Contaminare le pietanze di sushi leccando le posate o toccando i cibi destinati ad altri clienti. È la nuova – stupida – moda del web che rischia di far collassare i Kaiten Sushi, tradizionali ristoranti del Giappone che servono i loro piatti su un nastro trasportatore che si snoda sul bancone. I video virali su Twitter e TikTok hanno infatti avuto un forte impatto su un settore che, soltanto nel Sol Levante, vale quasi 6 miliardi di euro. Nonostante nuove tecnologie di sorveglianza con intelligenza artificiale, la tendenza non si ferma e in Rete ha preso piede l’espressione “Sushi Terrorism“. Diversi proprietari di ristoranti minacciano lo stop delle attività, in quanto la clientela sta perdendo fiducia e abbandonando i tavoli.
Sushi Terrorism, in cosa consiste che colpisce i ristoranti con nastro trasportatore
La crisi dei ristoranti Kaiten Sushi ha avuto inizio a fine gennaio a causa di un video su Twitter che ha raggiunto i 40 milioni di visualizzazioni. Ritrae un giovane cliente della catena Sushiro – fra le più grandi del Giappone – mentre lecca la parte superiore di una bottiglia di salsa di soia prima di riporla come se nulla fosse sul nastro trasportatore. Non contento, ha fatto lo stesso con una tazzina da tè e con un sashimi di passaggio. In molti hanno iniziato a emularlo, riempiendo i social network con altre bravate simili. L’effetto a catena ha spinto la clientela ad abbandonare i locali che hanno così assistito a una sensibile riduzione degli introiti. La stessa Sushiro ha visto crollare le sue azioni in Borsa del 5 per cento in poco tempo. Per questo i locali stanno correndo ai ripari, fermando i nastri trasportatori.

Choshimaru, proprietaria di 63 ristoranti nell’area di Tokyo, ha annunciato a SoraNews24 che entro aprile dovrà passare per forza al servizio al tavolo. Alcuni punti vendita elimineranno il nastro trasportatore già nei prossimi giorni, sperando così di garantire un servizio ottimale ai clienti. La decisione non ha trovato il favore dei clienti, che hanno iniziato a lamentarsi su Twitter. «Se il nastro trasportatore è fermo, non sarà un semplice ristorante di sushi?», si è chiesto un utente. Molti Kaiten Sushi hanno invece introdotto telecamere di videosorveglianza che sfruttano l’intelligenza artificiale per scoraggiare i clienti. Il sistema è in grado rilevare comportamenti insoliti e inviare un allarme diretto ai proprietari, velocizzando l’intervento, ma i risultati non sono soddisfacenti. La sfida virale non accenna a fermarsi, nonostante l’autore della prima bravata si sia pubblicamente scusato.
La moda virale si diffonde anche ai ristoranti cinesi
«La crisi non colpirà soltanto i nostri negozi, ma l’intero settore», ha detto al Mainichi Shimbun Hiroyuki Okamoto, capo delle pubbliche relazioni della catena Kura Sushi. Poco diffusi in Italia, dove domina la versione All you can eat, i ristoranti con nastro trasportatore rappresentano un pilastro del Giappone. Un’analisi di mercato del 2021 ha stimato il valore del settore a 740 miliardi di yen, pari a circa 5,7 miliardi euro. Nella sua intervista, Okamoto si è poi soffermato anche sull’implemento dell’IA nelle telecamere di sorveglianza. «Rassicureremmo i commensali, ma intaccheremmo la loro privacy», ha detto ai media locali. Intanto il fenomeno ha iniziato a colpire anche altri ristoranti. Gyoza no Osho, catena di locali cinesi, ha dovuto togliere dai tavoli salsa di soia e condimenti. Stesso discorso per Ichiran, proprietaria di ristoranti che servono ramen, dove i bicchieri saranno serviti solo all’arrivo dei clienti.
