Passano gli anni e Super Mario sembra non sentirli. L’idraulico che sbuca dai tubi, tra i personaggi più famosi dei videogame, compie un quarto di secolo e, nonostante l’età non ha alcuna intenzione di andare in pensione. Anzi, rilancia la sfida. Basti pensare che la sua faccia capeggia in una collezione di orologi Tag Heuer. Appena un paio di settimane fa, poi, una copia sigillata di Mario 64 è stata venduta a un appassionato per 1,56 milioni di dollari. È stata proprio quella versione, secondo gli esperti, a rilanciarne l’immagine, consentendogli di accumulare un successo immune ai segni del tempo. Uscito nel 1996, primo in 3D, il videogame, infatti, rischiava di essere travolto dal successo di Playstation. Erano gli anni del boom della nuova console, destinata a fare piazza pulita delle concorrenti più anziane. Andò diversamente e a farne le spese fu solo Sega. Se Nintendo, al contrario, non accusò il colpo il merito fu proprio del suo idraulico in salopette.
Shigeru Miyamoto, chi è il padre di Super Mario
Dietro le quinte del successo c’è da sempre l’opera attenta di Shigeru Miyamoto. Nel 1981, il designer di Nintendo intendeva conferire ai suoi personaggi profili riconoscibili su scala mondiale. Per tale ragione provò a ottenere i diritti per l’utilizzo dei protagonisti di Braccio di ferro. Di fronte al rifiuto, Miyamoto fu costretto a riadattare i personaggi per i videogame in uscita. Bruto venne trasformato nella scimmia gigante di Donkey Kong, Olivia diventò la principessa Peach e Popeye fu trasposto in Jumpman, nome originale di Mario. «Il numero di colori e pixel a nostra disposizione era limitato. Ho dovuto fare il massimo per realizzare un personaggio del genere con simili risorse», ha dichiarato a El Pais. «Disegnai un grande naso e dei baffi, affinché potesse essere facilmente individuato. I vestiti, rossi e blu, permettevano di distinguere i movimenti. Il cappello, infine, era pensato per evitare le lamentele su una acconciatura immobile nonostante i lunghi salti».
Fu un successo travolgente, segnato da numerosissimi sequel. Mario iniziò un percorso che lo portò progressivamente ad avere un nome e un fratello, Luigi. Poi gli vennero date origini italo-americane per renderlo appetibile sul mercato europeo e statunitense. Mario si è evoluto insieme ai videogiochi, ma quello che lo ha definito come adesso lo conosciamo è uscito per Nintendo 64. «Mario 64 è un passaggio decisivo nella costruzione di un personaggio che esce dallo schermo e diventa parte della cultura pop», afferma Salva Fernández Rosa, coautore del libro The Nintendo 64 Encyclopedia. «L’unico a sostenere il confronto, per il cinema, è Topolino».
Super Mario, i segreti della longevità
Sopravvivere per così tanto tempo nell’universo dei videogiochi, d’altronde, è un’impresa. In un ambiente condizionato dal cambiamento tecnologico, i protagonisti durano al massimo sei o sette anni. È molto difficile, spiegano gli esperti, creare un videogioco che possa soddisfare generazioni diverse. L’unico modo per mantenerne il successo è creare sequel, reboot e remake, che ne migliorino la grafica e la giocabilità. Ma ogni approccio verso una nuova generazione è un salto nel buio, in grado di distruggere decenni di lavoro. Sonic, Prince of Persia, Dino Crisis e, in misura minore, Crash Bandicoot ne sono un esempio.
La svolta di Mario 64
«La prima volta che l’ho provato ero in un negozio nel quartiere Matarò, a Barcellona, dove era arrivato un gioco in versione ancora giapponese. I bambini facevano la fila per provarlo. Non ho mai più visto niente del genere», spiega Fernandez Rosa. La rivoluzione del 3D fu notevole. Fino ad allora Mario poteva correre e saltare. Da quel momento, ampliò la gamma dei movimenti: breakdance: corsa, salto, doppio salto, triplo salto, salto in lungo, mortale, laterale, sul muro. In totale, circa 200 movimenti. «Quello che ha fatto Super Mario 64 è stato sconvolgente», ha aggiunto Alex Pareja, coautore del libro Mario, da idraulico a leggenda e coordinatore del sito web specializzato IGN Spagna.
Gli esperimenti di Miyamoto erano iniziati nel 1993. Ma allora non c’era una console in grado di soddisfare tali esigenze e i primi movimenti vennero testati al pc. Anni dopo, quando le novità apparvero sul mercato, Playstation si accorse immediatamente del gap e provò a correggere il tiro in corsa, aggiungendo modifiche al joystick che lo rendessero simile a quello di Nintendo 64. I risultati permisero loro di accorciare le distanze e Spyro fu il primo videogame a riprodurne la teconologia 3D. Da allora in tanti hanno provato a imitarlo, ma i vari miglioramenti apportati ai personaggi hanno finito per ritorcersi loro contro. Mario, dal canto suo, è rimasto sempre uguale. Una semplicità travolgente, il segreto per conquistare tutti.