternità. La mobilitazione femminista del 2019 ha dal canto suo contribuito a una migliore rappresentanza delle donne nel Parlamento svizzero. E i collettivi di sciopero organizzati in tutto il paese continuano a informare l’opinione pubblica e la classe politica su progetti importanti che riguardano la parità».
