Continuano gli scontri in Sudan, dove i combattimenti tra l’esercito regolare e i paramilitari delle Forze di sostegno rapido sono in corso ormai da quasi una settimana. Tutto è partito lo scorso 15 aprile da Khartum e oggi si contano oltre 600 vittime e circa 3.500 feriti. Tra chi è rimasto ucciso dalla battaglia, che continua a infuriare nelle strade del Sudan, ci sono anche un operatore dell’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, e un cittadino degli Stati Uniti d’America. Anche per questo il governo di Washington è pronto a evacuare i propri cittadini e sta lavorando con l’ambasciata. Una mossa condivisa anche dalla Germania.
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Sudan, morto un operatore dell’Oim
A comunicare il decesso di un operatore umanitario dell’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, è la stessa Onu, che ha diramato un comunicato da Ginevra. Nel documento si specifica che «il veicolo su cui viaggiava con la sua famiglia è stato colpito in uno scambio di colpi di arma da fuoco fra le due parti belligeranti». E negli scontri è morto anche un cittadino americano. Il dipartimento di Stato Usa, che intanto lavora per il rimpatrio dei propri concittadini, spiega che non si trattava di personale dell’ambasciata e che «continuiamo a rimanere in stretto contatto con la nostra sede diplomatica e il nostro personale». Un portavoce ha dichiarato: «Possiamo confermare la morte di un cittadino americano in Sudan, siamo in contatto con la famiglia a cui porgiamo le più sentite condoglianze».
Il ministro Haizam parla di «un gran numero di cadaveri»
A parlare oggi delle vittime è stato invece il ministro della Sanità di Khartum, Ibrahim Haizam. Secondo lui, nelle strade ci sarebbe «un gran numero di cadaveri» che il governo fa fatica a portare via a causa dell’intensità degli scontri. E con oltre 600 morti, il rischio di epidemie è sempre più alto. E Haizam, inoltre, spiega che almeno un terzo degli ospedali della capitale del Sudan non è operativo.

Tajani: «In Sudan 200 italiani»
In Sudan attualmente «ci sono circa 200 cittadini italiani». A dichiararlo è stato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, durante una conferenza stampa congiunta con il consigliere federale della Confederazione Svizzera Ignazio Cassis alla Farnesina. Tajani parla di «un numero importante di nostri connazionali sono nella residenza dell’ambasciatore» e incalza: «Stiamo monitorando la situazione attraverso l’unità di crisi e il nostro ambasciatore sta lavorando intensamente. C’è una rete di contatto che permette a tutti i cittadini italiani che vivono in Sudan di essere raggiunti una rete di contatto che permette a tutti i cittadini italiani che vivono in Sudan di essere raggiunti».