Traditi dal sudore. Sono proprio le goccioline prodotte dal nostro corpo, infatti, a poter svelare importanti informazioni sulle nostre abitudini alimentari e sullo stile di vita. Dall’analisi del sudore si può risalire ai pasti consumati durante la giornata, alla dieta praticata quotidianamente e, addirittura, all’eventuale consumo di alcol e sostanze stupefacenti. Se molti scienziati si concentrano sulle impronte digitali, coloro che possono vantare una formazione in chimica, risalgono alle notizie, invece, anche attraverso lo studio delle gocce. È il caso di Simona Francese, scienziata forense della Sheffield Hallam University. «Sono il posto perfetto per scoprire un mucchio di materia organica e inorganica, una password del corpo umano», ha spiegato al Guardian. Le ghiandole sudoripare infatti assorbono tutte le sostanze acquose del sangue e qualsiasi elemento chimico vi scorra dentro, espellendolo attraverso i pori della pelle.
Le abitudini alimentari scoperte dal sudore
Ecco che così si può scoprire se al mattino abbiamo bevuto un semplice espresso o un caffè corretto col whisky o fatto uso di droghe. E anche per i criminali le cose si sono fatte più complicate. Di recente la polizia britannica è riuscita a scoprire la tossico dipendenza di uno stalker esaminando le impronte sudate ritrovate sul davanzale di una finestra. Ci sono poi numerosi studiosi alla ricerca di un metodo capace di distinguere i vegani dai mangiatori di carne in base alle sostanze chimiche lasciate nelle impronte digitali sudate. E tramite lo stesso metodo potrebbero presto risalire anche al sesso e all’età. In Sudafrica, grazie ad alcune tracce rossastre rinvenute nel sudore di una donna, si è scoperto che la proprietaria avesse una seria dipendenza da patatine alla paprika.
L’impatto del sudore sull’allenamento
I dati provenienti dal nostro sudore potrebbero anche rivoluzionare il modo di fare sport. Come riporta il Guardian, alcuni esperti stanno cercando di mettere a punto dei cerotti adesivi hi-tech in grado di catturare e analizzare il sudore, trasferendo immediatamente le informazioni su smartphone o smartwatch. Se il metodo funzionasse, l’attività agonistica per dilettanti e professionisti potrebbe subire notevoli cambiamenti. Un personal trainer potrebbe settare le sessioni di allenamento aerobiche e anaerobiche in base ai livelli di acido lattico presenti nel corpo oppure un coach avrebbe in mano le migliori analisi per capire quale giocatore sostituire nella propria squadra. Non mancano ovviamente le prime critiche. In un mondo sempre più soggetto ad attacchi informatici, infatti, consentire ai nostri dispositivi di catalogare molti più dati personali aumenterebbe il rischio di incursioni hacker mirate a ledere la privacy. Ecco perché, nonostante i grandi vantaggi, occorre procedere con cautela e valutare con attenzione ogni margine di rischio.