Come spossare un milionario

Redazione
29/07/2021

Il magnate Sun Dawu, titolare di uno dei gruppi zootecnici più grandi della Cina, è stato condannato a 18 anni di carcere per aver «provocato problemi». Da sempre critico nei confronti del governo, aveva già avuto grane con la giustizia nel 2003. Continua così la stretta di Pechino sui paperoni.

Come spossare un milionario

Continua la stretta di Pechino sui magnati. Questa volta è stato il turno del miliardario Sun Dawu condannato a 18 anni di carcere per aver «provocato problemi», un’accusa spesso utilizzata contro attivisti e dissidenti. In particolare, gli è stata contestata l’occupazione illegale di terreni agricoli, l’organizzazione di una protesta per attaccare le aziende statali e l’aver ostacolato il lavoro di funzionari governativi. Gli è stata anche inflitta una multa da 3,11 milioni di yuan, pari a 403 mila euro.

L’imprenditore era titolare di una delle aziende più grandi della Cina, il Gruppo agricolo e zootecnico Dawu. A novembre era stato arrestato insieme a 20 tra familiari e soci in affari, per una disputa su un terreno con una fattoria gestita dal governo. Il gruppo Dawu è poi finito in mano allo Stato, insieme ai suoi beni pari a 2 miliardi di dollari, e i suoi 9 mila dipendenti costretti a lasciare il lavoro. Dopo un processo abbastanza rapido e tenuto segreto fino a oggi, Sun è stato condannato da un tribunale di Gaobeidian, nella provincia dell’Hebei. A nulla sono servite le dichiarazioni di fedeltà al partito rilasciate durante l’udienza preliminare.

Sun Dawu, un miliardario dissidente

Il miliardario non è nuovo a questo tipo di frizioni con il governo, anzi. Considerato vicino a importanti dissidenti politici, in passato ha apertamente criticato le politiche rurali del Partito comunista. Nel 2019 accusò l’esecutivo di aver coperto l’epidemia di influenza suina africana che colpì gravemente le sue fattorie, pubblicando su internet foto di animali morti. L’influenza finì per poi allargarsi a gran parte delle aziende cinesi, e anche grazie alle denunce di Sun il governo prese provvedimenti.

Sun Dawu mostra le foto dei suoi suini morti per l’influenza africana (Getty Images)

Ma i problemi cominciarono già ad aprile 2003, quando il gruppo Dawu pubblicò sul proprio sito articoli critici nei confronti del governo. All’azienda fu imposto di rimuovere quei messaggi, chiudere il sito per sei mesi e di pagare una multa di 15 mila yuan. Un mese dopo, il miliardario fu arrestato con l’accusa di aver guadagnato 180 milioni di yuan grazie a una raccolta fondi illegali, e fu condannato a tre anni di carcere, quattro anni di libertà vigilata e una multa di 100 mila yuan per aver utilizzato illegalmente fondi pubblici. Il gruppo fu anche multato di 300 mila yuan, ma grazie a una ondata impressionante di proteste a suo favore, la condanna al carcere fu poi annullata.

Chi è Sun Dawu, il miliardario cinese condannato a 18 anni di carcere

Nato nel 1954 nella provincia dell’Hebei, Dawu ha trascorso un periodo nell’esercito e ha lavorato nella Agricultural Bank of China, quarta banca più grande del Paese. La sua avventura di imprenditore è cominciata nel 1985, con la fondazione dell’azienda che porta il suo nome e una dotazione di appena mille polli e 50 maiali. Dieci anni dopo, il suo gruppo era tra i più grandi del Paese e Sun Dawu era stato eletto deputato al Congresso del popolo ne municipio di Baoding. Tra i più stimati imprenditori agricoli e zootecnici del Paese, ha ricoperto cariche importanti nelle organizzazioni di settore.

Il suo potere, però, è stato usato sin da subito per dare voce ad avvocati e dissidenti per i diritti umani, e nell’azienda – secondo quanto riferisce l’Ong Chinese Human Rights Defenders – ha messo in pratica la sua visione di una società rurale più equa, permettendo ai suoi lavoratori di avere accesso gratuito, o scontato, a servizi sanitari, scolastici o di intrattenimento.

La Cina e la repressione sui miliardari

Il caso di Sun Dawu arriva in un periodo di repressione su larga scala nei confronti di imprese e imprenditori da parte del Partito comunista. Le principali compagnie tecnologiche sono finite sotto indagine per dei problemi legali abbastanza vaghi, e ai dirigenti è stato imposto di ridimensionare le aziende per non incorrere in multe salate. Nell’ultimo periodo, tra le altre, sono state prese di mira Didi (la “Uber cinese”), l’e-commerce Alibaba e la sua affiliata Ant Group. Anche le recenti dimissioni del Ceo di TikTok Zhang Yiming sembrano una conseguenza di questa morsa.

A settembre l’ex magnate immobiliare Ren Zhiqiang, tra i blogger più seguiti sulla piattaforma Sina Weibo, era stato condannato a 18 anni di reclusione per corruzione al termine di un processo durato solamente un giorno. Prima, aveva duramente criticato sul suo blog la gestione della pandemia da parte del governo di Xi Jinping, definito un «clown» ed era improvvisamente scomparso per qualche mese.