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Vedo verde

Operazione spazio pulito

Un progetto da cento milioni realizzato in Svizzera e finanziato in gran parte dall’Esa, prevede la costruzione di una navicella che avrà il compito di rimuovere detriti di razzi e satelliti.

14 Giugno 2021 13:3814 Giugno 2021 14:46 Fabrizio Grasso
Come funziona la navicella svizzera che sarà inviata in orbita con lo scopo di pulire lo spazio da detriti di razzi e satelliti

La Svizzera pulirà lo spazio. È elvetica la prima navicella in grado di intrappolare e raccogliere, per mezzo di due bracci robotici, grossi detriti che viaggiano senza meta nell’orbita terrestre. Il suo nome è Clear Space 1 e ha l’obiettivo di essere operativa nel 2025. Come riporta il sito della Gazzetta svizzera, il suo compito sarà quello di recuperare pezzi di sonde e razzi dispersi nell’orbita terrestre durante le missioni spaziali.

Pulire lo spazio, un progetto da cento milioni

Il progetto, frutto del lavoro di un team di ricercatori dell’Ecole Polytechnique Fédérale (EPFL) di Losanna, è stato realizzato dalla start-up Clear Space, con un budget di cento milioni di euro, in gran parte sovvenzionato dall’Esa (Agenzia Spaziale Europea). Il primo detrito ad essere riportato sulla terra sarà la parte di un razzo Vega lanciato in orbita nel 2013, dalla forma conica e dal peso di oltre cento chilogrammi.

Si tratterà del primo tentativo di recuperare un oggetto che ruota su se stesso del tutto privo di controllo. Inoltre si tratta del primo caso in cui l’Esa affiderà a terzi il controllo della missione, su cui ha investito una considerevole somma di denaro.

Con la start-up svizzera hanno collaborato imprese e industrie provenienti da otto Paesi europei, oltre ad alcune realtà locali, altamente specializzate nel settore aerospaziale. Si tratta dell’osservatorio Zimmerwald dell’Istituto Astronomico dell’Università di Berna, che studierà la precisa traiettoria per raggiungere il detrito, dell’azienda NanoSpace, che metterà a punto la centralina di comando dei quattro bracci della navicella, e della Micro-Cameras & Space Exploration di Neuchâtel, azienda che svilupperà le microcamere per la visione del satellite durante la navigazione.

Satelliti in disuso e razzi, quanti detriti nello spazio

Come sottolineano i dati riportati dal magazine elvetico, nello spazio fluttuano circa 8.000 tonnellate di materiale abbandonato, il 60 per cento del quale risultato di rotture di razzi e veicoli spaziali, e 130 milioni di piccoli detriti ancora non tracciati, le cui dimensioni non superano il centimetro. Simile il discorso che riguarda i satelliti: dal 1967, anno in cui lo Sputnik russo fu mandato in orbita, dalla superficie terrestre sono partiti circa 6000 satelliti, di cui solo 800 sono ancora in funzione.

Gli altri vagano per lo spazio, senza meta e controllo, costituendo un pericolo per le successive missioni. Da non sottovalutare, inoltre, il rischio che alcuni detriti cadano sulla terra, come avvenuto di recente con il razzo cinese Lunga Marcia 5B. La Nasa segnala infatti che la forza di gravità terreste attira sulla superficie circa un detrito a settimana, ossia fra le cinque e le dieci tonnellate l’anno.

Tutte le soluzioni per pulire lo spazio

Cosa fare dunque? Ogni ente spaziale ha il suo rimedio, dalla Nasa che intende focalizzarsi sulla prevenzione dell’accumulo dei rifiuti spaziali, all’Esa che da anni si impegna a finanziare nuove tecnologie in grado di eliminare i satelliti più grandi presenti sulle rotte più battute. Il Centro Spaziale Tedesco (Dlr) suggerisce, invece, di far deviare la traiettoria dei satelliti spazzatura, colpendoli con un laser. Infine, c’è l’Onu che ha proposto di fissare una tassa che finanzi le attività di pulizia dello spazio, che ancora però non ha trovato riscontro positivo da parte dei governi.

Tag:Economia circolare
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