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Sul tetto del mondo, la storia di Walter Bonatti protagonista della docufiction in onda stasera 12 settembre su Rai1

Rai1 trasmette stasera Sul tetto del mondo, fiction che racconta l’amore fra Walter Bonatti e Rossana Podestà. Nel cast Alessio Boni e Nicole Grimaudo.

12 Settembre 2021 08:04 Redazione
Stasera su Rai1 Sul tetto del mondo, fiction che racconta l’amore fra Walter Bonatti e Rossana Podestà. Con Alessio Boni e Nicole Grimaudo.

A dieci anni dalla sua scomparsa, Walter Bonatti è protagonista della prima serata di Rai1. Stasera 12 settembre alle 21,25 andrà in onda la fiction Sul tetto del mondo che racconta la storia d’amore fra l’alpinista Walter Bonatti e l’attrice Rossana Podestà, Ad interpretare Bonatti è Alessio Boni, mentre Rossana Podestà è Nicole Grimaudo. Regista del progetto è invece Stefano Vicario, figlio che Rossana ha avuto da Marco Vicario, suo primo marito. Sul tetto del mondo è disponibile anche sulla piattaforma streaming RaiPlay.

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Sul tetto del mondo, trama e cast della fiction in onda stasera 12 settembre su Rai1

Girata nei luoghi reali della loro storia d’amore, fra cui la casa di Podestà all’Argentario, la fiction Sul tetto del mondo racconta la storia d’amore tra Bonatti e Podestà dal primo incontro avvenuto a Roma nel 1981. Momento finale sarà proprio morte di Walter, avvenuta il 13 settembre 2011 all’età di 81 anni. Grazie alla voce fuori campo della protagonista, riappariranno i momenti pubblici e privati della coppia, offrendo al pubblico un quadro dettagliato del Walter più intimo. Non solo alpinismo dunque, ma anche vita quotidiana e semplici gesti d’amore. Centrale nella narrazione sarà l’eco della celebre e contestata spedizione alpinistica che, il 31 luglio 1954, permise a Bonatti di conquistare la vetta del K2.

Tanti i contributi offerti dal CAI – Club Alpino Italiano che, per l’occasione, ha deciso di mettere a disposizione la propria Cineteca con tutte le immagini originali di Italia K2, film che documenta la spedizione del ’54. Importante anche la disponibilità del Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” – CAI Torino, che ha messo a disposizione l’intero Archivio Walter Bonatti con file rari e unici. Ad arricchire la narrazione saranno poi le voci di altre grandi figure che hanno fatto la storia dell’alpinismo italiano come Reinhold Messner e Simone Moro. Largo anche agli interventi di Roberto Mantovani, amico di Bonatti e storico dell’alpinismo, oltre a quelli di Angelo Ponta, biografo del “Re delle Alpi”, e delle nipoti di Podestà, Alice e Margherita Vicario.

Walter Bonatti, la storia vera del protagonista di Sul tetto del mondo  

Bonatti: l’infanzia e le prime imprese

Nato a Bergamo il 22 giugno 1930, Walter Bonatti iniziò a scalare le montagne all’età di diciotto anni sulle Prealpi lombarde. Attratto dalle esperienze estreme, si impegnò per spingere sempre più in alto l’asticella della difficoltà, segnando traguardi all’apparenza irraggiungibili per l’uomo. Nel 1951, dopo aver fallito nei due precedenti tentativi, riuscì a conquistare la cima del monte Gran Capucin scalando per la prima volta la parete est con un percorso che oggi porta il suo nome.

Bonatti: la scalata del K2 

Ammesso nel CAAI (Club Alpino Accademico Italiano) per i suoi grandi meriti in scalata, nel 1954 ottenne il brevetto di guida alpina prima di intraprendere la spedizione più difficile della sua vita: scalare il K2. Sotto la guida di Ardito Desio e in compagnia di Amir Mahdi, Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, raggiunse gli 8000 metri di altitudine. Una notte, dopo essere ridisceso per recuperare alcune bombole d’ossigeno assieme a Mahdi, si trovò imprigionato nella tormenta con temperature stimate intorno a 50 gradi sotto zero, senza alcun riparo. Solo alle prime luci dell’alba del giorno successivo i due riuscirono a muoversi: Mahdi riportò gravi danni da congelamento a mani e piedi, subendo anche l’amputazione di alcune dita. Una volta scesi, fra i compagni di spedizione esplose un vero e proprio caso, tanto che alcuni articoli di giornale riportarono le parole di alcuni membri della cordata che accusavano Bonatti di aver lasciato il campo per salire da solo sulla vetta, con l’intento di accaparrarsi assieme al solo Mahdi la celebrità dell’impresa. Per ottenere la verità, bisognò attendere cinquant’anni. Fu nel 2004 che il Club Alpino Italiano rettificò l’errata relazione di Desio accogliendo quella di Bonatti, da lui pubblicata anche nel libro Le mie montagne.

Bonatti: le conquiste e il ritiro dall’alpinismo

Quella del K2 fu solo la prima delle grandi vette conquistate da Bonatti durante la sua lunga carriera nell’alpinismo. Nel 1955, solo un anno dopo aver raggiunto la cima della seconda montagna più alta del mondo, scalò in solitaria il pilastro sud-ovest del Petit Dru, nel gruppo del Monte Bianco. Negli anni seguirono anche la Patagonia, le Ande peruviane e la regione himalayana del Karakoram, dove raggiunse la vetta del Gasherbrum IV (7.925 m). Lo fece senza servirsi di bombole d’ossigeno, tracciando un itinerario di grande difficoltà. Secondo l’esperto Reinhold Messner, rappresenta un percorso persino più arduo di quello del K2.

Bonatti si ritirò dall’alpinismo estremo a soli 35 anni, dopo aver portato a compimento anche una spedizione sul monte Cervino. Così iniziò la sua carriera di reporter ed esploratore, lavorando a lungo con il settimanale Epoca, per il quale realizzò una lunga serie di reportage da tutto il mondo. Tanti anche i libri, pubblicati dal 1961 al 2018 con il volume postumo La montagna scintillante. Fra questi, molti sono dedicati alla spedizione del K2 tra cui Le mie montagne, Processo al K2, Il caso K2 – 40 anni dopo e K2 La verità – storia di un caso.

Nell’estate del 2011 gli fu diagnosticato un cancro al pancreas e morì nella notte fra il 13 e il 14 settembre all’età di 81 anni. Sua moglie Rossana si è spenta appena due anni dopo, il 10 dicembre 2013.

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